Lavorare 2.0

Trust in food, conosci ciò che mangi e porti in tavola la genuinità

Funziona in modo intuitivo, rapido e smart, che ispira fiducia. 

Nomen omen. 

Trust in Food significa letteralmente “Credi nel cibo”. E il primo ad aver fiducia nei prodotti agricoli del nostro territorio è un gruppo di sette ragazzi che vivono nel pinerolese, in provincia di Torino.  

Giorgio Rasetto, Kevin Cardetti, Alberto Viotto, Daniele Rasetto, Gabriele Vernetti, Lorenzo Cravero, Giacomo Baudi hanno deciso di credere nel commercio buono, genuino, locale, nel potere di un acquisto a sostegno e promozione dei prodotti del territorio nazionale. 

Trust in food, il cibo buono in pochi click 

Ultimamente si è affermato il bisogno di facilitare e accorciare sempre più le distanze tra produttore e consumatore. E come farlo al meglio se non attraverso le potenzialità che ci offre il web? 

Molte realtà non sono conosciute solo perché non c’è nessuno che apra una via, che crei rete e faccia da intermediario. E, soprattutto, che consenta a piccole realtà di possere una vetrina dove raccontarsi e trovare uno spazio nel vasto mondo di Internet. 

Molte aziende non posseggono infatti le competenze digitali adatte per gestire un e-commerce. Nel team di Trust in Food, per questo motivo, si uniscono varie capacità. Chi ha una formazione in campo ingegneristico, chi in campo economico, chi gastronomico e chi nel mondo del design. Un connubio di competenze per dar maggior risalto e valore ai produttori locali, diminuendo i processi industriali, spesso più "chimici" e sicuramente "impersonali". 

«Le filiere produttive sono diventate così distanti da noi consumatori e si sono inseriti nel mezzo così tanti passaggi che col tempo abbiamo smesso di farci domande e pensiamo che tanto, alla fine, un prodotto valga l’altro, non importa da dove arrivi, chi l’abbia fatto e come l’abbia prodotto. Siamo riusciti a ridurre la complessità dei valori che il cibo porta con sé a semplice commodity e merce di scambio. E io credo che non ci sia follia più grande che l’uomo abbia mai concepito. TIF nasce proprio con l’arduo obiettivo di rendere le persone consapevoli della bellezza delle piccole produzioni locali e delle storie delle persone che stanno dietro ciò che mangiamo», spiega Daniele Rasetto, gastronomo e Co-Founder di TIF, in un’intervista rilasciata a IlTorinese.it. 

Trust in food, dalla frutta alla birra 

Il ventaglio dell’offerta è in effetti molto ampio: ortofrutta, prodotti da forno, latticini, carne, salumi, miele, confetture, olio, vino, birra. 

Ogni azienda si racconta, specificando la sua storia, quella dei suoi dipendenti, la varietà di prodotti coltivati. In seguito, sulla base dell’area di consegna, si possono selezionare i prodotti preferiti, aggiungerli al carrello virtuale per riceverli direttamente a casa. 

A inizio 2022 è stata progettata anche un’app per migliorare la user experience e facilitare il processo di acquisto.  

In un mondo sempre più industrializzato, si avverte il bisogno di consumatori e produttori più coscienti del processo alla base, di prodotti che risultino davvero un toccasana per la nostra salute e che rientrino in quei criteri di ecosostenibilità di cui non solo l’Italia ma il mondo intero ha urgentemente bisogno. 

E qualsiasi “arma” venga fornita, soprattutto se proveniente da giovani e intraprendenti imprenditori, è ben accetta. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

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Puntare sul Fitness: cosa fare per creare un business?

Puntare sul fitness?

Esplode la voglia di muoversi e divertirsi in palestra, ma c’e’anche la filosofia del benessere.

FitnessCambiano le tendenze, i corsi e i protagonisti ma la voglia di muoversi e provare nuovi allenamenti c’è sempre

Ecco perché il settore del ftness cresce e si espande. E se anni fa si andava in palestra solo per motivi estetici adesso lo si fa anche per divertirsi, rilassarsi e raggiungere un equilibrio tra corpo e mente. 

Ma vi è di più. 

Cambia il modo di pensare perché la gente sa che fare esercizio fisico e mangiare sano sostituisce le medicine, allunga la vita ed è un risparmio per la sanità pubblica. 

Il fitness è visto come strumento di prevenzione delle malattie, motivo per cui anche il “mondo termale” sta ottenendo i suoi successi. Ma come far diventare il fitness un business?

Cosa fare per aprire una palestra

La prima cosa da fare è individuare il proprio target e, in base a quello, offrire servizi particolari. In buona sostanza dobbiamo individuare i segnali che vengono dal mercato, in questo modo costruiremo un progetto di qualità.

Non è necessario avere una laurea in scienze motorie

Ma è necessario avere passione per lo sport, capacità di relazione e tanto spirito di sacrificio. Bisogna rivolgersi a un target specifico. Il fitness per gli anziani, ad esempio, è in forte espansione, ma anche i “centri motori” che si rivolgono alle persone in sovrappeso o con problemi di diabete e ipertensione. Ma il target può coinvolgere anche i bambini o le mamme. Basta mettersi un attimo a tavolino e capire quale sia l'opzione migliore. 

Il successo dei centri Virgin e 20 hours

Fitness

Virgin Active ad esempio, ha puntato sulla grandezza delle palestre che per questo motivo sono situate in zone facilmente raggiungibili con l’automobile e con ampie possibilità di parcheggio, un posizionamento rivolto alle famiglie, con attività e spazi dedicati ai bambini.

Un’altra idea brillante è stata anche quella di un gruppo di imprenditori milanesi che ha creato una catena di palestre dal nome 20 hours che ha abbattuto la barriera “tempo-spazio”: è aperta dalle sei del mattino alle due di notte (non in tutti i centri) e consente di accedere con lo stesso abbonamento a tutte le palestre del gruppo.

E che dire di Beto Perez uno squattrinato istruttore di aerobica colombiano. Un giorno, in maniera del tutto casuale, inventa lo Zumba fitness e diventa multimilionario.

Insomma bisogna avere idee innovative ed essere al passo con i tempi

I consigli per intraprendere questo business

1.  Analizza il mercato:

  •  bacino di utenza, chi e quanti sono i miei clienti potenziali?
  • concorrenza, quali sono gli altri club della zona?

2.  Elabora un listino prezzi.

3.  Scegli la forma societaria.

4.  Richiedi permessi e formalità burocratiche: variano a seconda della regione, della provincia e del comune. Il consiglio è rivolgersi alla Camera di commercio relativa al proprio territorio.

5.  Prepara un business plan: ricavi attesi e costi (di gestione corrente e investimento) che si dovranno sostenere. Solitamente si riferisce a un periodo temporale di tre anni.

6.  Fai una prevendita: consente l’acquisizione di risorse finanziarie necessarie a coprire i primi costi di ristrutturazione e acquisto dei macchinari.

7.  Vendi gli abbonamenti, tieni sotto controllo la percentuale di “chiusura dei contratti”.

8.  Occupati di marketing: tutto quello che serve per promuovere un centro.

9.  Fai pubblicità

10. Fidelizza il cliente.

Simona
Blogger pigra

 
 

 

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Womanboss, tira fuori l'imprenditrice che è in te

Investire su sé stesse?

In questo periodo, lo ammetto, prospettare un futuro, men che meno roseo, diventa sempre più complicato.  

La pandemia ha creato profonde fratture a livello sociale, voragini da cui risulta difficile percepire una luce o un percorso definito.

Progettare in questi ultimi due anni equivale a un doppio rischio, psicologico ed economico. Tuttavia, ne vale sempre la pena, dal momento che far sbocciare un’idea in tempi come questi, strutturare e immaginare nuove realtà, regala automaticamente doppia soddisfazione, spesso direttamente poporzionale alla tenacia e all’impegno impiegati. 

Alessia D’Epiro ha deciso di diventare il boss di sè stessa molto tempo prima del Covid, cambiando e mettendo la sua professionalità al servizio delle tante donne che, come lei, vogliono scommettere sulla possibilità di realizzare davvero i propri desideri.  

Per questo motivo ha creato Womanboss, piattaforma e azienda che favorisce lo studio e la divulgazione di temi a sostegno dell’imprenditoria femminile e della maggiore incisività delle donne nei processi sociali, professionali ed economici. 

La storia di Alessia e di WomanBoss

Alessia ha lavorato per oltre 15 anni come brand e project manager per alcune importanti aziende italiane (Rai, Panorama, Repubblica) e internazionali, sviluppando progetti, integrando arte e business plan, design e sociologia, comunicazione e strategia di comunicazione. 

A un certo punto, ha deciso che era tempo di mettere a frutto le sue competenze... trasferendole ad altre. E, grazie alle sue esperienze, ha consolidato un proprio metodo, il Meme. Cioè? Mindfulness, Mentoring, Economics ed Evolution.  

La Mindfulness riguarda pratiche di consapevolezza, ascolto e sviluppo personale con il lavoro di definizione e sviluppo professionale. 

Economics, ovvero come trasformare la propria idea di business, con parole semplici ed esercitazioni easy.  

Mentoring, la D'Epiro diventa una vera e propria guida, aiutando l’evoluzione in toto della persona, fondamentale per il successo professionale. 

Unire sogni e praticità

Alessia non inizia sommergendo le aspiranti imprenditrici di grafici, le ascolta. Si fa raccontare le loro aspirazioni, chiede di confidarle i sogni più reconditi, confessare le paure e le incertezze di fronte al cambiamento, capisce chi si trova davanti e sviluppa percorsi personalizzati.  

 Gli obiettivi sono diversi. C’è chi ha bisogno di riordinare materiale e idee, come Alessia Notarianni che da un lavoro d’ufficio commerciale, molla tutto e si trasferisce a Fuerte Ventura e inventa il personaggio di Vera, la piccola aloe.

Vera diventa prima protagonista di un libro e poi di racconti mensili pubblicati su una rivista del posto (nonchè un pupazzetto di stoffa venduto nei negozi di Fuerte Ventura). Grazie ai consigli di Woman boss, l’artista ha consolidato il proprio business.  

O come Federica Bortolami, designer di libri per bambini. «Faticavo a trovare un filo comune tra tutte le molteplici esperienze attraversate nella mia vita professionale e desideravo costruire qualcosa di mio che mi permettesse di conciliare lavoro e famiglia, senza rinunciare a tutti gli interessi che contribuiscono a creare la mia identità di donna» afferma Federica. «Insieme ad Alessia sono rinata, ho riconnesso in armonia i miei talenti, valori, passioni e sono pronta a ripartire per una nuova avventura professionale».

Inoltre, il suo corso si basa sul confronto con esperte del settore, dieci incontri in cui vengono definiti gli obiettivi professionali, viene promossa la cultura d’impresa al femminile, si apprendono strumenti e competenze proprie dell’economia, della finanza e della fiscalità. 

Incontri gratuiti se si seguono in diretta. Se si desidera invece rivederli e assorbirne al meglio i contenuti, il pacchetto ha un costo di 70 euro, con vari benefit annessi, fra cui il libro "Come capire se la tua idea funziona e ne vale un’impresa" scritto dalla stessa Epiro e la guida "Verso il tuo essere imprenditrice". 

Da donna, ho riflettuto sul perchè non darsi una possibilità, contribuendo ad abbattere un retaggio falso e stantio per cui a capo di un'azienda debba prevalere il fattore Y. 

In primis per evolverci come persone, poi come donne e infine per contribuire a fare la differenza nella società. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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