Da ingegnere a chef: quando la passione diventa lavoro
Fare il cuoco? Non basta saper cucinare.
Servono sudore (correre avanti e indietro) sangue ( tagli e bruciature) e tanta determinazione. Non parliamo di “aristochef”; di chi, attirato dal luccichio dei piani cottura dei programmi tv, vagheggia una carriera tra i fornelli (mentre cucina un cordon bleu accompagnato da un’insalata in busta).
Parliamo di cuochi veraci che si sporcano le mani tra salse e fritture. Qualcuno come Francesco Fricano, che, dopo anni passati dietro una scrivania ha capito che era felice solo quando spadellava per la famiglia o imbandiva la tavola per gli amici. Poco importava una laurea in ingegneria spaziale, anni di studio e l’orgoglio familiare di avere un figlio con un titolo tanto importante, che avrebbe potuto aprirgli qualsiasi porta.
Classe 1985, siciliano di Bagheria, ha capito quanto, nel mezzo del cammin della sua vita, l'esistenza che conduceva gli andasse stretta. È bastato uno stage di un mese e mezzo a Roma, in una grande azienda, per capire che il lavoro dietro la scrivania non faceva per lui. Così, tornato in terra patria, si è messo alla prova. Risultato? In pochi mesi è stato nominato responsabile degli antipasti in un ristorante da una stella Michelin.
Un orto in casa
«A Roma condividevo l’appartamento con una signora che come me aveva passione per la cucina, faceva il panein casa e coltivava un piccolo orto». Le ore trascorse a curare piantine e occuparsi della loro crescita sono diventati il più bel ricordo del soggiorno romano di Francesco.
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Terminato il master, l'allora aspirante ingegnere torna in Sicilia e, nell’attesa di ricevere risposta a qualche curriculum, la sorella gli regala un corso di cucina dello chef Antonino Cannavacciuolo. «Quando ho fatto quel percorso ho avuto la certezza che volevo lavorare tra i fornelli».
Rimettere tutto in discussione
I sogni e le aspirazioni reali possono rimanere nascosti per anni, sotto un mare di ( false) consapevolezze. Finchè non succede qualcosa che ti mette di fronte alla verità, magari la stessa che non eri in grado di ammettere a te stesso.
Nel caso di Francesco è stata una chiamata dalla Ferrari, alla quale aveva mandato un curriculum appena rientrato in Sicilia. «Per un momento ho vacillato perché quando scelsi di iscrivermi a ingegneria il mio sogno era proprio quello di lavorare lì; poi mi sono immaginato la mia vita da ingegnere e ho finalmente capito cosa volevo davvero».
Riconosciuta dunque la sua vera vocazione, era tempo per il neofita di mettersi all’opera. Nonostante la poca esperienza professionale ottiene un colloquio nel ristorante I Pupi di Bagheria.
«Lo chef mi ha proposto un periodo di prova di due settimane; ero convinto non avrei resistito più di tre giorni. All’inizio facevo i lavori più semplici come pelare patate o tritare l’aglio. Poi hanno notato il mio entusiasmo e ho fatto un periodo di affiancamento in cui ho imparato tantissimo. Alla fine sono diventato responsabile degli antipasti».
Un consiglio per chi sente che la cucina è la sua strada?
Avere il coraggio di abbandonare il certo per l’incerto. E soprattutto non rimpiangere le esperienze pregresse .
«Se oggi faccio ciò che amo e sono soddisfatto della mia vita è anche grazie alle mie scelte passate, a quello che sono stato e che ho fatto. Il mio spirito scientifico è presente in ogni piatto perché per me la cucina è, innanzitutto, chimica; sono sempre alla ricerca della replicabilità perfetta di ogni piatto, sto attento alle temperature, ai dosaggi e da buon ingegnere nella mia cucina regna l'ordine assoluto».
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