Africa 2.0: a ciascuno la sua start-up
24.02.2016 15:42
Muyambi viveva in un’area remota dell’Uganda.
A sette anni si becca la malaria e a salvarlo è una bici, sulla quale lo carica un vicino di casa per portarlo all’ospedale più vicino. Se fosse stato a piedi, probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Oggi Muyambi è ingegnere civile . È tornato dall'America nella sua terra d'origine per portare a tutto il Paese il beneficio delle due ruote. Bycicle against poverty erige la bicicletta a simbolo della libertà: possibilità di muoversi in autonomia, raggiungere fonti di acqua pulita e mercati cittadini. Se si riesce ad arrivare più velocemente ai luoghi di commercio infatti , i contadini incrementano i profitti. A fronte di una spesa di 100 dollari per l’acquisto di una bici, gli agricoltori guadagnano in media 200 dollari in più l’anno. Ad oggi sono state distribuite 1600 biciclette e l’obiettivo è arrivare a 15.000 in tutto il Paese.
Bycicle against poverty non è certo l’unico esempio di start-up africana. Il vento dell’innovazione sta percorrendo l’intero continente, eguagliando persino la Germania per numero di nuovi progetti. I Paesi più attivi sono Nigeria e Uganda, che spicca per più alta percentuale di persone che svolgono attività imprenditoriali. Il digital divide è ancora molto presente, ma tantissimi giovani si stanno attivando per trovare soluzioni a problemi che vanno dal trasporto alla sanità.
Giftedmom in Nigeria e Camerron e Totohealth in Kenia per esempio forniscono alle donne incinta consigli per la salute, propria e del bambino. La mortalità infantile è alta, e molti non arrivano ai cinque anni perché non si hanno né cure sufficienti né informazioni corrette sulla gestione del benessere fisico. Le imprese raccolgono dati sanitari per effettuare un controllo adeguato, sviluppando applicazioni per donne che vogliono tenere direttamente sotto controllo la gravidanza. Giftedmom conta ad oggi 1600 iscritti.
Flying doctors invece nasce da un dolore personale. Olamide Orekunrin, londinese di origini nigeriane, durante una vacanza in Africa perde la sorellina di dodici anni per mancanza di cure mediche adatte. L’ospedale è troppo lontano e per salvarla bisogna servirsi di un’eliambuanza, che in Nigeria non esiste. La giovane, una volta diventata dottoressa, ha scelto di tornare dove ha toccato la sofferenza con mano, creando la start-up che ha come obiettivo le emergenze sanitarie nell’Africa dell’Ovest. Altra impresa dedicata alla salute è Milthealth, azienda che verifica la qualità dei farmaci distribuiti; l’impresa ha inoltre creato un’app Android per controllare le forniture sanitarie e dare i giusti consigli ai pazienti.
L’evoluzione non riguarda però solo il settore medico. La piattaforma OkHi nasce per “ dare un indirizzo a chi non l’ha mai avuto”. Creata da Timbo Drayson, ex product manager londinese, dà possibilità alle famiglie di inserire via e luogo in cui vivono e registrarlo nel sistema tramite smartphone, inserendo coordinate GPS e fotografia della propria porta di ingresso. E che dire di M-Kopa, giovane impresa che ha installato pannelli solari in più di 25.000 case tra Kenia, Uganda e Tanzania? Oltre a evitare l’utilizzo del kerosene, permette di risparmiare, grazie all’energia solare, oltre 750 dollari l’anno.
Il progresso non è privilegio di pochi. Si deve credere strenuamente nella forza delle proprie idee.
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