Cos'è la teoria delle finestre rotte e perchè vale per cose e persone
Siamo o non siamo influenzati dall'ambiente circostante?
Immaginate una giornata di pioggia, attorniati da persone tristi, camminando per una città sporca e piena di immondizia. Al sol pensiero avvertiamo disagio. Adesso lo scenario cambia: passeggiate su una spiaggia pulita, soleggiata, con gente sorridente e affabile. Non vi sentite subito meglio?
La teoria delle finestre rotte
Ultimamente molti politici la stanno citando, a supporto di decoro e recupero di numerose aree cittadine. La teoria delle finestre rotte è un assunto sulla capacità di disordine urbano e vandalismo di generare criminalità aggiuntiva. Ma come nasce e a chi viene attribuita?
Negli anni Sessanta lo psicologo sociale Philip Zimbardo, professore all' Università di Stanford, condusse un esperimento. Parcheggiò due automobili senza targa, una nel Bronx, New York, l'altra a Palo Alto, in California, entrambe con il cofano aperto. La prima venne saccheggiata in poco tempo. La seconda rimase lì dov'era, praticamente intatta. Fin quando Zimbardo non introdusse una variabile: ruppe il finestrino dell'auto di Palo Alto. Anche lì, a quel punto, la macchina venne depredata.
L'elemento curioso era che nessuno dei ladri aveva l'aspetto da criminale, nella maggioranza sembravano persone assolutamente comuni. Da qui si cominciò a ragionare su come effettivamente un indizio di incuria o la scarsa attenzione nei confronti di qualcosa non può che peggiorare la situazione, aggiungendo degrado al degrado.
Esperimenti riusciti
In breve tempo la teoria si diffuse un po' ovunque, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dal Sud Africa all'Olanda. In particolare all'Università di Gronigen i ricercatori del Dipartimento di Sociologia Kees Keizer, Siegwart Lindenberg e Linda Steg selezionarono alcune aree urbane e le rimisero in ordine, dipingendo le facciate delle case e curando le aree verdi. In un secondo momento resero gli stessi identici luoghi in posti degradati, spargendo spazzatura e cartacce per strada. Osservarono che la gente che viveva in mezzo alla sporcizia era più propensa a buttare rifiuti per strada. L'intero reportage dell'esperimento è stato pubblicato sulla rivista Science.
La prima applicazione pratica della TFR avvenne negli anni Ottanta con la metropolitana di New York. Si cominciò con la correzione di piccoli reati quali l'evasione del biglietto o furti e si incrementò la pulizia degli spazi. Risultato? Ad oggi le stazioni metro della Grande Mela sono abbondantemente più sicure.
La teoria delle finestre rotte vale anche per le persone?
Tali esperimenti fanno riflettere su quanto gli stessi effetti della noncuranza possano essere nocivi sul piano umano. Se ci disinteressiamo di qualcuno, non lo valorizziamo e non alimentiamo autostima e fiducia in quella persona, forse si convincerà di essere un individuo per cui non valga la pena di impiegare tempo e attenzioni. E più si persevera nell'atteggiamento, più peggiorerà, accumulando “ sporcizia” nella sua anima.
Un esempio molto comune è la famiglia. Se in un piccolo nucleo sociale non ci si cura dell'ambiente in cui si vive, vige disordine e scarso rispetto reciproco probabilmente in poco tempo tutti i componenti si adatteranno a questi standard.
Riparare le finestre, non metterne di nuove
Non sempre , purtroppo, la Teoria delle finestre rotte è stata interpretata positivamente. Nel 1994, il sindaco di New York Rudolph Giuliani prese spunto dagli esperimenti di Zimbardo per applicare la cosiddetta politica della Tolleranza zero, che in effetti ebbe come risultato l'enorme decremento del tasso di criminalità. Il motto venne poi, purtroppo, adottato come slogan della Lega, assumendo un accento minaccioso e repressivo.
Il punto è che la finestra, quando è rotta, non va sostituita ma riparata: ovvero, che si parli di ambiente o di persone, la cura e l'attenzione andrebbero insegnate e non imposte. Il lavoro da fare è più lungo e faticoso, ma i risultati sarebbero certamente più a lungo termine.
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