Chi controlla il controllore?
L’Internet tutto sommato è un bel posto.
Qualsiasi ansia e disturbo del comportamento si abbia ti permette di condividerlo (senza che l’interlocutore finga di avere un impegno improvviso o ti guardi con la faccia di chi ha appena visto Platinette di presenza) Al massimo sarai vittima di brutte paroline che l’hater di turno ti rivolge mentre mangia un plumcake, riempendo la sua tastiera di briciole con aria assente.
Oggi vi voglio parlare di un’ansia che credo sia piuttosto comune, quel sentimento di preoccupazione mescolato ad odio puro e disprezzo delle autorità, che si scatena quando lo incontri: il controllore.
Normalmente il primo approccio ravvicinato con il soggetto in questione avviene quando i tuoi genitori, superata la fase neonatale, reputano di non avere più tempo per scaricarti fino al portone di scuola. Così ti parcheggiano alla fermata, titubante, mocciolo al naso e biglietto alla mano.
Il mezzo pubblico è una scuola di vita. Impari presto che il controllore è una figura mitologica che appare più o meno con la stessa frequenza della Madonna di Fatima. Quindi, dopo le prime tre volte, per evitare di essere apostrofato come "amico degli sbirri" dai compagni di scuola, sfidi legge, tempo e governo e sali sul mezzo pubblico senza titolo di viaggio.
Ma, se la Madonna di Fatima quando si rivela porta generalmente pace e amore a chi ci crede, la “benedizione” del controllore è cento euro di multa (centocinquanta con "vaffa" annesso). Analizziamo le situazioni più comuni di relazione con questa tipologia di individuo.
Quando il controllore non c’è
Il controllore è una figura assimilabile a una divinità durante il giorno del giudizio. E il dì che lo incontrerai miliardi di anime si prosteranno di fronte alla macchinetta obliteratrice. Quando non c’è e non hai il biglietto, il senso di colpa e l’ansia ti corrodono dall’interno, provocando allucinazioni visive e uditive. Qualsiasi giubbotto blu ti terrorizza e cominci a vedere la “gente che controlla” più dei morti del bambino de Il sesto senso. Riprendi a respirare solo nel momento in cui noti che ciò che sembrava il logo dell’Atac altro non è che una giacca dell'Adidas versione tarocca. Il lato positivo è che l’ansia di un viaggio sul 211 senza biglietto è l’equivalente, in termini di calorie bruciate, di una seduta di addominali di Jury Chechi.
Quando il controllore c’è e hai il biglietto
Sei ansioso di mostrare a tutti il tuo senso civico, l' essere ligio al rispetto della legge e fiero rimpinguatore delle casse pubbliche. Tieni il biglietto in mano in modo che tutti notino la tua buona azione, scambiando sguardi di intesa con chi sale e oblitera il pezzetto di cartoncino, tenendolo stretto manco fosse il biglietto d’oro della cioccolata Wonka. Ovviamente quel giorno il controllore non controllerà, vanificando quel raro risveglio di coscienza sociale.
Quando il controllore c’è e non hai biglietto
In questo caso il pubblico ufficiale sarà più comunemente definito come "guardia infame", "servo dello Stato", "figlio di meretrice"(ampia lista di epiteti da recuperare dalle manifestazioni scolastiche). Figura sadica che gode nel vederti arrampicare sugli specchi e annaspare nel cercare scuse alla mancanza di titolo di viaggio. Ha la rara capacità di beccarti :
A) La mattina successiva alla scadenza dell’abbonamento, quando sei in ritardo a lavoro e non puoi mica attendere i tempi biblici e le offerte di acquisto delle biglietterie automatiche
B) Il giorno di chiusura dell’edicolante di fiducia
C) Il momento in cui l’obliteratrice ha una crisi di identità e Trenitalia si è svegliata col piede giusto.
Ne esistono due tipologie: quello da treno e quello da mezzo pubblico.
Il controllore da treno
È un predatore solitario. Spesso e volentieri cerca di dissimulare la sua funzione con un tablet, fingendo attenzione alla traiettoria del regionale ma leggendo in realtà l’oroscopo di Fox. Nel momento in cui ti stai rilassando, pensi di averla fatta franca e Morfeo ti sta amorevolmente riaccogliendo tra le sue braccia ecco quel “ Biglietti, prego!” (o “prego biglietti", a seconda della provenienza regionale del pubblico ufficiale). Con ancora la bavetta alla bocca, fingi di essere slavo e non capire l’italiano. Invochi la prossima fermata più o meno come quando pregavi per la campanella durante l’interrogazione di matematica.
Il controllore da autobus
È d’uopo trovare quest’esemplare in compagnia di almeno un altro simile (le vie di fuga sul quattro ruote arancione sono maggiori rispetto al treno), impedendoti la tecnica segreta della scuola Sautome: la fuga a gambe levate. Possegono sovente complessi di inferiorità che cercano di colmare con frasi tipo “ Sono un pubblico ufficiale” o “ Se oppone resistenza la multa aumenta di 500 euro”. Il controllore da autobus soffre di ira selettiva: le sue vittime sono nella maggioranza extracomunitari e studenti del DAMS. Gli amici del controllore da autobus sono i vecchi da autobus. Dormono tutto il tempo e si svegliano solo per urlare: «Faccia rispettare l’ordine!». Poi tornano in coma.
Un trucchetto semplice? Se vuoi evitare la pena rispolvera il costume da suora del Carnevale dell’anno scorso (chissà perché alle sorelle tutto è concesso).