Filippo Cogliandro: la 'ndrangheta si combatte in cucina

Le decisioni importanti, nel bene e nel male, hanno spesso un elemento in comune: vengono prese di fronte a una tavola. Meglio se imbandita di buon cibo.

Filippo Cogliandro, chef calabrese, sa che cucinare può diventare metafora di molte cose: lotta, trasparenza, educazione al rispetto verso l’altro, armonia, in una parola giustizia. Le "Cene della legalità" all’interno del suo  ristorante, L’A Gourmet, nascono infatti per ricordare le vittime della violenza mafiosa, cancro sociale che ancora corrode la sua bella terra.

L’iniziativa nasce a Firenze, dopo un periodo buio nella vita del cuoco, vittima del pizzo. Il silenzio uccide e lui lo sa bene.  Le minacce cominciano già con il babbo Demetrio. Un telefono che squilla all’ora di cena, un cenno a Filippo e fratelli perché facciano silenzio. Poi il play/rec sul registratore. Avvertimenti che fanno più rabbia che paura. Finchè non arrivano le intimidazioni visibili: la tanica di benzina lasciata accanto al distributore di cui Demetrio è proprietario, gli spari contro il portone di casa, le rapine. E infine, un giorno come tanti, la gambizzazione.

Lazzaro, piccola frazione dell’entroterra calabrese è da sempre zona di cuscinetto fra due famiglie della ‘ndrangheta. Crescere in un territorio simile segna e costringe a fare una scelta. Cogliandro ha deciso di schierarsi anima e pentole a favore della legalità. La mafia è ormai da tempo infiltrata nel settore della gastronomia e il locale L’A Gourmet è diventato punto di riferimento e baluardo della lotta contro la criminalità. Filippo ha adesso spostato il ristorante nel centro di Reggio Calabria, capoluogo in cui la 'ndrangheta è fortemente radicata.

«Noi cuochi calabresi dobbiamo imparare a comunicare ed essere ambasciatori del nostro territorio. La Calabria è una terra "fuori mano", lontana dai percorsi che fanno critici e giornalisti del food, che viaggiano e vanno in Regioni facilmente appetibili. Il settore enogastronomico in Calabria è come un solista, ha bisogno  di un'orchestra per fare rete, unire piccoli e grandi produttori, i loro consorzi, organizzandosi e creando una comunicazione efficace sulla base di una straordinaria qualità, della varietà e direi anche esclusività (il bergamotto) dei prodotti calabresi».

 Filippo mette in luce un concetto importante: per combattere la 'ndrangheta non serve parlarne. La mentalità mafiosa si fronteggia con l’arte, la cultura, la storia, la cucina. Si deve dirottare la comunicazione su argomenti diversi.«Il sud sembra utile solo a far emanare proclami per interventi straordinari, a scopo elettorale, che non arrivano mai e, quando arrivano, non raggiungono l'obiettivo previsto».

L’impegno e la tenacia di Cogliandro gli sono valsi il premio Borsellino, riconoscimento di un impegno particolare nella democrazia e nella giustizia. Un’eredità importante che lo chef diffonde soprattutto nelle scuole. «Quando mi contattano, corro subito. La mia cucina diventa il pretesto per far parlare della mia terra, una terra generosa, che insegna l'armonia della cucina, il bello, il buono, i valori, le tradizioni, la storia di un popolo».

La cucina si trasforma in impegno sociale. «Come diceva Guy De Maupassant "solo gli imbecilli non sono ghiotti...si è ghiotti come poeti, si è ghiotti come artisti"».

di Irene Caltabiano

 

 

 
 
 

 

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