Cos'è il guerrilla bike e e perchè ce n'è bisogno

Le armi? Vernici, pennelli e rulli.

guerrilla-bikeEd ecco apparire, dal giorno alla notte, una pista ciclabile. Qualcuno la chiamerebbe rivoluzione pacifica, qualcun altro rivendicazione degli spazi. In ogni caso la Guerrilla bike lane sembra aver raggiunto il suo obiettivo: porre l’attenzione sulla mancanza di piste ciclabili in città e sulla poca sicurezza di chi guida su due ruote.

Cos’è

Un movimento che nasce in Olanda per protestare contro l’accesso delle automobili nei centri storici, "colpevole" solo nel 1971 di circa 400 vittime minori di quattordici anni. Alcuni gruppi di attivisti come la First Only Real Dutch Cyclists Union infatti riuscirono a trasformare Amsterdam nel paradiso dei ciclisti che è attualmente.

La rivoluzione su due ruote da quel momento non si è più arrestata. Nel 2007 il governo di Città del Messico dichiarò di impegnarsi a costruire 300 km di piste ciclabili nel giro di cinque anni. Promesse mai mantenute. Risposta? Un’enorme protesta da parte di amanti della bicicletta e organizzazioni di categoria di fronte alla sede del Congresso. Il folto gruppo di persone riuscì a mettere in piedi una pista ciclabile di 5 km in un solo giorno.

Un lavoro di squadra svolto con perseveranza e determinazione. Su un blog messicano che racconta l' evento si legge: «Abbiamo lavorato a catena. Alcuni hanno tracciato i triangoli di  priorità e spazzato il suolo per assicurarsi che fosse pulito. Altri ancora hanno appeso i segnali sui pali dei lampioni. […] Abbiamo lavorato per otto ore, spendendo meno di 800 euro».

Le modalità d’azione sono diverse e diffuse. Ad esempio nel 2013 a Seattle venne creata una pista ciclabile con la messa in opera di piccoli piloni, attaccati al terreno con nastro adesivo. I guerilleros, autobattezzatesi Reasonably Polite Seattleites, avvisarono gli uffici del Comune, spiegando perché l’avessero fatto e sottolineando che i piloncini erano volti a scoraggiare la rimozione.

 Il risultato andò oltre le aspettative: la pista venne resa permanente. E ancora a New York, sulla 6th Avenue, dove, grazie al gruppo di attivisti Rights on way, è stata creata una pista ciclabile in un solo giorno.

E l’Italia?

guerrilla-bike-7Anche se con ritardo il guerrilla bike sta giungendo anche in terra nostrana. Nell’ultimo periodo in giro per Milano stanno comparendo piste ciclabili clandestine, disegnate per terra con vernice bianca e stencil, la prima in zona stazione Garibaldi del quartiere Isola (sin da subito utilizzata dai ciclisti e rispettata dagli automobilisti), la seconda in via Cartesio, zona Repubblica. 

 

Anche a Roma c’era stato un precedente famoso, la pista ciclabile di Santa Bibiana, fatta cancellare dal Comune appena due giorni dopo ma ripristinata l’anno scorso da un gruppo di attivisti denominato CUC (Ciclabili ufficialmente clandestine).

Fate le piste, non fate la guerrilla!

guerrilla-bike-9La domanda sorge spontanea: perché si ha bisogno del guerrilla bike? «Non ci dovrebbe essere bisogno di cittadini che vanno a rischiare multe salate o sanzioni penali. Il fai-da-te è l’ultima risorsa di chi è stanco delle promesse non mantenute e decide di fare qualcosa da solo» afferma Simone, uno degli attivisti che ha partecipato alla creazione delle due ciclabili clandestine.

Non tutti vedono di buon occhio questi paladini della bicicletta. Ma a mali estremi… 

Soprattutto perché tali azioni sono volte a dimostrare quanto, a livello pratico, non ci sia bisogno di grandi opere. Forse, semplicemente di un po’ di buona volontà. 

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di Irene Caltabiano

 

 
 
 
 

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