Lavorare 2.0

Università: i laureati con le migliori prospettive di lavoro

Le 20 Università europee da fare per trovare lavoro. L’Italia non c’è tra queste

Ci siamo impegnati al massimo per laurearci presto e magari a pieni voti ma, nonostante tutto, non troviamo lavoro, oppure, siamo costretti a ripiegare su lavori non qualificati o comunque non adatti al nostro tipo di studi. 

E’ quello che succede se l’Università che abbiamo scelto non offre prospettive di lavoro concrete. 

Per avere un’idea di quello di cui stiamo parlando esponiamo la classifica delle 20 migliori Università europee pubblicata da Business Insider

Esse offrono maggiori possibilità di trovare lavoro una volta preso il cosiddetto”pezzo di carta”. 

La classifica prende in considerazione una serie di fattori ritenuti imprescindibili per fare di un laureato un futuro lavoratore. 

Tra questi
  • esperienza professionale,
  • un alto grado di specializzazione,
  • ottima conoscenza di almeno due lingue straniere,
  • attività extracurricolari,
  • un eccellente curriculum accademico,
  • la laurea in una università “top”.
Ecco quali sono:

20) Goethe University Frankfurt, Francoforte – Germania

Con 37.353 studenti, è il più grande ateneo dell’Assia. L’università ha 16 facoltà, ma è particolarmente forte in diritto, storia ed economia.

19) University College London, Londra– Gran Bretagna

UCL è un’istituzione scientifica che è specializzata nella ricerca, con oltre 850 docenti e un personale accademico e di ricercatori di oltre 6.000 persone, per corpo studentesco di 36.000. Il 52% dei suoi allievi hanno ottenuto un qualche tipo di diploma post laurea.

18) London School of Economics and Political Science – Gran Bretagna

LSE è specializzata nelle scienze sociali, in particolare in economia, politica, sociologia, diritto, e nll’antropologia. Ha 10.600 studenti e oltre 3.000 docenti e ricercatori. Tra i suoi laureati ci sono 16 premi Nobel, così come il filosofo Bertrand Russell e il cantante dei Rolling Stones Mick Jagger.

17) École Polytechnique, Parigi – Francia

Comunemente conosciuta come “X”, questa università, altamente selettiva, è stata fondata da un matematico nel 1794 durante la Rivoluzione Francese. Conta tre premi Nobel tra i suoi ex allievi.

 16) CentraleSupélec, Parigi – Francia

CentraleSupélec è stata creata nel 2015, quando due delle principali università di ingegneria di Franciasi sono fuse. Gli studenti all’università studiano da manager, imprenditori e ingegneri.

15) Mines ParisTech, Parigi – Francia

Mines ParisTech è una delle scuole di ingegneria più importanti in Francia, e spesso valutata tra le migliori università francesi. Il suo nome ufficiale è “École Nationale Supérieure des Mines di Parigi.”

14) École Polytechnique Fédérale di Losanna – Svizzera

École Polytechnique è l’istituto svizzero leader per la scienza e la tecnologia, con circa 3.000 studenti e 670 docenti.

13) École Normale Supérieure – Francia

L’università, comunemente noto come ENS, è stata istituita durante la Rivoluzione francese con un nuovo corpo di professori che hanno insegnato ai loro studenti i valori dell’Illuminismo. Da allora è diventata una istituzione da cui escono molti di coloro che intraprenderanno una carriera governativa e nel mondo accademico.

12) University of Edimborough – Gran Bretagna

L’università di Edimburgo è stata fondata nel 1583, diventando così la sesta più antica università di lingua inglese al mondo. Ha 35.000 studenti in tre facoltà: Lettere e Scienze Sociali, Scienze e Ingegneria, e Medicina e Medicina Veterinaria. I suoi alunni illustri comprendono Charles Darwin, Alexander Graham Bell e Sir Arthur Conan Doyle.

11) LMU, Monaco di Baviera – Germania

Fondata nel 1472, l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera è una delle più antiche del mondo, ed è considerato una delle istituzioni leader in Germania. E’ molto rispettato per la sua ricerca, ma ha anche un vasto corpo studentesco di oltre 50.000 alunni

10) Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, Zurigo – Svizzera

Conosciuto anche come l’ETH di Zurigo, l’istituto insegna scienza, tecnologia, ingegneria e matematica nella capitale svizzera.

9) EMLYON, varie sedi in Francia, Cina e Marocco

EMLYON è una delle principali business school francesi: fondata a Lione ora ha diverse sedi in tutto il mondo. I suoi corsi di management sono tra i più apprezzati d’Europa.

8) Instituto de Empresa – Spagna

L’IE ha tre sedi in Spagna. La scuola privata post-laurea è specializzata in programmi di economia e diritto, il che la colloca in alto nell’indice di occupabilità.

7) University of Manchester – Gran Bretagna

L’Università di Manchester ha quasi 40.000 studenti – il più grande corpo studentesco nel Regno Unito. L’università sostiene inoltre di avere la più grande rete di ex alunni d’Europa, comprendente 300.000 persone provenienti da oltre 190 Paesi, inclusi 25 premi Nobel.

6) King’s College, Londra – Gran Bretagna

Il King’s College è una delle principali università di ricerca con sedi in e intorno al centro di Londra. E multidisciplinare, ma è soprattutto noto per il suo centro di apprendimento per l’assistenza sanitaria, il più grande in Europa. L’insegnamento degli oltre 27.000 studenti avviene in tre ospedali, tra cui quasi 10.500 con specializzazione post laurea.

5) HEC, Parigi – Francia

La prestigiosa Business School si trova a sud di Parigi. Il suo programma di management è altamente selettivo, e crea alcuni dei laureati più richiesti dalle aziende di tutto il mondo.

4) Imperial College, Londra – Gran Bretagna

Fondata nel 1907, un’università scientifica con sede nel centro di Londra. Ha quattro focus principali: scienza, ingegneria, medicina, ed economia. 14 dei suoi ex alunni sono premi Nobel, tra cui Sir Alexander Fleming, l’uomo che ha scoperto la penicillina.

3) Technische Universität München, Monaco – Germania

TMU è uno dei principali istituti tecnologici della Germania, e membro del TU9, associazione delle università più antiche e prestigiose della Germania. I suoi ex alunni includono 13 premi Nobel.

2) University of Oxford – Gran Bretagna

Oxford è la più antica università del mondo di lingua inglese, e in cima alla lista per l’occupabilità. Ha numerosi punti di forza, ma è particolarmente rinomata per il suo insegnamento della scienza e della ricerca.

1) University of Cambridge – Gran Bretagna

Ha 18.000 studenti, 4.000 dei quali arrivano dall’estero, che studiano nei 150 dipartimenti della scuola. Cambridge ha una rete enorme di ex laureati di successo: 92 tra studenti e professori dell’Università hanno ottenuto il Nobel.

Simona
Blogger laureata

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«Berlino non è il paradiso, ma se sei sufficientemente curioso, può esserne una buona approssimazione»

Chi ci è nato lo sa

La vita in provincia può assumere le sembianze di una prigione dorata. Il contesto a dimensione d’uomo fa infatti spesso da contraltare a una staticità culturale che sconfina in chiusura, se non in bigottismo e conservatorismo. Così, i figli delle piccole cittadine vengono calamitati dalle metropoli, italiane o straniere, in quanto pervase da un’aura irresistibile, frutto di un mix tra opportunità, nuovi stimoli e ignoto.

Generalmente “l’approdo” a una dimensione più variegata e cosmopolita nasce dalla volontà di mettere alla prova passioni e (veri o presunti) talenti creativi. L’aspirante attore, quello che suona il basso e ha una buona voce … raramente il “grande salto” è legato al bisogno di una vita più stabile, all’insegna di un lavoro senza scosse o cambiamenti. Eppure, esistono storie del genere. Perlomeno, in questo modo è iniziata l’avventura tedesca di Carlo Loiudice.

Perché Berlino?

Una carriera nella recitazione andata avanti, in Italia per 15 anni. Un lavoro che procedeva senza intoppi, anzi, ma che evidentemente non lo  soddisfaceva più. Correva l’anno 2011. «Mi accorgevo di aver bisogno di suoni, profumi, atmosfere che solo una capitale può offrirti. Volevo un’occupazione normale. Avevo già fatto un’esperienza a Roma, però esclusi di tornarci. Nel 2009 ero stato a Berlino per uno spettacolo. La città mi conquistò subito, e pian piano si fece strada in me l’idea di tornarci in pianta stabile».  Così Carlo Loiudice.

Tuttavia, la decisione di lasciare Altamura (Bari) non maturò in tempi brevi. In Puglia, infatti, l’attore si era ritagliato una dimensione ormai consolidata all’interno della Compagnia del Cerchio di Gesso. Trasferirsi in Germania avrebbe significato mettere un punto a una carriera lunga undici anni…e fu proprio quello che scelse. Probabilmente all’epoca si trattò di una sorta di salto nel buio – come lui stesso ammette – ma «ci sono scelte che non sono figlie della razionalità. Nascono dall’istinto».

I primi passi nella metropoli tedesca

Arrivato a Berlino Carlo Loiudice si stabilì in un ostello, e cominciò a cercare lavoro. Dapprima era intenzionato a lasciare il teatro, ma un incontro fortuito scombinò i suoi piani. «Notai una ragazza che, da come si muoveva, sembrava la ballerina. Le chiesi se conoscesse spazi dove poter assistere a spettacoli di danza contemporanea, e lei mi parlò di un’ex fabbrica destinata a iniziative culturali e artistiche. Mandai un curriculum e, data la mia scarsa dimestichezza con le lingue, mi presero come operaio tuttofare».

Decisiva fu la scoperta di una stanzetta abbandonata, nella parte alta dell’immobile. Immediatamente l’attore pensò di allestirci un monologo in italiano: I sette cavalieri di Dino Buzzati. Lo staff apprezzò il suo spirito d’iniziativa, e gli diede un mese per preparare lo spettacolo. «Per promuoverlo distribuivo volantini davanti ai ristoranti italiani, sperando di incuriosire clienti e passanti». E ci riuscì davvero, considerando che fece tre giorni di repliche per un totale di 90 spettatori.

…e oggi?

L’incoscienza e la tenacia sono state premiate. Carlo Loiudice è rimasto a Berlino, e continua a lavorare nella recitazione. Ha realizzato alcuni progetti con l’Istituto Italiano di Cultura, ha preso parte a produzioni teatrali, televisive e radiofoniche tedesche, ed ha collaborato con la compagnia Theater Am Tisch. Altbau (casa d’epoca) è il titolo di uno degli spettacoli in cui ha recitato: il tema, certamente a lui congeniale e familiare, quello delle relazioni multiculturali.

«La propria lingua permette una gamma di colori, di espressioni molto più ampia  di una lingua straniera, nei rapporti come anche nella recitazione. Significa poi avere lo stesso background culturale, e questo vuol dire poter far riferimento a culture e subculture comuni, come canzoni, citazioni, modi di dire. Vivendo all’estero può capitare inoltre di dover parlare addirittura una lingua terza, che non è né tua né dell’interlocutore, e questo implica una semplificazione del pensiero, un ricorso a giri di parole, a parafrasi . È una sfida interessante, si impara a far pratica di silenzi, cosa a cui noi italiani siamo poco abituati; parliamo sempre e troppo, il silenzio ci fa paura».

«Perdersi non è necessariamente un problema»

A oggi, Carlo Loiudice guarda in modo positivo all’azzardo che, cinque anni fa, decise di assumere, abbandonando l’Italia e una carriera ben avviata. Anche un eventuale fallimento non lo avrebbe scoraggiato perché, spiega, «è giusto tentare di costruirsi una strada, ma bisogna comunque essere sempre aperti e ricettivi nei confronti del cambiamento. Se non si ha la sufficiente elasticità e flessibilità, si rischia di vivere in uno stato di perenne frustrazione e angoscia».

L’esperienza gli ha inoltre “regalato” una visione realistica e complessa di Berlino. «Si tratta di una città in continuo mutamento, nel bene e nel male. Qui si ha la sensazione che, impegnandosi, ci sia la possibilità di raggiungere il proprio obiettivo, almeno per un po’. E nell’eventualità vada male, si cercherà un lavoro normale. Non è il paese delle meraviglie, eppure sembra una sala giochi gigantesca, un luogo che non dorme mai. È probabile che si perda – almeno per un po’ – ma chi l’ha detto che sia un peccato? In genere serve a focalizzare i propri desideri con più chiarezza. Io ho fiducia in questo».

Insomma, un fallimento può sempre trasformarsi in una (ri) partenza. Ma, se ci si arma di passione e tenacia non necessariamente si sarà obbligati a sperimentarlo. 

 
 

Per farti assumere in Inghilterra devi avere il fattore “C”

«In Italia pagavo il mio dottorato. A Berlino dirigo un gruppo di tedeschi»
 
Maggiori informazioni https://www.formicargentina.it/«In Italia pagavo il mio dottorato. A Berlino dirigo un gruppo di tedeschi»

La sfida di una freelance: da Napoli a Berlino per esportare la vera cucina partenopea

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Per farti assumere in Inghilterra devi avere il fattore “C”

Intraprendere una vita all’estero è come costruire una casa

Ogni singola azione/scelta è come un mattone. Consapevolezza di sé e del contesto in cui si agisce - come pure una sana dose di pragmatismo - sono indispensabili per dar vita a qualcosa di solido, durevole e, in definitiva, soddisfacente. Dopo il trasferimento in UK e il disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie a non essere un “fantasma” per lo Stato, arriva il momento di mettersi – seriamente – alla ricerca di un’occupazione.

Così, inizi a “seminare” candidature multiple e parallele, talvolta anche per profili molto diversi, finchè arriva il tanto atteso momento. Il tuo curriculum attira l’attenzione di un’azienda. A questo punto rimane solo (si fa per dire) un passaggio a separarti dal lavoro che stavi aspettando. È il colloquio, momento decisivo che potresti essere costretto a giocarti in una manciata di minuti. Ecco tutto quello che devi sapere per sfruttarli appieno.

Chiarezza e concisione: gli “accessori” che fanno la differenza

Per prepararti al meglio alla job interview, devi scavare le fondamenta ancor prima di esser lì. Accertati di aver capito davvero cosa viene richiesto dall’azienda e focalizzati sulle tue risorse (interiori ed esperienziali) capaci di rispondere efficacemente. Visualizzare con lucidità le due facce della situazione ti aiuterà a rispondere con calma e autorevolezza alle domande poste, riducendo al minimo la possibilità di errori grammaticali e scivoloni linguistici.

Tell me about yourself: how would your friends describe you?

Evita i voli pindarici, e ancor peggio, non iniziare a rispondere raccontando della tua infanzia o di dove sei nato. Per chi hai davanti, quasi certamente, tutto questo rappresenta un bagaglio di informazioni irrilevanti, se non addirittura noiose. Stai sul punto: evidenzia gli elementi del tuo background umano/professionale funzionali a svolgere al meglio la posizione per cui ti sei candidato.

Fai attenzione a domande potenzialmente scivolose e insidiose come “your three greatest weaknesses?”. È giusto non bluffare o negare di averne, per non essere bollati come arroganti e presuntuosi, ma al tempo stesso evita di enfatizzarli o presentarli come ostacoli insormontabili. L’approccio ideale è quello di chi riesce a descrivere i propri punti di criticità come uno stimolo per il miglioramento e l’evoluzione personale o, addirittura a raccontarli in modo tale che appaiano come pregi.

What have you learned from your previous jobs? Why are you leaving your current job?

Assolutamente sconsigliato esprimersi in termini negativi rispetto alla posizione lavorativa  che si è abbandonata. Evidentemente, manifestare la propria esigenza di trovare nuovi stimoli professionali, darsi nuove sfide e traguardi dichiarando di aver visto nella posizione offerta un’adeguata risposta a entrambi, sortirà tutto un altro effetto.

Ti chiedono come ti descriverebbe il precedente capo? Non girarci intorno. Sii diretto. Non dilungarti in dettagli, se il parere che riporti non ti è favorevole, contestualmente sforzati di non parlar male di lui.

What did you study?

L’imperativo categorico è, ancora una volta, non partire per la tangente. Stai sul tema e poni l’accento sul valore aggiunto che puoi portare all’azienda, nel caso di assunzione. Potrebbero, ad esempio, chiederti in che modo la tua formazione ti ha preparato ad assumere la posizione per cui ti candidi. Sii il più possibile concreto. Circostanzia la risposta. Fornisci esempi pratici delle tue capacità e delle cose che sai fare.

Why do you want this job?

Di nuovo, è necessario che tu abbia scavato buone fondamenta prima dell’incontro. Per rispondere nel modo più puntuale e possibile, devi esserti sufficientemente documentato sull’impresa, sulla sua cultura interna e sulla posizione offerta. Le fonti a cui attingere sono molteplici: il sito aziendale, Google e portali come Glassdoor, che mettono a disposizione recensioni e consigli, perfino su come si svolgono i colloqui.

Dimostra che, non solo porti a termine ciò che cominci, ma anche – e soprattutto – che metti passione in ciò che fai. Se darai l’idea di conseguire risultati notevoli (e in tal senso sarà importante elencare esempi tratti dalle esperienze passate) sarà più semplice convincere chi hai davanti che sei la persona giusta.

Do you have any questions for us?

Specificità e concretezza sono stati, finora, il filo conduttore della job interview. Resta sintonizzato su questa lunghezza d’onda. Non sprecare l’ulteriore occasione che ti viene offerta, nel finale dell’incontro,  per dimostrarti realmente interessato. Com’è composto il team e quali sono le mansioni da svolgere sono solo alcune delle domande che potresti porre al tuo interlocutore.

Una volta tornato a casa, non resta che aspettare. Comunque vada, avrai messo un nuovo, fondamentale mattone, sull’ossatura del luogo che ti stai costruendo per vivere. E se non dovessi essere ricontattato, non demoralizzarti. La prossima volta sarai già pronto a quello che ti aspetta … e le percentuali di successo non potranno che aumentare!

 
 

 

 
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