Covid19 e quotidianità: come evitare di uscire di testa?

Seconde feste in pandemia, e sotto l’albero potremo trovare nuovi obblighi e divieti

Dopo quasi 24 mesi all’insegna del Covid19 siamo diventati specialisti in zone rosse, quarantene, tamponi e vaccini. E c’è poco da stare allegri, perché l’altra faccia della medaglia è la stabilizzazione dello stress. L’incertezza è costantemente a 360 gradi; l’incognito è il convivente invisibile che nessuno avrebbe scelto.

Gli effetti del Coronavirus vengono avvertiti in profondità e pesantemente non solo da parte di chi è risultato positivo: il tampone negativo è una magra fortuna. Da marzo 2020, infatti, migliaia di persone hanno perso il lavoro o lo hanno visto drasticamente ridotto. Lo smart working è stato inizialmente fonte di sollievo, ma, quando si è cronicizzato, ha determinato alienazione e ridotto concentrazione e produttività. Senza contare le morti di familiari, coniugi, amici, conoscenti confinati nelle terapie intensive. La pandemia ha lacerato l’equilibrio e la centratura emotiva di molti di noi: ci siamo trovati a far fronte ad un evento traumatico senza essere preparati. 

Il Covid19 è entrato improvvisamente nelle nostre vite stravolgendo i connotati della quotidianità. E anche se nell’immediatezza del lockdown del 2020 ci siamo illusi di aver assorbito il colpo senza troppi danni, nel lungo periodo ci siamo riscoperti cambiati in tanti frangenti che un tempo davamo per scontati o consideravamo banali. Così, prima di un caffè con un amico ci hanno sommerso le rimuginazioni sui rischi di contagio, o abbiamo azzerato le occasioni di socialità senza che questo ci abbia restituito una sensazione di sicurezza. Magari tornando in palestra abbiamo preso consapevolezza di un corpo appesantito e più predisposto alla stanchezza. O tenere addosso la mascherina ininterrottamente per otto ore in ufficio ha peggiorato il mal di testa che in passato ti colpiva sporadicamente.

Per qualcun altro, invece, l’intrusione del Covid19 nella quotidianità ha significato insonnia, difficoltà di gestione della rabbia, o depressione…

Per convivere con la pandemia non rinunciare a vivere

L’informazione è importante, ma NON deve diventare un’ossessione. Per restare aggiornati sull’andamento dei contagi e sulle misure di contenimento fissate dalle autorità è sufficiente seguire un paio di telegiornali al giorno. Altrimenti, è pressoché inevitabile ritrovarsi, anestetizzati, in una dannosissima condizione di allarme perenne.

Darsi uno scopo e scandire il proprio tempo di conseguenza. La giornata non essere uno spazio vuoto punteggiato unicamente dalla parantesi del lavoro in ufficio. Prima e dopo questo impegno consueto, dedichiamoci a te stesso, all’ambiente in cui viviamo, coltiviamo hobby, passioni, e rigeneriamoci nel silenzio: praticare regolarmente la meditazione può essere molto utile.  Facciamo un po’ di movimento ogni giorno, meglio ancora se a contatto con la natura. Non perdiamo di vista i legami sociali e familiari: l’ideale sarebbe nutrirli passando del tempo fisicamente insieme tenendo un comportamento prudente, ma non fobico. In ogni caso, anche coltivare i rapporti significativi ritagliandosi un po’ di tempo per una telefonata o una videochiamata è efficace per non spegnerci, e non farci trascinare passivamente dallo scorrere di un tempo svuotato che pare interminabile.

Ciascuno di questi tasselli contrasterà l’abbassamento dell’umore perché favorirà lo sviluppo, inconscio e spontaneo, di una visione di noi  e della vita realisticamente ottimista, propositivo e costruttivo. Meglio iniziare a lavorarci da subito, considerando che non è dato sapere per quanto ancora dovremo convivere con il virus.

 

Francesca Garrisi   

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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