De-generazione millenials: la vertigine della possibilità
Creare una famiglia, avere un posto fisso, comprare l’utilitaria per i fine settimana fuori porta.
Erano questi i sogni dei nostri genitori? O semplicemente così andava il mondo?
Sono passati appena cinquant’anni e siamo di fronte a uno stravolgimento totale di abitudini, desideri e aspettative. I beni materiali, agli occhi dei giovani, sembrano assumere sempre meno valore . Un’esperienza, che sia un viaggio o la pratica di uno sport estremo, per quanto più effimera e meno concreta, possiede importanza maggiore di una proprietà durevole nel tempo.
Un sondaggio realizzato su 1000 intervistati da Doxa per Idealista, portale di annunci immobiliari per vendita e affitto, rivela che il 66 % dei millenials, pur avendo la possibilità di acquistare una casa di proprietà, preferisce contratti temporanei. Uno dei tanti indici dell’allontanamento dagli schemi precedenti. I dati parlano chiaro: quando si tratta di beni immobili ( simbolo del radicamento in un territorio) la preferenza nei confronti di case in affitto rispetto a quelle di proprietà è un chiaro segnale del cambio di rotta.
Millenials, seguaci di Orazio
Incoscienti o più “spirituali”? Superficiali o consapevoli della sempre più evidente mancanza di certezze? Liberi o travolti dall’angoscia di rinchiuderci in una gabbia di convenzioni?
È vero, la crisi economica, insieme a quella dei vecchi modelli societari, è indubbia. Come posso pensare di pagare un mutuo per quarant’anni se non so ancora dove sarò fra sei mesi e se svolgerò la stessa professione? L’equilibrio precario delle nostre finanze ci rende sempre più prudenti nella programmazione di progetti a lungo termine, più tendenti al famoso carpe diem che al “vita natural durante”.
La difficoltà di acquisti consistenti diventa così riluttanza a possedere. La conseguenza della società liquida di Bauman non è solo il consumo continuo e insaziabile dei beni materiali, ma la paura di dover rinunciare ad alternative interessanti per rinchiudersi in un unico modello di vita. Internet, gli smartphone, le app ci hanno fatto scoprire un’abbondanza di identità attraverso le quali percorrere l’esistenza.
Libertà o paura?
La sharing economy significa sì condivisione ma anche utilizzo di un servizio senza la responsabilità della proprietà. Prima , inoltre, si aveva meno possibilità di viaggiare e forse si pensava che il suddetto modello "famiglia-figli-macchina" fosse semplicemente quello giusto. I millenials invece vogliono sperimentare, hanno desiderio di capire se davvero desiderano incapsularsi in uno schema o se preferiscono la piacevole sensazione di vertigine della possibilità. La scelta di un’unica alternativa fa paura. Terrorizza l'idea di rimanere invischiati nella palude di una vita monotona e uguale a sé stessa.
Atteggiamento giusto, sbagliato, o semplicemente nuovo? L’altra faccia della medaglia è la tendenza a deresponsabilizzarsi, un’eterna giovinezza che, dietro la libertà, nasconde una terribile paura dei legami, di qualsiasi tipo. Il contrario di profondità è infatti superficialità. Un’esistenza che sfiora le esperienze, come un’ape vola di fiore in fiore, senza mai vederne la totalità delle sfaccettature.