E questo sarebbe zucchero di canna? Che Bio vi perdoni!
I rischi dell’autoreferenzialità.
Viviamo nell’era di veganismo, crudismo e vegetarianismo, e a tavola, più che il cibo, abbiamo imparato a portare etica e filosofia. Odiamo più o meno cordialmente chiunque non abbracci il nostro stile alimentare, sostenendo con vigore la tesi salutista che abbiamo sposato. Riempiamo la nostra bacheca Facebook con post in cui si evidenziano i benefici di una dieta biologica al cento per cento, inorridendo di fronte a chiunque osi pubblicare la foto di una grigliata mista.
Siamo davvero consapevoli di quello che diciamo o è solo un modo per attirare l’attenzione cercando di apparire “alternativi”? Ebbene, a giudicare dai volumi di vendita di alcuni prodotti si direbbe che molti autocelebrati esperti di nutrizione non abbiano la più pallida idea di quello che dicono e fanno.
Il gioco delle tre carte.
Il problema è che spesso l’industria alimentare specula su tali manie del vivere sano mettendo sul mercato merce ingannevole che frutta ricavi a sei zeri. Non molto tempo fa la tv si è occupata del business del pane nero al carbone vegetale e di quello integrale, facendo emergere una realtà che ha suscitato l’indignazione di milioni di consumatori.
Relativamente al primo prodotto, tanto osannato per il suo potere di eliminare problemi di stitichezza, meteorismo e gonfiore addominale, si è scoperto che è pericolosissimo per due motivi ben distinti. Innanzitutto contiene benzopirene, un idrocarburo di accertata cancerogenicità. In secondo luogo riduce l’efficacia di molti farmaci come gli antidiabetici, gli anticoncezionali e gli ormoni tiroidei, poiché il carbone si “lega” al principio attivo rendendolo indisponibile all’organismo. Inoltre riduce l’assorbimento di alcune vitamine provocando gravi carenze, specie nei bambini. Eppure c’è stato un periodo in cui se non ti cibavi di pane nero al carbone vegetale eri a dir poco un irresponsabile, visti i suoi innumerevoli “effetti benefici”…
Riguardo al pane integrale, poi, è venuto fuori che per la maggior parte è realizzato con farina bianca e l’aggiunta di crusca, anziché con vera farina integrale (ottenuta macinando l’intero chicco di grano, senza nessun processo di raffinazione). Ciò significa che i valori nutrizionali sono identici a quelli del pane bianco: poche fibre ed elevato indice glicemico. Il tutto, come se non bastasse, a un prezzo più alto di circa il trenta percento. Non è geniale?
Dolcetto e… scherzetto.
Oggi, invece, è la volta dello zucchero di canna. Quante volte siamo andati al bar a prendere un caffè con un amico che ha tenuto a precisare: “Ah no, io solo zucchero di canna, grazie, perché è più sano”? Centinaia, probabilmente.
Ebbene, da tempo si parla di una nuova truffa ai danni dei consumatori sempre ispirata dalle manie salutiste dell’era social. Secondo alcuni portali di (dis)informazione, le bustine di colore beige che troviamo sui banconi contengono in realtà zucchero bianco caramellato (dunque un prodotto ancora più dolce). Basta metterne un po’ in una ciotola e sgretolarlo con un pestello, infatti, per vedere i cristalli bianchi separarsi dal caramello. Quindi la tesi è che quello non è zucchero grezzo e l’etichetta è ingannevole.
Dio che confusione! In questo caso tutto ha origine da una banale leggenda metropolitana. Mentre è vero che il pane integrale è un prodotto decisamente più sano del pane bianco, infatti, non c’è alcuna differenza tra il classico zucchero semolato che siamo sempre stati abituati a consumare e quello integrale di canna.
Il saccarosio è naturalmente bianco e può essere ottenuto sia dalla barbabietola che dalla canna da zucchero. La componente che dà all’alimento grezzo un colore più scuro si chiama melassa (non è caramello!), un sottoprodotto naturale della lavorazione dello zucchero che gli dona anche un retrogusto di liquirizia. Lo “sbiancamento”, dunque, si ottiene semplicemente riducendo la percentuale di questo sciroppo, senza l’aggiunta di additivi chimici. Ciò significa che possono esistere zuccheri integrali più o meno scuri o addirittura bianchi e l’idea che uno sia più salutare dell’altro è frutto della fantasia di qualcuno.
Forse allora vale la pena di documentarsi, prima di prendere una qualsiasi posizione, perché il passo dall’integrale all’integralista sembra essere sempre più breve.
autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"