Homeless tourism, gli itinerari alternativi dei senzatetto
Ci sono molti modi di viaggiare.
Chi preferisce il classico itinerario da turista: i posti più popolari, gli alberghi dotati di tutti i comfort, i ristoranti raffinati, la movida. Ma da sempre c’è differenza tra turista e viaggiatore, chi ama spostarsi per conoscere culture differenti, aprire la propria mente e fare esperienze che arricchiscano lo spirito.
Spesso infatti il girovago rifugge i percorsi tradizionali, preferendo di gran lunga scoprire l’anima nascosta della città, il poco visibile, le sfaccettature che possono essere rivelate solo da chi conosce un luogo come le sue tasche. Insomma quell’insieme di lati oscuri e affascinanti, forse meno noti rispetto alle bellezze artistiche e architettoniche.
La mia guida è un senzatetto
Da qualche anno ha preso piede in alcune delle principali capitali europee l’homeless tourism, ovvero itinerari alternativi in cui le guide turistiche sono i senza fissa dimora. La pioniera è stata l’agenzia Pragulic, creata nel 2012 da Tereza Jurekova e due studenti della Charles University. Obiettivo? Offrire un’attività lavorativa ai senzatetto e, contemporaneamente, dare ai turisti l’opportunità di capire cosa significhi la vita di strada.
Dalla fredda capitale ceca l’iniziativa si è diffusa velocemente. Curiosità, solidarietà o morbosità nel sapere che significa davvero sperimentare una vita che, almeno una volta, ha attirato tutti? Non è facile dettagliare il quadro, fatto sta che un’idea del genere aiuta sicuramente ad abbattere i muri di pregiudizio e paure che, inconsapevolmente, creiamo nei confronti di queste persone.
La sfortuna non è una colpa
Zuzka, Karim, Helsa, Robert. Il volto segnato dalla vita esposti a intemperie e difficoltà, ma dal cuore sensibile e dalla profonda voglia di riscatto. Nel caso di Praga, al prezzo di dieci euro, si può essere portati nelle vie dve dilaga la prostituzione, nei quartieri al più alto tasso di traffico di droga, sotto i ponti dove si consumano vite inaspettate. Come Vaclav, che vive sotto Hlavka Bridge, insieme al cane Astor e alla sua incredibile collezione di tazze. La sua regola? Mai essere troppo sporchi e avere sempre un materasso su cui dormire.
Tra le città che hanno messo a disposizione questo particolare tour troviamo anche Berlino, Atene, Vienna, Edimburgo e persino Los Angeles. L’esperienza più forte avviene quando, oltre a condurre i visitatori in luoghi della città sconosciuti ai più, gli homeless sono disposti a raccontare le proprie storie. Vicende che potrebbero essere quelle di tutti, se nella vita avessimo avuto un po’ meno fortuna. Henri, guida turistica del distretto di Shoreditch ( percorso che comprende la tomba di William Blake, il primo teatro a Londra di Shakespeare, la prigione dei servizi segreti, opere d’arte di Bansky, il celebre luogo dove i Beatles hanno avuto il loro photoshoot) si era laureato in design e conduceva una vita piuttosto serena. Poi, all’improvviso, il baratro: il divorzio, la perdita del lavoro, il mutuo da pagare, essere costretti a vivere per strada.
Iniziative di questo genere non solo danno ai senzatetto la possibilità di ripartire con un’attività professionale ma, grazie ad entrate assicurate, a ricostruisi una vita più dignitosa. L’obiettivo è regalare una visione alternativa dei senza fissa dimora, il più delle volte guardati con sospetto e fastidio (atteggiamento che li rende ancora più emarginati). Chiaramente l’operazione non risulta del tutto priva di rischi. Qualcuno potrebbe vederla come una specie di morboso voyeurismo della povertà. Ma forse prendere l'esperienza dalla giusta prospettiva sta alla sensibilità di ciascun viaggiatore. Come dicono Karim e Vaclav,veterani dell'homeless tourism, è un rischio che vale la pena correre.