I love mum, mai più scegliere tra famiglia e lavoro
Riuscire a star dietro ai bambini e svolgere una professione è compito arduo per le neomamme.
Un loft che si affaccia su un cortile, dieci postazioni Internet, un’area dedicata ai meeting e un lounge bar. Ma soprattutto una zona baby-care e un servizio ad hoc per intrattenere i più piccoli, aperto ai bambini dai tre mesi ai sei anni. Il babysitting funziona in formula abbonamento mensile o quadrimestrale, o, semplicemente, giornaliero, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18.
Il progetto è opera di Eva Barrera Meazzini e Serena Cinquegrana, gestrici dell’Associazione di Promozione Female Cut, attiva sul territorio nell’organizzazione di eventi e valorizzazione del lavoro femminile. La Regione Lazio ha finanziato il progetto legato al bando Innovazione: sostantivo femminile.
La Casa Internazionale delle donne, peraltro, è una realtà già affermata nella capitale, e dispone al suo interno di diversi consorzi di assistenza e consulenza legale, ginecologica e psicologica.
Il Presidente della Regione Nicola Zingaretti si è mostrato
entusiasta all’idea. Ma a dispetto delle intenzioni, il neo spazio di coworking è stato parecchio criticato. C’è chi lamenta l’inutilità del progetto (dedicato di per sé alle mamme avvantaggiate, che hanno possibilità di lavorare da casa) e vorrebbe che quei soldi venissero investiti per migliorare gli asili tradizionali e renderli più economicamente accessibili.
Vero. Ma i compromessi non si potrebbero trovare direttamente con i datori di lavoro, senza costringere le donne a dover scegliere tra professione e famiglia?
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