'A puteca, friarielli e pomodorini gialli da Napoli al Giappone
I prodotti flegrei da Napoli a Fukuoka
L’amor che move il sole e le altre stelle...
E, quando arriva, può sconvolgere un’ intera esistenza. Un po’ come è successo a Silvio, 37 anni, di cui nove vissuti in Giappone, nell'isola di Fukuoka, con la moglie Ai.
Il giovane, napoletano DOC, ha creato La tenuta dei Campi Flegrei, attività che ha introdotto nel Sol Levante i prodotti della tradizione partenopea.
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Buon sangue non mente. Silvio Carannante viene da una famiglia di ristoratori: i suoi genitori possedevano un bar a Bacoli, sui Campi Flegrei. Studia all’Istituto alberghiero di Formia e da subito comincia a viaggiare. «Nelle pause scolastiche giravo per l’Italia e l’Europa a cercare di accumulare esperienza». È proprio durante il suo girovagare che conosce la moglie, pittrice. «Ero a Firenze. Lei faceva una mostra, io un buffet di cucina fusion. È stato un colpo di fulmine».
Dopo essersi sposati, insieme sbarcano in Kenya e lavorano in una catena di sushi bar. «Ci schiavizzavano. Mentre loro incassavano alla grande a noi non pagavano lo stipendio».
A' puteca: verdura fresca cercasi
Poi, la decisione di trasferirsi finalmente in Giappone. Qui Silvio comincia a lavorare in un ristorante italiano «Ho scoperto di avere una certa inventiva, solo che proporre un piatto della nostra tradizione era impossibile. Mancava la materia prima, ovvero gli ortaggi freschi».
Da qui la scintilla che avrebbe rappresentato la svolta nella carriera di Silvio. Una parente della moglie mette a disposizione qualche ettaro di terra. «All’inizio è stato tragico; non ho raccolto niente. Quasi un anno di lavoro e si è allagato tutto. È andata male perché non avevo nessunissima esperienza come agricoltore».
Peraltro, non solo inell’isola del Sol Levante si vivono situazioni climatiche estreme (come i monsoni e gli uragani, che possono spazzare via in un attimo, il lavoro di mesi) ma l’ambiente del country side è molto chiuso. «È stato difficile far capire alla gente cosa sognavo di fare».
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Il progetto 'A Puteca
Ma la caparbietà e la voglia di realizzare i propri obiettivi hanno fatto il resto. Silvio, con tanto impegno, è riuscito a far crescere torzella, broccolo napoletano, lattuga, pomodorino del piennolo, pomodoro giallo campano, melone verde invernale, melanzana nera e tante altre varietà.
«Al’inizio era più un hobby. Ai lavorava in albergo e io in un ristorante. Il raccolto degli altri agricoltori era il doppio del nostro. Ma le scelte di partenza erano diverse. Puntare su un’agricoltura biodinamica e integrata, non su quella che qui chiamano “verdura da sacchetto».
L’idea iniziale era coltivare la materia prima per aprire un piccolo ristorantino. «Ma per verificare se avevo qualche chanche ho dovuto attrezzarmi con una piccola serra e abbiamo piantato broccoli neri, rucola, pappacella, fagiolini Sant’Anna, zucchina San Pasquale, cavolo verza, ravanelli e friarielli, il fiore all’occhiello della cucina partenopea. Oggi le tipologie di ortaggi sono circa un centinaio, quantità che ha permesso di realizzare il progetto 'A Puteca».
Un negozio dove si vendono le verdure confezionate in un set con packaging trasparente. Non solo infatti Silvio ha clienti come ristoranti e pizzerie napoletane (il Sol Levante e Osteria Totò, Azzurri e Da Gaetano, tutti con il vero marchio pizza napoletana) ma questa creativa coppia ha deciso di puntare sulla vendita singola di prodotti in set: scatole dove si possono trovare tutti gli ingredienti per fare la caponata o la minestra ammaritat, per agevolare la preparazione dei piatti tipici della tradizione.
Insomma Silvio è riuscito a costruire una realtà unica partendo dalla propria terra e puntando tutto sulla sua passione, guadagnandosi a piccoli passi la stima della popolazione locale.
Tuttavia, il cuore del giovane napoletano non ha mai abbandonato l’Italia. «Sono costantemente in contatto con il mio Paese. Stiamo studiando una serie di iniziative proprio dall’Italia al Giappone. Ci sono tanti progetti in ballo, ma l’obiettivo resta uno solo: promuovere la cultura enogastronomica flegrea nel resto del mondo».
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