Guerra al delfino o a noi stessi?
Sbuffa, mostra il suo ghigno, si avvicina alla barca furtivamente.
Sembra la descrizione di un mostro marino e probabilmente per i pescatori delle isole Eolie la minaccia è equiparabile. Creature che, ogni giorno, si mangiano tutto il pesce lasciandoli a mani, pancia e portafogli vuoti. Chi l’avrebbe mai detto che uno degli animali più intelligenti del mondo potesse rappresentare un tale problema?
I delfini si avvicinano sempre più alle barche consumando soprattutto totani. Da una media di venticinque chili giornalieri si è passati a meno di tre, mettendo in crisi il sostentamento intere famiglie. Il fatturato infatti è sceso del 70%. I cetacei sono più di un centinaio: alcuni si aggirano sotto la costa e si cibano di pesce, altri stanno più lontani ma influiscono in ogni caso sul buon esito del lavoro.
Ogni notte i pescatori escono con le loro imbarcazioni di cinque metri, a circa dodici miglia dalla costa, e vengono assaliti da branchi di delfini; gli animali hanno imparato a riconoscere le vibrazioni dei motori, associandole alla presenza di cibo; affamati, bucano persino le reti e si cibano di ciò che è già stato precedentemente raccolto. «Prima portavamo a casa circa duemila euro al mese, adesso spesso torniamo al porto senza nemmeno aver incassato le spese per il carburante» racconta chi ha sempre fatto della vita in mare aperto il suo lavoro.
I pescatori sono stremati ma una soluzione si intravede: si chiama Pingers, costa circa 700 euro ed è un dissimulatore acustico che, posizionato sulle imbarcazioni da pesca, allontana gli animali. Verrà testato su alcune barche da maggio. «Non è ancora sicuro che funzionino, anche perché i delfini potrebbero abituarsi al suono e ritornare ad attaccare le barche» afferma la biologa Monica Blasi della Filicudi Wildlife foundation. I delfini infatti sono fra gli animali più intelligenti che esistono e agiscono in branco per essere più forti.
Qual è il vero problema?
Siamo sicuri che la colpa sia dei delfini? O è l’uso selvaggio delle risorse ittiche che si sta facendo a monte a determinare tale situazione? I cetacei infatti si avvicinano alla costa perché non trovano cibo in alto mare. La pesca intensiva sta lasciando a bocca asciutta uomini e animali, stravolgendo interi ecosistemi. « I nostri mari sono malati» afferma il pescatore Gaetano Giuffrè «e la pesca ne sta risentendo molto».
«Noi non vogliamo uccidere i delfini, né pensiamo di farli emigrare. Ma non possiamo neanche rassegnarci all’idea che il delfino diventi più importante dell’uomo. Quindi, siamo pronti a qualsiasi soluzione rispettosa dell’ambiente, purché funzioni anche per la pesca e ci tiri fuori dal disastro attuale, magari facendoci sognare un modello utile per tutta l’Italia».
La Sicilia potrebbe per la prima volta rappresentare un apripista nella risoluzione di problemi simili, ponendo le basi per una buona convivenza degli ecosistemi, senza danneggiare né la fauna marina nè l'attività economica.
Tutto sommato, da una difficoltà iniziale, potrebbe nascere qualcosa di buono.