Dedicato a chi pensa che il pastore sia un lavoro facile (e obsoleto)
Tutti abbiamo un sogno.
Anche i più cinici, chi pensa di averlo riposto per sempre in un cassetto, sotto sotto, non aspetta altro che l’occasione per rimetterlo in ballo.
E Rachele non ha mai smesso di danzare con il suo sogno, per quanto potesse sembrare bislacco. Quando infatti alle elementari, tra aspiranti scrittori e piloti di aereo, diceva di voler fare la pecoraia, nessuno la prendeva sul serio. «Tanto poi di sicuro cambia idea» affermavano con un pizzico di incredulità le maestre. E invece lei voleva passare la vita tra pascoli e montagne e così ha fatto.
Dopo le medie si scrive infatti ad Agraria, con l'intento di rilevare il caseificio dei nonni e passare la vita ad allevare pecore, mungerle, pascolarle e produrre il formaggio da vendere. Durante l’adolescenza cerca di bilanciare questa passione con la normale vita di una teenager, tra discoteca, amici e uscite. Tuttavia, ogni volta che può scappa tra le amate montagne pistoiesi, a respirare un po’ di aria pura e cercare di imparare il mestiere.
"Prendersi cura di un gregge ti tiene impegnato tutto il giorno, e ci sono sempre imprevisti e problemi da risolvere"
Così, quella che per tanto tempo era stata bollata come una stranezza, poco prima di compiere diciott’anni diventa certezza. Rachele non è fatta per vivere in una città universitaria, né tantomeno in una città. Troppo caos.
«Anche la vita in montagna è caotica dal punto di vista materiale,dice la ragazza. Prendersi cura di un gregge ti tiene impegnato tutto il giorno, e ci sono sempre imprevisti e problemi da risolvere, ma l'approccio mentale è diverso. Non c'è mai nessuno che scandisce il tuo tempo: sei tu che ti organizzi, liberamente, prendendoti i tuoi tempi e senza nessun tipo di pressione esterna. Mi è sempre sembrata una scelta per persone che vogliono sentirsi libere».
Voglio vivere in campagna?
La volontà del ritorno alla vita agrestre è ormai assodato tra i giovani e la crisi economica ha dato una bella spinta a questa tendenza. Tuttavia storie del genere hanno sempre lasciato Rachele piuttosto incredula, dal momento che non significa semplicemente svegliarsi con il canto degli uccellini e lo scorrere del ruscello, ma è uno stile di vita molto duro.«Non mi alzo mai oltre le 6.30. Dopo pranzo porto sempre le pecore a pascolare e finisco a tarda sera. È un lavoro totalizzante. Non esistono vacanze, non esistono giorni di malattia protratti».
"Un tirocinio infinito, in cui non si smette mai di imparare"
Bisogna inoltre pensare a come guidare il gregge in modo che non si disperda o si creino pericoli, in che modo addestrare i cani affinchè rispondano costantemente ai comandi, evitare che le pecore bruchino l'erba che gli fa gonfiare lo stomaco, curarle, dai lupi. Insomma, un tirocinio infinito, in cui non si smette mai di imparare. Per non parlare dei giorni di transumanza, quando si sale con il gregge in alta montagna e i belati diventano l'unica compagnia. Anche se poi la vista delle stelle ripaga ampiamente dei sacrifici.
Data l’esperienza familiare, la giovane imprenditrice ritiene impossibile improvvisarsi allevatori o contadini. «Io avevo la fortuna di avere alle spalle una famiglia che potesse tramandarmi questo mestiere, ma se avessi dovuto cominciare tutto da sola probabilmente avrei optato per qualcos’altro. Non avrei mai preso la responsabilità di un caseificio o di allevare un gregge. Chi parte da zero, ha davanti a sé un fallimento quasi certo».
Nonostante questo,se sentite la vocazione per la vita agreste, o votatevi a qualche parente pastore oppure potete provare con attività come il wwoofing.
In bocca al lupo! ( anche se, trattandosi di pecore...)