Dopo la sharing, è tempo della YOLO economy
YOLO, il nuovo carpe diem
Quando la pandemia ci ha investito, è stata come un treno in corsa. Un treno che, nella maggioranza dei casi, ci ha costretti a cambiare in fretta direzione, ricalcolando il percorso anche più di una volta.
È proprio in questo periodo che nasce una nuova interessante corrente, nota ormai come YOLO (You Only Live Once) economy.
Per la prima volta, la filosofia YOLO è stata teorizzata da Kevin Roose, esperto di innovazione e trend sociali, inserito da Forbes tra le personalità under 30 più rilevanti. Tuttavia, sembra che la parola sia divenuta virale dal 2011, grazie a una canzone del rapper canadese Drake.
You only live once , tradotto dall'inglese, significa “si vive una volta sola”. Una sorta di novello carpe diem, un invito a lasciare la comfort zone della propria attività lavorativa e scoprire una nuova dimensione imprenditoriale, magari esponendosi sì al rischio del fallimento, ma sicuramente seguendo maggiormente i propri hobby e le proprie passioni.
YOLO economy: le principali cause
Dietro la diffusione di questo fenomeno ci sono diverse motivazioni, alcune di natura sociologica, altre di natura economica. I lockdown e le misure restrittive hanno allontanato i giovani dalla routine quotidiana, spingendoli a sperimentarsi in nuove attività e sfide.
Molti di loro hanno iniziato corsi professionali online per tenersi impegnati, scoprendo altri stimoli e apprendendo skills solitamente legate al mondo digitale quali la programmazione informatica, il web design o il marketing digitale.
Grazie allo smart working, inoltre, ci si è resi conto dei limiti e dei vantaggi del lavoro tradizionale. Nei mesi del lockdown si è spesso dovuto fare i conti con le difficoltà nello svolgere mansioni da remoto o con la scarsa alfabetizzazione digitale diffusa in molte piccole realtà aziendali.
D’altro canto, altre realtà hanno continuato a offrire ai dipendenti queste modalità per rendere più efficienti alcuni processi e allo stesso tempo garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, risolvendo problematiche come il sovraffollamento delle sedi fisiche.
L’ultimo fattore di cui tener conto è rappresentato dall’accumulo di risparmi che molti giovani lavoratori hanno conseguito nel corso del 2020. Con la minore possibilità di viaggiare, di uscire o svagarsi, questi capitali hanno costituito una base solida per l’apertura di nuove società.
Ad esempio negli USA, secondo quanto riferisce il presidente dell’Associazione americana per l’imprenditorialità e la digitalizzazione delle imprese, il 41% dei lavoratori considera l’idea di lasciare il proprio posto di lavoro entro i prossimi 12 mesi. Il 46% dei lavoratori invece sta considerando di trovare un nuovo impiego in un altro settore o di mettersi in proprio.
Come abbracciare la YOLO economy?
Anche in Italia si è fatta a poco a poco strada questa tendenza. Secondo un'analisi del CRIF, c'è stata sia una crescita evidente per quanto riguarda le startup innovative, sia un importante sviluppo delle imprese da un solo dipendente, assimilabile ai liberi professionisti che lavorano a partita IVA.
Un fenomeno che a poco a poco sta coinvolgendo in maniera trasversale tutta l'economia nazionale. Queste imprese infatti solo quest'anno hanno rappresentato il 93% del totale delle imprese neocostituite.
«L’analisi che abbiamo potuto sviluppare – ha commentato il Crif – ci dà l’occasione unica di poter analizzare alcune nuove dinamiche che iniziano a caratterizzare il panorama imprenditoriale italiano. E i segnali che abbiamo rilevato sembrano indubbiamente muovere in questa direzione. Infatti, se messi assieme, i dati analizzati ci raccontano di un’Italia più coraggiosa e imprenditoriale, che in ripresa dalla depressione causata dalla pandemia – economica ma non solo – si lancia in attività lavorative smart e flessibili, abbracciando i nuovi trend che si sono già affermati nel contesto lavorativo anglosassone».
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