Double face, dagli USA il risparmio sulla bolletta in estate e inverno
Caldi d'inverno, freschi d'estate
Dopo i tessuti prodotti dalla polvere di marmo, i foulard derivati dalle arance e le scarpe in fibra di ananas, l'evoluzione del fashion hi-tech non si arresta.
Un gruppo di ricercatori della Stanford University ha sviluppato un tessuto double face, che non solo ci proteggerebbe contemporaneamente dal caldo e dal freddo ma permetterebbe, più in là, di risparmiare spazio (meno vestiti) e soldi (minori spese di riscaldamento e condizionatore).
Tutto è partito da Yi Cui, professore di ingegneria e Scienze naturali, e dalla sua passione per l’efficienza energetica. L’accademico si è chiesto più volte «Perché anziché riscaldare o raffreddare gli ambienti non si rendono le persone capaci di resistere a un più ampio range di temperature?»
I cappotti 2.0
Tutti sappiamo che per avvertire calore abbiamo bisogno di intrappolarlo nel nostro corpo immagazzinandolo e isolandoci dal freddo dell'ambiente esterno.
Si deve impedire alla radiazione infrarossa che produciamo di disperdersi all'esterno.
Infatti, quando sentiamo molto freddo, iniziamo a tremare perché i nostri muscoli cercano di produrre energia radiante.
Allo stesso modo, nel momento in cui avvertiamo eccessivo calore, il nostro corpo si libera attraverso il sudore.
Per raffreddarci occorre dunque permettere alla stessa radiazione di disperdersi nell’ambiente. Si chiama raffreddamento passivo ed è il metodo su cui ultimamente si sta puntando maggiormente, per controllare la temperatura senza troppo dispendio di energia, diventata ormai un bene prezioso.
Com'è fatto Double Face
Il tessuto inventato dal team di Cui permetterebbe dunque di raffreddare e mantenere contemporaneamente il calore. L’ispirazione è venuta a un membro del team durante un convegno a Minneapolis.
«Avevo una valigia piena di cappotti. Non potevo semplicemente possederne uno che mi potesse servire in un' affollata sala conferenze tanto quanto per strada, sotto lo zero?»
Si parte da uno strato di polietilene, una plastica molto comune, bucherellata con numerosi forellini, che permettono alla radiazione infrarossa prodotta naturalmente dal corpo di passare all'esterno.
All’interno del polietilene vengono messi altri due sottili straterelli, uno di particelle di carbonio e l’altro di rame. Nel primo caso, se lo strato di carbonio è rivolto verso l’esterno, rilascia calore, mantenendoci al fresco. Se invece ad essere più vicino alla pelle è lo strato di rame, quest’ultimo intrappola il calore e riscalda la pelle nei giorni freddi.
Buone notizie
Sono state raggiunte differenze di temperatura tra il corpo e l’ambiente esterno di 6,5 gradi ma si potrebbe ancora migliorare.
Se il tessuto venisse brevettato e messo in commercio si avrebbe un risparmio assicurato: termostati più bassi d’inverno e condizionatori meno accesi d’estate.
Il tessuto in questione, ancora anonimo, dovrebbe essere disponibile per le tasche di tutti. Ultimo step? Renderlo adatto al lavaggio.
Un business, quello dei tessuti alternativi, sempre più remunerativo e diffuso. Piccoli passi per grandi risultati.
di Irene Caltabiano
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