E se poi te ne penti? Un libro rivela i 5 più grandi rimpianti della vita
Esistere significa poter scegliere, anzi, essere possibilità.(Soren Kierkegaard)
Uno studio portato avanti dalla Columbia University rivela che prendiamo circa settanta decisioni al giorno, banali o importanti che siano. Questo continuo essere chiamati in causa corrisponde a uno sforzo ben preciso, detto in francese “decision fatigue” (fatica della decisione) che equivale a un vero e proprio sforzo fisico. Il cervello infatti si stancherebbe esattamente come un muscolo. E, come fa quest’ultimo, a volte agisce in modo involontario.
La nostra mente infatti, durante un processo decisionale, non si basa sulla conoscenza accumulata, ma su ricordi specifici e dettagliati. Ad esempio si potrebbe essere portati a scegliere una macchina o un’altra perché l’odore dei sedili o la carrozzeria ci riportano alla mente sensazioni positive.
Ma, se optare per un prodotto rispetto a un altro può sembrare ben poca cosa, ci sono invece decisioni che cambiano la vita. Scegliere tra due lavori, trasferirsi dall’altra parte del mondo per amore, mantenere o meno un’amicizia quando una persona ci delude particolarmente.
L’ultimo desiderio
Potrebbe sembrare una storia un po’ triste, ma l'esperienza di Bronnie Ware, infermiera addetta ai malati terminali, può essere molto indicativa. La donna lavorava esclusivamente con persone a cui restavano dai tre ai dodici mesi di vita. Bronnie chiedeva a ciascuno di loro quali fossero le cose di cui si erano maggiormente pentiti nella loro vita. E, chissà perché, coincidevano in molti punti. La sua vicenda è raccontata nel best seller The top five regrets of dying.
Prendere decisioni basate sull’opinione altrui
Fare una scelta condizionata dal pensiero altrui che magari può anche risultare azzeccata. Ma se così non fosse? Tanti hanno inseguito la carriera che i genitori volevano per loro o un partner che sembrava quello giusto solo perché lo pensavano famiglia e amici. Se sceglierai di testa tua magari sbaglierai comunque, ma non potrai incolpare o ringraziare nessuno tranne che te stesso.
Spesso basarsi sull’opinione degli altri dipende dal desiderio di fare buona impressione, di far sì che le persone abbiano un buon giudizio su di te. Ma ciò che non si deve perdere di vista è che…sono opinioni e basta. La vera autostima viene da dentro.
Pentirsi di aver lavorato troppo duramente
Il lavoro, quando è considerato dalla giusta prospettiva, può diventare un ottimo modo per fare la differenza nel mondo, crescere, essere appagati. Può però diventare un problema quando a farne le spese sono i tuoi cari: figli, genitori, amici, marito, moglie, compagni. Il segreto è riuscire a trovare il giusto equilibrio tra fare ciò che ami e il tempo da passare con le persone a cui tieni.
Non aver esternato i propri sentimenti
Spesso ci insegnano che le emozioni sono pericolose e che devono essere represse e controllate. Ma quando queste crescono fino a scoppiarci dentro, la cosa migliore da fare è mettere subito in chiaro i sentimenti. È doloroso ma costringe a essere onesto e trasparente. Spesso la comunicazione è l’arma migliore. Se non parli dei tuoi disagi nessuno potrà interpretarli.
Non aver mantenuto il rapporto con gli amici
La diretta conseguenza dell’eccessivo lavoro o di troppi impegni è perdere i rapporti con gli amici. Passare del tempo con loro invece aiuta a combattere stress, cattivo umore e stimolare benessere e risate.
Non essersi concessi la felicità
Forse è il rimpianto più duro. Non essere riusciti a gioire anche durante le difficoltà. La cosa più complicata di questo mondo è reagire al dolore con l'arma contraria. Affrontare la vita con più leggerezza è una sfida che vale ogni sforzo compiuto.
Purtroppo, raramente ci rendiamo conto degli sbagli se non riusciamo ad avere una visione lungimirante e osservare le cose nel loro insieme. Ma, quando si perde di vista la bussola, potrebbe essere utile ricordare certe cose.