I social? Poca umiltà e molti "Gesù nel tempio"
Il web è pieno di hater.
Gente sempre pronta a salire sul piedistallo ed elogiare il proprio integerrimo comportamento. Il caro Faber lo sapeva bene e lo aveva già reso noto nel 1967.
Sui social ci trasformiamo nelle celebri comari del paesino che additano la Bocca di Rosa di turno. Ma non sempre. C'è chi invece ingoia una grossa pillola di umiltà e fa il mea culpa. Riconosce i propri limiti per dare spunto a riflessioni un po' più profonde rispetto a quelle generate dalla frettolosa lettura di un titolo.
L'anchorman americano Frank Somerville, noto per gli interventi mai banali sui suoi profili social, ha raccontato un episodio di pregiudizio razziale che lo ha visto protagonista e ha voluto condividerlo in un post. In poco tempo ha collezionato 6mila like e 25mila condivisioni.
«Erano le otto di sera e ho visto una donna bianca sedersi alla fermata dell'autobus. Sul marciapiede un ragazzo nero camminava nella sua direzione». Somerville decide di rallentare il passo per assicurarsi che il giovane non importuni la donna. «Pochi istanti più tardi ho notato un bambino che correva dietro il giovane e lo prendeva per mano: si trattava solo di un padre che stava camminando per strada con il proprio figlio».
Cosa succede se anche le persone dalla mentalità più aperta sono vittime dei pregiudizi sociali? Si fanno un esame di coscienza e ammettono i propri sbagli. L'anchor man ha una bellissima bambina nera di dieci anni, adottata con la moglie dopo l'arrivo della primogenita. Mai avrebbe pensato di rientrare anche lui stesso nel circolo vizioso. « Siamo onesti» dichiara il giornalista. «L'unico motivo per cui ho visto una minaccia in quel ragazzo è a causa del colore della sua pelle».
Somerville ha inoltre confessato di aveva affrontato pochi giorni prima una discussione del genere con la figlia, proprio perchè la bambina avvertiva di essere trattata in modo diverso rispetto alla sorella, di etnia caucasica.
«Mi ero comportato esattamente come gli altri si comportano con la mia bambina.La mia esperienza mostra quanto il pregiudizio possa essere radicato all'interno di ognuno di noi, spero che la mia storia possa essere un buon spunto di riflessione per tutti. Il primo passo per eliminare i pregiudizi e ammetterne l'esistenza».
di Irene Caltabiano
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