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Condividere la cucina con il tuo vicino e vivere senza stress? Con il cohousing si può
25.09.2017 11:41
Scegliere di andare a vivere in un capoluogo di provincia o regione determina svariati pro…ma anche alcune controindicazioni
Gli stimoli culturali, l’opportunità di conoscere persone tanto interessanti quanto eterogenee, come pure le chance lavorative potenzialmente ampie rappresentano indubbi punti di forza. Specularmente però, un problema (forse il primo) con cui inevitabilmente bisogna fare i conti è quello delle spese. Un esempio su tutti è Milano, dove non solo il costo della vita è più alto che in qualunque comune dell’hinterland, ma anche trovar casa senza vendere un rene può rivelarsi un’impresa.
Così, per contenere le spese si rende spesso necessario accettare soluzioni di compromesso come la scelta di una casa in condominio. Tuttavia si sa, la vita in comune è spesso contrassegnata da incognite, soprattutto perché non c’è la possibilità di scegliere i propri vicini, e quindi ci si può solo augurare che siano persone dotate di buonsenso.
La buona notizia è che si stanno sviluppando soluzioni abitative alternative ai condomini, caratterizzate da appartamenti di dimensioni ridotte che vengono integrati da aree condivise destinate a molteplici attività (cucina, svago). Parliamo dei cohousing, comunità di vicinato frutto di un processo di co-progettazione.
Quando è nato il cohousing e come si articola?
Originatosi in Danimarca negli anni 60, oggi è diffuso soprattutto in Svezia, Norvegia, Olanda, Inghilterra, Germania, Francia, Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone.
I progetti di cohousing traggono solitamente spunto dall’incontro di un gruppo di persone che hanno deciso di improntare la loro vita a una visione partecipativa e collaborativa della quotidianità.
Ideare e organizzare materialmente uno spazio ad hoc rappresenta una conseguenza naturale, quasi inevitabile: in tal senso è spesso decisivo il ruolo di coordinamento dei facilitatori, figure esperte che guidano le fasi di dibattito e progettazione nell’ottica di un’ottimizzazione delle risorse, umane e abitative.
Cosa significa progettazione condivisa?
La creazione partecipata del cohousing riguarda non solo la definizione del profilo edilizio da adottare, ma anche la scelta delle attività da dislocare negli spazi comuni, e delle modalità con cui gestire questi ultimi.
Solitamente i luoghi che vengono “portati fuori” dagli alloggi privati sono, oltre alla cucina, la lavanderia, la biblioteca, il giardino e la sala hobby.
Il cohousing consente di suddividere oneri e responsabilità usufruendo contestualmente del supporto di una rete relazionale che, per la dinamica stessa che l’ha originata, si presenta come tendenzialmente affidabile, solida e ricettiva. Così è possibile conciliare il proprio bisogno di privacy con uno stile di vita anche economicamente sostenibile.
Come si sta evolvendo il cohousing?
Le comunità di vicinato stanno, gradualmente, affinando e moltiplicando le attività messe a disposizione della collettività. Sempre più spesso, infatti, viene offerta la possibilità di avvalersi di servizi e competenze a pagamento: tra queste il parrucchiere, l’organizzazione di feste ed eventi e la prenotazione di sale congressi.
Tra esperienze consolidate e progetti in partenza
Due tra i progetti di cohousing più riusciti, a oggi, sono l’Urban Village Bovisa a Milano e Numero Zero a Torino. Il primo è stato realizzato tra il 2007 ed il 2009, e si articola in 32 unità abitative che si affacciano su una corte che ospita un giardino comune.
I principali spazi condivisi sono rappresentati dalla lavanderia, dalla piscina – solarium e dall’asilo.
Nel capoluogo piemontese, invece, un ruolo fondamentale ha svolto l’associazione Coabitare che, dopo aver acquistato un palazzo in cui ospitare un condominio solidale, ha dato vita a un programma per il risparmio energetico.
All’inizio del 2018 partiranno invece i lavori per la realizzazione dell’Urban Village Navigli a Milano, che sorgerà vicino alla chiesa di San Cristoforo. Si prevede la costruzione di 5 palazzine per un totale di più di 100 unità abitative; il progetto è rivolto soprattutto agli under 35.
Non ne puoi più dell’inquilino del terzo piano, delle riunioni di condominio e soprattutto delle spese folli che sei costretto a pagare per il riscaldamento? Vai sul sito Cohousing.it e scopri se sta nascendo qualche comunità di vicinato nella tua città.