Friggi e ricicla! In arrivo la prima plastica dall'olio esausto
Plastica bio? Arriverà dall’olio
Spesso ci siamo chiesti cosa fare con l’olio esausto che rimane in padella. La tecnologia che permette di trasformare in polimero un acido grasso è stata sviluppata in Italia dai laboratori della Bio-on, un’azienda bolognese che sta nascendo attorno alle plastiche biodegradabili a base di alcanoati.
Tale soluzione potrebbe contribuire a risolvere due grossi problemi: la sporcizia generata dalla plastica e l’inquinamento prodotto dagli oli usati. Entrambe però hanno tempi di smaltimento lunghi.
Cosa hanno prodotto gli scienziati? Dall’olio di frittura hanno prodotto la bioplastica PHAS, secondo un processo completamente naturale.
«Questa novità è il risultato di due anni di ricerche e permette di attingere alle enormi quantità di questo prodotto di scarto — aggiunge Astorri — soprattutto in mercati come quello del Nord America e dell’Asia, dove il consumo di cibi fritti è elevato e la quantità di olio usato supera, secondo una nostra stima, il miliardo di litri al giorno.
Oggi le plastiche biodegradabili a base di alcanoati si producono partendo da:
• melassa di barbabietola e canna da zucchero
• scarti di frutta e patate
• carboidrati in genere
• glicerolo
Grazie a un sistema di trattamento preventivo dell’olio di frittura usato, la bioplastica prodotta ha le stesse caratteristiche di quella generata partendo da altre materie prime. La plastica a base di alcanoati ha le stesse prestazioni di quella ottenuta dal petrolio è decisamente più digeribile dall'ambiente.
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