15.06.2016 15:39
L’amianto in Italia è stato bandito ufficialmente 23 anni fa.
Niente di cui preoccuparsi allora. Eppure c’è qualcosa che non quadra. Forse quei 21mila casi di cancro maligno causato dalle fibre dal 1993 al 2012. I filamenti killer sono 1300 volte più sottili di un capello e si insinuano facilmente negli organi interni. Un dramma che si compie ogni giorno e che interessa generazioni presenti e future.
I dati non dovrebbero stupirci. Il nostro Paese è stato contemporaneamente il maggior consumatore e il secondo produttore in Europa, dopo la Russia. Più di 5 milioni di amianto grezzo utilizzato in ogni settore industriale. Ma i casi di tumore non riguardano solo gli addetti al settore, quelli che per cause professionali sono naturalmente esposti ad ambienti pericolosi.
Gli edifici industriali contaminati sono 779, secondo il Ministero dell’Ambiente. Legambiente ne conta invece 6.913, fra cui 2400 scuole. A chi credere? Dove sta la verità? La trasparenza è il primo passo . È stata perciò lanciata su Change. Org la petizione #AddioAmianto, promossa da Wired dopo la realizzazione dell’inchiesta Il prezzo dell’Amianto.
Cosa si richiede
L’obiettivo è sollecitare il premier Matteo Renzi e il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti ad adottare cinque misure concrete per migliorare la chiarezza dei dati sull’amianto ( come da testo) :
1) Mappatura: pubblicazione in open data delle mappa di tutti i siti a rischio censiti dalle Regioni, anche se incompleta, insieme a una precisa e scadenzata roadmap per il completamento della mappatura nazionale.
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2. Bonifica. Identificazione delle 373 aree ad alta frequentazione pubblica (scuole, impianti sportivi e infrastrutture) con la più alta priorità di rischio (classe di priorità del rischio 1) individuate dal ministero dell’Ambiente, per le quali sono richiesti interventi di bonifica urgente.
3. Finanziamento. Finanziamento del Piano nazionale amianto presentato a Casale l’8 aprile 2013 per il coordinamento e l’esecuzione di interventi di bonifica e prevenzione accompagnati da azioni di informazione dirette alla cittadinanza.
4. Epidemiologia. Pubblicazione obbligatoria in open data da parte delle Regioni dei dati aggiornati di mortalità e insorgenza di nuovi casi di malattie asbesto-correlate con dettaglio per comune e Asl.
5. Smaltimento. Unificazione delle procedure di controllo sull’inertizzazione e sullo smaltimento in discarica dell’amianto, sul modello di quanto già avviene a Casale Monferrato, per estenderlo a tutto il territorio nazionale.
L’informazione è il primo passo verso la soluzione del problema.
L’amianto in Italia è stato bandito ufficialmente 23 anni fa.
Eppure c’è qualcosa che non quadra. Forse quei 21mila casi di cancro maligno dal 1993 al 2012. I filamenti killer sono 1300 volte più sottili di un capello e si insinuano facilmente negli organi interni. Un dramma perpetrato ogni giorno e che interessa generazioni presenti e future.
I dati non dovrebbero stupirci. Il nostro Paese è stato, dopo la Russia, il maggior consumatore e il secondo produttore di amianto in Europa. Più di 5 milioni di asbesto utilizzato in ogni settore industriale. Ma i casi di tumore non riguardano solo gli addetti al settore, quelli che per cause professionali sono naturalmente esposti ad ambienti pericolosi.
Gli edifici industriali contaminati sono 779, secondo il Ministero dell’Ambiente. Legambiente ne conta invece 6.913, fra cui 2400 scuole. A chi credere? Dove sta la verità? La trasparenza è il primo passo . È stata perciò lanciata su Change.Org la petizione #AddioAmianto, promossa da Wired dopo la realizzazione di un'inchiesta specifica dedicata all'argomento.
Cosa si richiede con la petizione
L’obiettivo è sollecitare il premier Matteo Renzi e il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti ad adottare cinque misure concrete per migliorare la chiarezza dei dati sull’amianto (come da testo) :
1) Mappatura: pubblicazione in open data delle mappa di tutti i siti a rischio censiti dalle Regioni, anche se incompleta, insieme a una precisa e scadenzata roadmap per il completamento della mappatura na
2) Bonifica: identificazione delle 373 aree ad alta frequentazione pubblica (scuole, impianti sportivi e infrastrutture) con la più alta priorità di rischio (classe di priorità del rischio 1) individuate dal ministero dell’Ambiente, per le quali sono richiesti interventi di bonifica urgente.
3) Finanziamento: sovvenzioni al piano nazionale amianto presentato a Casale l’8 aprile 2013 per il coordinamento e l’esecuzione di interventi di bonifica e prevenzione accompagnati da azioni di informazione dirette alla cittadinanza.
4)Epidemiologia: pubblicazione obbligatoria in open data da parte delle Regioni dei dati aggiornati di mortalità e insorgenza di nuovi casi di malattie asbesto-correlate con dettaglio per comune e Asl.
5)Smaltimento: unificazione delle procedure di controllo sullo smaltimento in discarica dell’amianto, sul modello di quanto già avviene a Casale Monferrato, per estenderlo a tutto il territorio nazionale.
L’informazione è il primo passo verso la soluzione del problema.
di IRENE CALTABIANO
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