COP26: modeste proposte per contrastare il cambiamento climatico sul lavoro
Comodo fa quasi sempre rima con costoso e dannoso
Sottotitolo: siamo tutti cicale con il portafoglio degli altri. Un esempio su tutti? Lo spensierato consumismo adolescenziale che ci accompagna per anni, finchè non raggiungiamo uno dei traguardi che sancisce autenticamente l’ingresso nell’età adulta. La piena responsabilità (economica) delle nostre azioni.
Diciamolo: chi non metterebbe la firma per garantirsi, a vita ed a costo zero, l’opportunità di tenere il riscaldamento a palla in casa, da novembre a marzo, per poi virare, da maggio a ottobre, sull’aria condizionata? Sostanzialmente è quello che, con qualche piccola variazione sul tema, fa ognuno di noi finché vive con mamma e papà, o comunque finché sono loro a pagarci vitto, alloggio e vezzi/vizi vari.
La parsimonia sopraggiunge, tanto improvvisa quanto perentoria, non appena iniziamo a pagare di tasca nostra…ma di solito la metamorfosi virtuosa investe solo la routine domestica. Incanaliamo e concentriamo così la nostra fame da cicale consumiste sull’altro luogo in cui trascorriamo la gran parte del tempo: l’ufficio.
Pur soprassedendo sull’opinabilità morale di questo atteggiamento, bruciare – letteralmente ed inutilmente – tonnellate di kilowatt di energia durante le ore trascorse al lavoro rappresenta comunque un boomerang, tanto nel breve, quanto nel medio e lungo periodo. Non solo, infatti, già oggi il nostro portafoglio viene alleggerito/prosciugato dal rincaro delle materie prime, ma a pagare – in tutti i sensi – saranno anche i nostri figli e nipoti. Se non siamo genitori, saranno quelli di amici o conoscenti, ma poco cambia.
Combattere il cambiamento climatico: è la somma dei tasselli che fa il mosaico
Fortunatamente, chi è sinceramente spaventato dallo scenario futuro delineato dall’innalzamento globale delle temperature, può impegnarsi già nel suo piccolo per tentare di contrastare l’inquietante trend. Non siamo appesi alle bizze ed alle vaghe dichiarazioni di intenti dei capi di Stato e di Governo. Il reale cambiamento socio-culturale ed ambientale dipende da loro meno di quanto crediamo. People have the power.
Ci sono infatti una serie di accorgimenti e azioni (solo apparentemente) minime che possiamo adottare ogni giorno, per dare il nostro contributo green.
Niente più Polo Nord in estate, e caldo tropicale in inverno. Pensiamoci su: non è necessario mettere il condizionatore a 18 gradi a giugno, né a 28 gradi a novembre, per stare bene. Rinunciamo di 2-3 gradi la temperatura impostata, e compensiamo vestendoci in modo più appropriato al periodo dell’anno…e bevendo più acqua o tisane. L’ambiente ci ringrazierà, perché in un anno produrremo una tonnellata di anidride carbonica in meno.
Non facciamo lavorare pc e luci se noi non lo stiamo facendo o siamo altrove. Siamo in sala riunioni, siamo usciti per pranzo, o abbiamo preso un’ora di permesso? Non c’è motivo di tenere acceso il computer, le luci, e neanche l’aria condizionata o i termosifoni. Rimetterli in funzione quando torneremo non ci ruberà più di una manciata di minuti. Che sono certamente meno di quelli che sprechiamo in un giorno oziando davanti al cellulare.
Cambiamento climatico & lavoro: a ciascuno il suo
In gruppo, per massimizzare il risultato è fondamentale remare tutti nella stessa direzione. Quindi questo è il momento ideale per proporre al nostro capo qualche miglioria/integrazione nella gestione dell’ambiente di lavoro. E’ sufficiente pulire regolarmente i filtri del condizionatore e la cappa della cucina, se c’è una zona destinata alla preparazione dei pasti, e installare i diffusori a risparmio energetico per i rubinetti. Dopo la prima bolletta light, potrebbe provare un’irrefrenabile voglia di continuare a innovare…
Quando le cose non mi divertono, mi ammalo (H.B.)
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