Combattere l’insicurezza e le malattie con la scrittura
Quanto ci condiziona l’immagine restituita dallo specchio?
Personalmente dipende dai giorni. Quando l’umore è alto, la mia percezione di armonia tra interno ed esterno non viene intaccata neanche da quelli che ritengo i miei principali difetti. Felicità e consapevolezza rendono trascurabili anche i capelli non perfettamente stirati e quei due/tre chili in più sui fianchi.
Se qualcosa non va in altri ambiti della mia vita, invece, finiscono per diventare immediato pretesto per una sorta di autoflagellazione.
A fare la differenza è la capacità di percepire il nostro corpo in modo globale, prendendo coscienza della sua unicità e valorizzandone i punti di forza…e le imperfezioni. Solo così, infatti, possiamo donare a noi stesse sensazioni preziose come gratitudine, stima ed empatia. Come fare a sviluppare e mantenere questo approccio verso noi stesse? Due ricercatrici della Northwestern University hanno provato a rispondere attraverso uno studio scientifico. È così emerso che la scrittura incide profondamente sul rapporto con il proprio corpo.
Cara me ti scrivo…
Alla ricerca ha partecipato un campione di circa 1600 donne. 150 di loro sono state invitate a scrivere una lettera indirizzata a sé stesse adottando un atteggiamento compassionevole, e a 250 è stato suggerito di provare ad adottare il punto di vista di un amico. A circa 1.100 partecipanti è stato proposto di rivolgersi direttamente al proprio corpo, dedicandogli parole di riconoscenza e apprezzamento per il suo corretto funzionamento.
Lo studio ha messo in evidenza che indirizzare a sé stesse la scrittura consente di smussare atteggiamenti ipercritici ed aspettative troppo alte. Contestualmente predispone all’accettazione, aiuta a costruire la consapevolezza delle proprie risorse, e consolida l’autostima.
La scrittura è uno strumento efficace su più piani: ritagliarsi un momento per ascoltare i propri pensieri non solo sviluppa la memoria, ma stimola anche la capacità immaginativa. Un aspetto, questo, da non sottovalutare, in virtù del potere trasformativo di sogni e desideri.
La narrazione è il motore della nostra vita…ed è importante tanto quanto i farmaci, quando insorge la malattia.
Medicina narrativa: la metodologia fondata sull’alleanza dottore-paziente
Questa corrente è nata negli Usa a fine anni Novanta e si è sviluppata in Italia attraverso la Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità.
La medicina narrativa è fondata sulla centralità del racconto nella relazione clinica tra paziente e medico. L’efficacia di tale metodologia è legata alla negoziazione di significati, alla costruzione partecipata della storia di cura. In quest’ottica, alle informazioni biomediche inerenti origine e decorso della malattia, deve affiancarsi il racconto del rapporto che il paziente ha con essa.
La medicina narrativa restituisce senso e dignità alle ripercussioni psicologiche e sociali della patologia. La cartella clinica parallela rappresenta così lo spazio in cui confluiscono i dati giudicati irrilevanti dal punto di vista clinico classico.
L’uso smodato dei social espone costantemente la scrittura al rischio della banalizzazione e svuotamento di senso. Fortunatamente però, la declinazione del concetto di narrazione in molteplici e variegati ambiti ci dimostra che la memoria di sé resta irrinunciabile anche (e forse soprattutto) quando la tecnologia va a briglia sciolta.
Quando le cose non mi divertono, mi ammalo (H.B.)
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