La Start Up

Gestire i consumi con un click? Ci pensa Domoki

Vorreste controllare tutti gli elettrodomestici di casa grazie ad un solo dispositivo?

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Sarebbe molto comodo supervisionare ogni device di casa attraverso 

un singolo touchscreen. Domoki, frutto della mente di un team tutto italiano, consente di risparmiare energia e avere il totale comando di ogni consumo, riducendo gli sprechi e incentivando la green economy.

Come funziona Domoki

 

domoki-4Dalla mente di Alessandro Benedetti e Marco Zanchi, che hanno voluto portare la tecnologia mobile dalle tasche alle case delle persone, Domoki è una sorta di microcomputer basato sul sistema operativo Android.

Un device che permette estrema flessibilità nonchè la possibilità di continuare ad aggiungere servizi al prodotto. È inoltre un sistema completamente wireless e utilizza principalmente due protocolli per comunicare:

  • Wi-fi, grazie al quale Domoki può trasmettere via Internet ed essere raggiungibile tramite l’applicazione mobile da qualunque punto, anche fuori dalla propria abitazione, in totale sicurezza.
  • Zigbee, protocollo molto diffuso nella smarthome Domoki, che lo ha scelto per permettere ai propri clienti di ampliare l'impianto con dispositivi di terze parti.

Nonostante le difficoltà per creare una startup di successo, soprattutto se si parla di prodotti fisici, L’Italia rimane un Paese in cui si può fare la differenza. A dispetto di quanto si possa pensare, infatti, è al terzo posto nel campo della Smart Home.

 

Un’idea di successo

domoki9I Domoki finora distribuiti sono più di 1300 e si prevede già l’espansione internazionale. La miglior soddisfazione arriva proprio dai clienti, con oltre il 90% di feedback positivi e una grande voglia di collaborare per continuare a migliorare il prodotto. A questo si aggiungono diversi premi vinti in questi anni, soprattutto legati al risparmio energetico.

«Temi sempre più caldi» dice Benedetti. «A oggi gli utenti non vogliono limitarsi a spendere meno; su questo aspetto Domoki può far risparmiare fino al 30% della bolletta energetica grazie alla funzionalità di termostato intelligente e al controllo dei consumi dei dispositivi elettrici, ma anche utilizzare meglio l’energia per un mondo migliore!» 

In linea con questa motivazione è stata integrata anche la possibilità di conoscere i dati di produzione di impianti fotovoltaici, così che si possa decidere come utilizzare al meglio i propri elettrodomestici.

La misurazione dei consumi permette di accendere gli elettrodomestici nel momento ideale e i sensori di movimento garantiscono un primo livello di sicurezza. «Grazie ai nostri clienti abbiamo scoperto nuove modalità di utilizzo di Domoki e di conseguenza abbiamo ottimizzato i nostri software».

 Il punto forte di Domoki

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«Ogni volta che parliamo con potenziali clienti o installatori ci rendiamo conto che la più grande paura nei confronti della domotica è legata al prezzo troppo elevato e alla necessità di effettuare costose opere elettriche».

 La startup cerca dunque di sfatare tale mito con un prodotto che si installa in pochi minuti senza nessun intervento elettrico particolare.

Altro punto di forza riguarda la sicurezza dei dati. Per sviluppare il sistema di sicurezza il team di Domoki  si è avvalso della collaborazione tra un hacker  che ha lavorato per anni nelle Forze dell’ordine e un esperto di sicurezza. Ad oggi, risulta un sistema incredibilmente sicuro, in quanto crittografa ogni singolo dato.

Qual è il futuro di Domoki?

«Vogliamo garantire ai nostri clienti un prodotto che continuerà a evolvere tramite l’integrazione con nuovi dispositivi, nuove funzionalità e l’apertura a sviluppatori di terze parti che potranno a breve integrare i propri software o applicazioni mobile direttamente con Domoki».

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di Irene Caltabiano

 

 

 
 


 

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Stirapp: per lavare e stirare basta un click

La startup che farà felici tutti.  

stirapp1Donne e uomini. Soprattutto perché, in questi giorni di caldo torrido il ferro da stiro è l’ultimo dei nostri pensieri.L’idea è partita da Pierantonio Guiglia e Paolo Gavazza, con una brillante nonché utile idea.

Creare attraverso un’app un servizio per prenotare on line la prestazione di lavatura e stiratura per tutti i capi che si vogliono: camicie, giacche, magliette, pantaloni, lenzuola e chi più ne ha più ne metta.

«La nostra idea nasce dall’osservazione che single e coppie che lavorano tutto il giorno non sempre hanno tempo o voglia di stirare i propri capi, così come non possono permettersi una persona che lo faccia per loro. Oppure non hanno il tempo di portare i vestiti in lavanderia per poi ritirarli. Con Stirapp, invece, basta prenotare tramite la piattaforma e i capi vengono ritirati a domicilio e riconsegnati il giorno seguente o, al massimo, quello successivo».

 

Il servizio è assicurato per lo stiro da stiratrici che lavorano da casa, mentre per il lavaggio da lavanderie di quartiere selezionate e testate, e si avvale di un sistema logistico centralizzato per zone. Nata a Modena, conta già di espandersi in diverse città italiane.

Stirapp, figlia della sharing economy

stirapp-7Un’idea che si è rivelata vincente per tutte le parti in causa: i piccoli operatori che vedono ampliato il proprio giro d’affari e il singolo cittadino che, ad un costo contenuto, ottiene un grande aiuto per un’incombenza quotidiana che di solito è molto più costoso delegare. 

«Il modello, sperimentato a Modena in dieci mesi, ci ha già consentito di estendere Stirapp alle altre città dell’Emilia Romagna, consentendo di puntare ad acquisire quote significative del mercato del lavo e stiro, che in Italia vale circa €2,5 Miliardi all’anno» spiegano i fondatori.

Ad effettuare il serivizio gli Stirapper, uomini e donne selezionati in base alla loro esperienza, che hanno tempo libero da dedicare e magari vogliono integrare le proprie entrate.

Tutti, inoltre, vengono dotati di un equipaggiamento professionale, fornito gratuitamente da Stirapp, in modo da garantire un livello di qualità elevato e costante. Dopo averla scaricata, il cliente deve completare un piccolo form inserendo ora e luogo del ritiro, nonché ora e luogo della riconsegna. 

Normalmente entro 24 ore tutti i capi vengono riconsegnati perfettamente stirati, all’interno di un box personalizzato per i capi che si possono piegare, o attraverso appendini con tanto di imballaggio protettivo per giacche e camicie. 

«Per ora rispondiamo solo alle richieste che provengono dalla città – continuano Paolo e Pierantonio – ma il nostro obiettivo è espanderci presto anche in provincia ». Nei primi dieci mesi di lavoro sono stati oltre 24mila i capi consegnati a 2.500 utenti registrati. Per sostenere Stirapp è stata lanciata anche una campagna su Crowdfundme.

Per ora il servizio è attivo a Modena, città da cui è partito, Rimini, Riccione, Reggio Emilia, Parma, Sassuolo, Maranello, Fiorano, Formigine.  L’obiettivo, se la campagna raggiungerà il successo sperato, è estendere Stirapp anche in altre città e creare partnership con altre imprese locali.

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di Irene Caltabiano

 

 

 

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Investire nelle startup? Strategie e modi per ricevere finanziamenti

Il settore delle start up è diventato un mercato dove poter investire, ma bisogna avere requisiti specifici per attrarre i finanziamenti. O poterli richiedere.

startupSe stai pensando di investire il tuo tempo e le tue risorse in una start up, sono diversi i requisiti per ricevere finanziamenti: tra pubblico e privato, i parametri richiesti per partecipare alle selezioni e destare interesse di enti, fondazioni, istituti di Venture Capital sono davvero parecchi. 

In questo articolo troverai suggerimenti davvero utili per iniziare a muoverti e farti un’idea di cosa fare per addentrarti in questo campo.

La Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati è stata incaricata di effettuare una ricerca sulle start up e il venture capital per fare il punto della situazione e lanciare iniziative per supportare le attuali formule di finanziamento in ambito regionale piuttosto che nazionale.

Terminologia e concetti essenziali per occuparsi di start up

startup-10Innanzitutto bisogna conoscere alcuni termini, per comprendere le aree su cui la Commissione Attività Produttive è impegnata fino ai primi mesi del 2019: cominciamo dal Credito IVA, ossia quando si acquista un bene o un servizio pagando l’iva che successivamente va considerato come credito con il fisco.

Come sappiamo, le start up appena nate hanno bisogno di rientrare il prima possibile delle spese investite per avviare l’attività; in tal senso, si sta lavorando per cercare di semplificare le attuali regole sulla cessione del credito per le start up innovative e considerare una procedura di restituzione attraverso un percorso rapido e meno costoso.

 

Attualmente, la cessione a terzi del credito Iva annuale è una procedura molto complessa, ma si sta cercando la soluzione per permettere al cessionario di usufruire del suddetto credito dopo soli novanta giorni dalla trasmissione della dichiarazione IVA da parte del cedente, il tempo necessario per permettere all’Agenzia delle Entrate di effettuare i dovuti controlli per negare o dare il nulla osta alla cessione. In altre parole, l’obiettivo è automatizzare questo sistema.

Altre formule per incentivare i finanziamenti alle start up

capitale-startupTra le altre opzioni per implementare gli incentivi ai finanziamenti per le start up, c’è anche la Cessione delle perdite fiscali IRES:  grazie alla Legge di Bilancio 2017, le società quotate possono cedere le perdite fiscali eventualmente sommate nel primo triennio dell’attività.

Ovviamente, la restrizione alle sole società quotate è un limite considerevole, visto che moltissime start up non lo sono: se, al contrario, potessero cedere le perdite fiscali non utilizzate anche a società non quotate, il discorso sarebbe completamente diverso.

Un parametro più adatto e realistico può essere imporre la condizione che le aziende che si fanno carico delle perdite fiscali delle start up acquistino quote o sottoscrivano un aumento di capitale della start up innovativa, semplicemente acquistando una percentuale minima, ad esempio, non al di sotto il 20%.

Le OICR

oicrInfine parliamo delle OICR, ossia gli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio: sono le istituzioni incentrate a investire principalmente nelle start-up innovative che offrono investimenti agevolati a patto che, al termine del periodo di imposta in corso, possiedano almeno il 70% delle quote o azioni delle stesse.

Ad oggi, di tali organismi non vi è traccia nel panorama nazionale: questo a causa di regole ancora una volta estremamente complesse, con una burocrazia interminabile, dispendiosa e soprattutto con una totale inefficacia per le piccole e medie imprese: se le cose cambieranno in futuro, sarà grazie alla creazione di un fondo di investimento di Business Angels per le start-up innovative.

In conclusione, sono ancora molte le iniziative da aggiornare al momento storico in cui le start up innovative hanno preso piede e necessitano di finanziamenti per costruire una stabilità finanziaria e contribuire considerevolmente ai soldi investiti in questi anni. Il consiglio è sempre uno: documentati senza timori per la burocrazia e le tempistiche. Le start up innovative sono il futuro. Contribuisci alla sua costituzione.

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di Felice Catozzi

 

 

 

 

 

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