Gli angeli esistono?
Molti se lo chiedono. Rispondere è difficile, in assenza di prove concrete. Di certo, sono una realtà in carne e ossa nel settore economico. Stiamo parlando dei business angel, imprenditori che scelgono di investire capitali ed esperienza in aziende emergenti. Ciò che li caratterizza è il giusto mix tra coraggio e lungimiranza, ingredienti necessari ma non sufficiente di una redditizia diversificazione degli investimenti.
Cosa fa un business angel?
Questa figura è una sorta di guida. Il suo, infatti, non è un supporto meramente finanziario. A fare le differenza è la capacità di creare nessi e collaborazioni con l’impresa finanziata, che viene quindi affiancata nelle più diverse attività (stesura del business plan, creazione di know how, ampliamento della rete commerciale…)
In quali settori opera?
Medicina e biotecnologia, hi tech ed energia. E’ in questi ambiti che si muove, di solito, il business angel. La ragione è facilmente intuibile: sono queste le aree in cui tende il più alto tasso di innovazione, specializzazione e crescita. In poche parole, i tratti distintivi delle start up, in base alla definizione che ne dà la legge 221 del 2012.
Il “quadro” italiano
I business angel nostrani hanno dato vita nel 1999 all’IBAN (Italian Business Angel Network), associazione no-profit con personalità giuridica. Questo organismo seleziona le aziende emergenti orientate all’espansione nei paesi europei e non solo, e le mette in contatto con gli imprenditori intenzionati a investire.
I punti di forza
Come abbiamo già accennato, il business angel non si limita a tirare fuori i capitali. Offre un valore aggiunto fondamentale e prezioso: la fiducia nel progetto finanziato. Interviene condividendo sforzi e sacrifici. Ciò che lo distingue dalle banche, quindi, è il fatto che differenzia anche la motivazione, oltre agli investimenti. Perciò, guadagnare non è il suo unico obiettivo.
Loredana Aprile