Caro fuori sede, ecco qual è il prezzo della libertà
Tutto è partito da una cena tra coinquilini.
Stavo preparando un riso basmati con i gamberi al profumo di lime. Mentre la pentola borbottava sul fuoco, ad un tratto un flashback. Il mio primo risotto da fuori sede. Età: vent'anni. Una busta della Star di pappa liofilizzata e funghi secchi dalla dubbia provenienza.
All’epoca mi sembrava una prelibatezza, considerata la scarsa esperienza (fatta in prevalenza di osservazione e segreti rubati delle mani sapienti di mamma e nonna, che solo ogni tanto concedevano un’intrusione).
Oggi, ventotto anni, tanti risotti liofilizzati e piatti pronti dopo, sono capace di preparare una cena completa, dall’antipasto al dolce, facendo i giusti abbinamenti. Addirittura scegliendo il tipo di vino rosso o bianco in base al menu di carne o pesce.
Non vi sto raccontando tutto questo per una sorta di auto-elogio o perché mi paga Giallo Zafferano. Ve ne parlo perché in questo ultimo periodo mi è capitato spesso di sentirmi dire da romani doc: «Voi del Sud siete stati fortunati, avete avuto un motivo per spostarvi e andarvene di casa. Qui era inutile pagare un affitto in più…»
E così il risotto è diventato un simbolo, un pretesto per ripercorrere le tappe vissute fin qui. Quell’evoluzione dalla busta pronta alla scissione tra riso della qualità corretta, funghi freschi champignon e soffritto di cipolla, brodo o acqua a seconda se lo si voglia o meno rendere più digeribile, rappresenta lo sforzo all’adattamento, alla sopravvivenza, la fatica della crescita.
Mantecare
Sì, è vero: andar via di casa è bello, liberatorio, l’indipendenza coincide con la felicità nell’età in cui senti che il mondo è tuo, che potresti fare qualsiasi cosa se ti distacchi in maniera sana dal nido. Le stesse quattro mura che dai diciott'anni in poi diventano sempre più strette. Ma questo salto non è privo di impegno: ogni cosa che impari ha il suo prezzo.
Dopo il primo anno di università fuori sede ho imparato che il latte non si autorigenera grazie a qualche porta spazio-temporale all’interno del frigo. Che nessuna mamma ti scuoterà la mattina intimandoti di scendere dal letto se hai fatto le quattro del mattino; la sveglia diventerà (malvolentieri) tua amica fidata. Che dovrai affrontare gli sguardi sospettosi dei prof quando vedranno le tue occhiaie. Che la vita fra coinquilini si può rivelare l’esperienza più esaltante della tua vita ma anche il tuo peggiore incubo.
Dal secondo anno in poi comincerai a chiamare sempre meno “casa” la città da cui sei partito. Tornare per le vacanze di Pasqua non sarà più essenziale se quest’estate vuoi partire per quel viaggio con i tuoi nuovi amici. Così dovrai fare a meno delle polpette di nonna e comincerai a cercare la ricetta su YouTube per prepararli alla compagnia dei colleghi di facoltà.
L'anno della laurea gli amici saranno già diventati la tua seconda famiglia. Sanno molto più loro su di te e sulle tue evoluzioni di quei due personaggi chiamati mamma e papà, che spesso faticano a starti dietro, tanto velocemente stai cambiando. Ora non basta più l’Italia. Anche l’Europa deve essere esplorata, e con lei il mondo. E loro a ricacciare dentro di sé ansie e preoccupazioni e a cercare di capire come funziona Skype o quante ore di differenza ci sono tra Sicilia e California, Bologna e Africa.
Assaggiare
E, mentre continui a camminare per trovare il tuo posto nel mondo, non sempre saranno tutti lì ad aspettare il tuo ritorno. Imparerai che potresti non arrivare a dare l’ultimo saluto alle persone care. A non esserci quando forse avresti dovuto. A farti coraggio perché sai che la tua scelta è legata ad una causa più grande: la realizzazione personale, il tuo futuro. Ci saranno volte in cui ti chiederai se ne sia valsa la pena. Saranno la passione per ciò che studi e la determinazione nel raggiungere gli obiettivi a darti le risposte.
Imparerai sempre più a gestire la burocrazia, universitaria e non, a destreggiarti fra le voci delle bollette. A dover fare i conti solo con te stesso per alcune decisioni. Garantisco che anche alcuni litigi possono diventare routine rassicurante quando puoi ancora permetterti di “dare la colpa” dei tuoi errori a chi ti ha cresciuto.
Impiattare
Ci saranno momenti in cui benedirai la tecnologia, quando la mancanza per quel ragazzo conosciuto in Erasmus si farà insopportabile. Quando un'amica ti chiamerà dalla Francia, dicendoti di raccontarle le ultime novità alla svelta perchè deve andare all'ennesima festa.
La benedirai mentre stai prenotando i biglietti per le amiche di sempre che stanno venendo a trovarti in qualsiasi posto del mondo ti trovi. Capirai anche che, nonostante tu abbia conoscenze da New York e Shangai, quelle che ti stanno vicino da quando portavi l’apparecchio ai denti ed eri pieno di insicurezze sono insostituibili. Anche se magari le insicurezze sono rimaste, ma sono semplicemente diverse.
Ti confronterai con la libertà di vivere le tue relazioni sentimentali, che siano di un mese, di anni o di una notte senza regole né restrizioni se non quelle che tu stesso ti darai. E capirai che la libertà di gestire intimità e vita affettiva può anche rivelarsi un’arma a doppio taglio se l’amore un giorno, come è arrivato, se ne andrà.
Il risotto è pronto e e capisci perché tua mamma era tanto felice quando apprezzavi la sua cucina. E il viaggio mentale che hai fatto nel tempo di preparazione di una ricetta di media difficoltà ha un gusto agrodolce. Come gamberi e lime, come il raggiungimento di consapevolezze sempre nuove.