Creativi, resistete: il futuro è vostro
Industria 4.0?
Nel corso della storia ci sono stati tre grandi punti di svolta in campo socio-economico.
1784: nascita della macchina a vapore;
1870: si sviluppa la produzione di massa.
1970: avvento dell’informatica.
Nel frattempo è passato un altro mezzo secolo. Tempo sufficiente per guardare gli ultimi cinquant’anni con un certo distacco e racchiuderli sotto la definizione di Industria 4.0.
Cioè? La coesistenza uomo-macchina. Anzi. In alcune aree si può già tranquillamente fare a meno del cosiddetto “capitale umano” in favore di quello… “robotico”. Il termine è stato utilizzato per la prima volta dagli scienziati Henning Kagermann, Wolf-Dieter Lukas e Wolfgang Wahlster durante la fiera di Hannover, evento sui nuovi processi industruiale di fama mondiale.
Intere aree produttive sono state dunque sostituite dalle intelligenze artificiali, certamente più rapide e meno costose. Sembra un paradosso, dal momento che si tratta sempre di creazioni frutto della mente umana. Ma se si può risparmiare tempo e denaro sarebbe stupido non farlo .
Nuove macro-aree professionali
Il lavoro del futuro si divide dunque in tre grandi sezioni di sviluppo.
1) Smart production: nuove tecnologie che creino collaborazione tra operatori e macchine
2) Smart service: creazione di infrastrutture informatiche che permettono di integrare le aziende tra loro e, a loro volta, con elementi esterni
3) Smart energy: creare nuovi sistemi energetici più performanti volti a ridurre gli sprechi di energia in nome dell’ecosostenibilità.
Il crollo delle certezze
Il progresso e il vantaggio economico risultano indiscussi. Ma, in tutto questo, l’uomo che fine fa? Di fronte a questa inarrestabile presa della Bastiglia in quanti modi ci dovremo reinventare?
Alcuni posti di lavoro saranno per forza destinati a soccombere in favore di nuove figure. Secondo il World Economic Forum con l’industria 4.0 verranno creati due milioni di posti di lavoro ma se ne perderanno altrettanti sette.
Il primo ad essere eliminato sarà lo zoccolo duro dell’area amministrativa, quel settore pubblico così presente nel nostro Paese e così attaccato alla propria poltrona, spesso senza meriti effettivi.
Creativi, è il vostro momento
Fantasiosi e inventori di tutto il mondo, unitevi.
La figura del creativo è stata e viene ancora spesso sottovalutata (e sottopagata). Nei prossimi anni invece potrebbe arrivare il momento di un cambio radicale di rotta.
Sembra banale, ma cosa ci distingue dalle macchine? La nostra umanità, dunque l’emotività e la capacità di fare associazione di idee, di dare ai progetti un tocco assolutamente originale, che diventa unico a seconda di competenze e caratteristiche individuali che ciascun componente di un team apporta a un progetto.
Tutte le aree legate al pensiero emotivo e strategico che siano in grado di indirizzare un’azienda difficilmente potranno essere sostituite da macchine.
Si comincia insomma a riattribuire alla creatività non quell’immagine di stravaganza artistotide ma quanto piuttosto una forma mentis che, con i tempi che corrono, può fare la differenza.
Pensare al di là di programmazione e schemi prefissati. E questo difficilmente potrà esser messo in atto da un computer.
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