Fiasconaro: il panettone siciliano al pistacchio è arrivato nello spazio
Passato/presente, memoria/innovazione, radici/ali
Il rapporto tra genitori e figli può essere riassunto attraverso queste emblematiche coppie di – apparenti- opposti. La dialettica tra generazioni, infatti, si sviluppa come un tiro alla fune i cui esiti si ribaltano spesso.
Padri e madri possono indirizzare e plasmare l’educazione emotiva e l’istruzione dei figli durante l’infanzia, ma, a partire dall’adolescenza, gli interessi e le aspirazioni di questi ultimi cominciano a delinearsi fino a diventare sempre più spiccati, imprimendo così un corso peculiare all’esistenza, sia dal punto di vista sentimentale che da quello lavorativo.
Può seguire il progressivo distacco dalla famiglia d’origine, o addirittura il rifiuto in blocco di tutto ciò che questa rappresenta, non tanto (o meglio, non solo) se le differenze di vedute riguardano molteplici aspetti, ma soprattutto se le alterità non vengono reciprocamente rispettate e, almeno in parte, integrate, accolte e valorizzate per sviluppare un punto di vista il più spazioso e consapevole possibile.
Lo strappo generazionale determina perdite su più livelli (relazionale, professionale, economico…) quando il bagaglio familiare è caratterizzato anche da un patrimonio di competenze consolidate nel tempo, e che sono valse stima, autorevolezza e riconoscimento nel proprio contesto geografico-sociale. Così, in passato, spesso i genitori forzavano decisamente la formazione dei figli, ed imponevano loro il passaggio di consegne al fine di evitare la dispersione/vendita di attività di lungo corso: farmacie, fabbriche, aziende…
Fortunatamente oggi, il rapporto genitori-figli ha imparato a nutrirsi del proficuo dialogo tra memoria ed innovazione, anche grazie alla lungimiranza con cui padri e madri assecondano il legittimo desiderio dei giovani di fare esperienze al di fuori del proprio territorio. Il contatto con contesti geograficamente lontani, popolati da un ampio ed eterogeneo ventaglio di persone, è così fonte di arricchimento, stimola nuove idee, e favorisce inediti mix tra elementi della propria tradizione, e prodotti tipici di altre aree. Da qui nasce il successo evergreen, locale, nazionale, internazionale (ed ormai anche “extra-terrestre”) di un marchio siciliano.
Fiasconaro: in principio era una gelateria…
Ad aprirla, nel 1953 a Castelbuono (Palermo), è Mario Fiasconaro; il suo punto di forza sono le granite. Nel frattempo la famiglia comincia ad allargarsi: nasce Nicola, che trascorre l’infanzia nel laboratorio del papà, familiarizzando con ricotta e cioccolato. Quando ha vent’anni viene mandato all’Istituto Superiore di Arti Culinarie Boscolo Etoile, a Chioggia Sottomarina (Venezia), scopre le paste acide, la fermentazione naturale spiegata da Teresio Busnelli, e gli si schiude davanti un mondo: quello della produzione pasticcera.
Il passaggio di consegne avviene all’insegna di parole d’ordine come complementarietà e specializzazione. Nicola è il maestro pasticcere, suo fratello Martino presiede al settore amministrativo, e Fausto, l’altro fratello, si occupa dello showroom.
Oggi i prodotti a marchio Fiasconaro spaziano felicemente, includendo anche torrone, torroncini, spumante, marmellate, confetture, miele e creme spalmabili, ed il concetto di stagionalità non viene interpretato e declinato in maniera troppo rigida.
Pasticceria Fiasconaro: il giro del mondo (e non solo)
La famiglia dà lavoro a quasi 200 persone, tra dipendenti fissi e stagionali, fattura circa 30 milioni di euro l’anno, e miete successi anche al di là dell’Europa. Panettoni e colombe Fiasconaro hanno fatto innamorare Stati Uniti, Canada, Brasile, Giappone, Australia e Cina, e si sono fatti conoscere anche lontano dalla Terra. Nel 2007, infatti, sono stati scelti dalla Nasa (Agenzia Aerospaziale Usa) per “popolare” la dispensa del team Discovery Shuttle.
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Quando le cose non mi divertono, mi ammalo (H.B.)
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