Da borgo fantasma a fiore all’occhiello. Irsina rinasce grazie ai turisti stranieri
04.07.2017 17:21
Vantaggi fiscali, costo della vita contenuto … e magari condizioni climatico-paesaggistiche che non hanno nulla da invidiare al Belpaese
È questo il mix che, negli ultimi anni, spinge sempre più pensionati nostrani a mollare tutto e iniziare una nuova vita all’estero. Tra le mete preferite, Romania, Bulgaria, Portogallo e Tenerife. Che succede però se sono anziani turisti stranieri a trasferirsi qui, magari scegliendo una piccola e raccolta realtà meridionale? Per rispondere basta osservare quanto sta accadendo a Irsina, comune lucano situato sulla collina materana.
Il borgo sta rinascendo, assaporando una seconda giovinezza all’insegna dello scambio reciproco di stimoli, culturali, umani e linguistici. Le sue risorse lo rendono appetibile, e, al tempo stesso, gli stanno permettendo di evolversi, cambiare, e sfuggire alla morte silenziosa cui, come molti piccoli centri italiani, sembrava destinato.
Un po’ di storia
Irsina, famoso per la Madonna lignea di Sant’Eufemia attribuita da alcuni a Mantegna, si chiamava Montepeloso fino al 1895. Il comune lucano affonda le sue radici nell’antichità: fu importante sia per i Greci che per i Romani, e rappresentò a lungo una terra di passaggio. Durante il Medioevo venne fortificato, e in seguito se lo contesero le famiglie italiane più ricche.
La Cattedrale di Santa Maria Assunta di Irsina costituisce un’opera d’arte rinascimentale particolarmente interessante, come pure degno di nota è l’antico borgo. Dal punto di vista paesaggistico, invece, si segnala il bosco Verrutoli e il percorso delle fontane.
Irsina tra economia e spopolamento
L’agricoltura gioca un ruolo fondamentale: le coltivazioni maggiormente diffuse sono quella dei cereali e della vite. Una fetta significativa di persone sono invece occupate nell’artigianato e nella zootecnia.
Negli ultimi cinquant’anni il comune lucano ha visto diminuire considerevolmente il numero di abitanti, passando dai circa 12mila dei primi Sessanta ai 5.000 attuali. All’origine del fenomeno ci sono i flussi migratori che hanno caratterizzato il Sud Italia nel secondo dopoguerra.
Dieci anni fa, l’inizio di un riscatto a 360 gradi
In tempi relativamente recenti Irsina è stato interessato da un’inversione di tendenza. Si è infatti innescato un flusso di turismo internazionale caratterizzato dall’acquisto di immobili nel centro storico, e dalla costituzione di nuove realtà culturali.
Sandy e Keith, giovanile coppia scozzese-statunitense, sono stati i primi a trasferirsi nel centro materano. “Guarda qui - dice lei raggiante spalancando le braccia sulla terrazza di casa – a Londra non c’è una vista del genere”.
“Gli stranieri che scelgono Irsina si impegnano a ristrutturare gli immobili seguendo le tecniche antiche e rispettando strutture e materiali. Grazie a loro il comune sta diventando una gemma dell’Italia meridionale”. Così il sindaco Nicola Massimo Morea.
Qui una casa rurale indipendente con garage costa 90mila euro; il prezzo al metro quadro è di 300 euro; a oggi gli stranieri hanno investito in ristrutturazioni circa tre – quattro milioni di euro, e speso, in media, all’anno, 300 - 400mila euro.
Gli stranieri che scelgono Irsina non sono, necessariamente, pensionati. Alcuni di loro, ad esempio, sono professionisti, talvolta artisti, e riescono a lavorare comodamente da casa usufruendo della connessione tramite fibra e del wi-fi libero disponibile in tutto il centro storico. Peraltro, l’aeroporto di Bari dista circa un’ora.
“I fattori all’origine del ripopolamento sono molteplici: il paesaggio in primis, visto che gran parte del territorio comunale è vincolato. Molto importanti, peraltro, sono l’atmosfera conviviale, il cibo e l’arte”. A fare il punto è Nicola Massimo Morea.
Un legame speciale è quello che unisce Irsina alla Nuova Zelanda: qui infatti si è trasferito l’artista maori Joseph Rickit che ha fondato la residenza Arte Italia Tautotoko Maori Foundation Basilicata allo scopo di promuovere l’avvio di progetti culturali comuni. Una prima procedura di selezione si è conclusa con la scelta di 200 persone provenienti da tutto il mondo.
“I neozelandesi seguono sudafricani, statunitensi, svedesi, olandesi, belgi e inglesi; gli ultimi due sono, peraltro, in maggioranza. Gli stranieri costituiscono una comunità di 80 famiglie, metà delle quali vive stabilmente a Irsina. Ci aspettiamo un ulteriore sviluppo del fenomeno negli anni a venire”. Questo il quadro tracciato dal sindaco.
Trasformare Irsina in una “regola”
A febbraio il Ministro dei Beni Culturali ha definito il 2017 “l’anno dei borghi”; il 2016 era stato quello “dei cammini”. L’intento è quello di promuovere il tesoro culturale di cui l’Italia dispone, dando nuovo slancio al turismo e, conseguentemente, all’economia e all’offerta di lavoro. Nel solco di questo approccio, l’esperienza del piccolo centro lucano andrebbe analizzata come case history, così da ispirare e indirizzare l’azione di Governo e Parlamento.
Un’idea potrebbe essere, ad esempio, selezionare, tra i borghi italiani di piccole e medie dimensioni in via di spopolamento, quelli con il maggior appeal storico/ambientale. Si potrebbero quindi attivare, sui media stranieri, campagne di comunicazione ad hoc finalizzate ad attrarre in loco turisti intenzionati a investire e/o spostare la propria attività professionale.
Ciò porterebbe nuova linfa umana a territori depauperati, consentirebbe la crescita di un turismo ancora di nicchia, e aprirebbe scenari di sviluppo economico magari inediti e inattesi.
I piccoli comuni italiani possono rifiorire. Basta innaffiarli con l’amore di uno sguardo straniero capace di cogliere il bello laddove l’indigeno, magari assuefatto, dà tutto per scontato.