Ecco perchè la sindrome di Peter Pan non è mica un vanto

"Non vi traspare il demone che è in Peter"

peter-panEcco cosa ha detto James Barrie, autore del romanzo, sulla sua creatura.

La sindrome di Peter Pan riguarda (non me ne vogliate) soprattutto i maschietti. Avete mai notato che quando chiedete al vostro fidanzato di sparecchiare, gettare la spazzatura e/o lavare i piatti vi regala la stessa faccia che farebbe se gli diceste «Amore, ci sono le SS alla porta!».

sindrome di peter panEh sì, le persone affette da questa simpatica sindrome ne parlano un po' orgogliosi un po' come giustificazione alla totale mancanza di saggezza adulta!

Quindi all’ennesima manifestazione infantile (dodici ore di fila a giocare alla playstation mentre gli avevi chiesto di spegnere il forno cinque ore prima) ti guardano con aria scanzonata e dicono: «Ho la sindrome di Peter Pan!» (e danno il cinque alla mamma).

Ma non c’è niente di bello in questo, miei cari Peter Pan! Non parlo del bello di mantenere dentro di sé il lato fanciullesco, dunque divertirsi da morire sul Bruco mela o fare ogni anno la maratona di Harry Potter. Parlo di adulti che hanno comportamenti che stonano con la loro età.

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 Li riconoscete perché sono quelli/e che litigano con la propria madre al supermercato su chi deve spingere il carrello o che di fronte a una ruota bucata della macchina esplodono in tragicomici stati deliranti.

Se avete un fratello o una sorella così, sapete benissimo che non hanno idea di che consistenza abbia un detersivo, pensano che avviare una lavastoviglie sia un mistero matematico e, naturalmente,  gli fa schifo lavare i piatti!

La verità è che quando vediamo i Peter Pan prendere una scopa in mano, evento che si presenta una volta ogni 50 anni, la nostra reazione è uguale a quando guardiamo l’ultima scena del Re Leone: ci si riempiono gli occhi di lacrime.

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Perché Peter NON è un modello positivo

Peter Pan 15Peter non è un modello positivo e James M. Barrie, l’autore, ne ha fatto una chiara descrizione.

Ha creato il suo alter ego essendo lui stesso affetto da sindrome! Indolente alla vita adulta, Barrie si sposa ma è un matrimonio bianco.

Non intendo fico tipo Edgar Allan Poe, ma strano tipo Michael Jackson. In effetti diciamo che sono dubbi anche i suoi rapporti con i pargoli che poi sono diventati i bimbi sperduti. Ma non divaghiamo. Chi era Peter Pan?

 Peter Pan non è il fichetto che ci porta tutti sull’isola, prende in giro il vecchio Capitan Uncino, flirta con sirene e belle indianine.  Nella storia (vera) che Barrie racconta, Peter è un bambino abbandonato che non può e non vuole crescere, diventando  aggressivo viziato e crudele.

Nella storia originale, Peter arriva in casa Darling e convince Johnny, Michael e Wendy a seguirlo, promettendo mari e monti. Egoistissimo, vuole compagnia sull’isola, non gli importa dello scompiglio che crea, né delle proteste del cane Nana.

Comunque, già durante il viaggio (lunghissimo in realtà) dimentica innumerevoli volte chi siano i suoi nuovi amici, tanto che più volte chiede chi siano!

Arrivati sull’ isola se ne dimentica continuamente, abbandonandoli alle più assurde (dis)avventure.

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 I bimbi sperduti non sono suoi amici

 bimbi sperdutiSono più che altro sottoposti che tratta male e puntualmente minaccia di uccidere se si azzardano a crescere, aggiudicandosi il premio di “bimbo più dolce dell’isola”.

La cosa che mi ha sempre incuriosito è il ruolo delle donne nella fiaba. O sono fortemente stereotipate dentro confini chiari (Wendy e la signora Darling che cuciono, cucinano fanno le mamme) oppure sono Campanellino.

Anche conosciuta come Trilly, è un personaggio negativo almeno per tre quarti di storia. Le sirene invece appena conoscono Wendy, provano gentilmente ad affogarla. Dolcissime anche loro insomma. Malvagie, gelose, vendicative.  Come se anche Wendy, se gli prendessero quei del tutto umani cinque minuti, non manderebbe a quel paese Peter.

TrillyPeter, un personaggio cinico e arrabbiato. L’immagine che tutti abbiamo del Peter Pan beffardo ma simpatico, ribelle e avventuriero comunque buono e semplice, non è in linea con ciò che Barrie aveva pensato.

Peter non ha affetti, dimenticato dalla mamma e condannato ad una semi vita nei giardini Kensington (almeno inizialmente) diventa un personaggio semi aggressivo e arrabbiato per questa sorte avversa, mantiene l’amabile caratteristica tipica dei bambini: L’EGOISMO!

Una figura tragica, intricata e che vive una vita senza doversi mai misurare con la realtà. Ma a noi piace ricordarlo così, sorridente e scanzonato, una memoria limitata da pesce rosso, non ha idea di cosa sia un bacio e non ha mai lavato le mani.

Siete ancora certi che avere la sindrome sia una figata?

 

di Sara  Salini

 


 

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