“Il primo passo per uscire dalla crisi è chiedere aiuto”. L’esperienza di InOltre
19.06.2017 17:00
Nessuno si salva da solo
Questa frase, che è diventata anche il titolo di un libro, rappresenta, al netto di luoghi comuni e aforismi degni dei baci Perugina, una mezza verità. Per riscattarsi, per voltare pagina e dare inizio a una nuova stagione della propria vita sono decisive spinta individuale e tenacia incrollabile, ma queste finiscono per essere un arto monco, se non sono supportate, alimentate e incoraggiate, da una robusta rete relazionale.
Insomma, l’unione fa la forza, non solo nei momenti positivi, quelli carichi di progetti e voglia di fare, ma anche – anzi soprattutto – nei periodi in cui si ha la sensazione di trovarsi sprofondati in una stanza buia. Impotenza, frustrazione e angoscia sono un mix letale, che si materializza quando ci si ritrova in un vicolo cieco. Tutti conosciamo questo genere di situazione, perché ognuno di noi, almeno una volta nella vita, lo ha sperimentato sulla propria pelle. Tuttavia, a farne le spese con le conseguenze più devastanti è, il più delle volte, chi è vittima di gravi problemi economici.
La crisi che ha colpito l’Italia a partire dal 2008 è ben viva nella memoria di molti, anche se a esserne – spesso anche letteralmente – falcidiati sono stati, in primo luogo, gli imprenditori. L’ossatura produttiva del Paese è stata, soprattutto in aree quali il Nord Est, praticamente divelta. Così, per far fronte a un’emergenza umana dalle proporzioni preoccupanti, nel 2012 il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha affidato a Emilia Laugelli la creazione di InOltre, un servizio di emergenza da subito gestito da ULSS7 Pedemontana, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia applicata dell’Università di Padova.
In cosa consiste l’iniziativa e com’è cambiato il target
Il progetto, che è dislocato su tutto il territorio regionale, si basa su un numero verde (800.33.43.43) attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Inizialmente InOltre ha intercettato essenzialmente le richieste di aiuto dei piccoli imprenditori, essendo il Veneto una terra di aziende a conduzione familiare, nel tempo però, il bacino d’utenza si è gradualmente trasformato.
Negli ultimi anni gli istituti di credito, soprattutto quelli definiti “popolari”, sono stati investiti da una bufera, definita “crack” dai media, che ha avuto inevitabili ripercussioni sui risparmiatori. Così, sempre più spesso questi ultimi si sono rivolti al numero verde: insomma InOltre sta tentando l’ardua missione di adeguare la propria offerta, in termini di ascolto, supporto e sostegno, al mutare pelle delle crisi socioeconomiche che investono il Nord Est.
Il numero verde è gestito da un gruppo di psicologi che possiedono un solido know how economico; fondamentale è la gestione del primo contatto, in quanto, nell’arco di una manciata di minuti, è necessario valutare il grado di disagio espresso da chi sta chiamando, il livello di pericolosità della situazione in cui si trova, e agire di conseguenza.
Gli psicologi di InOltre non si limitano a raccogliere lo sfogo e il malessere di chi chiama, ma tentano soprattutto di accompagnarlo nell’analisi lucida della situazione, così da focalizzare quali sono i “fronti” su cui intervenire.
L’interessato va sostenuto, ma non sostituito, in questa fase che richiede concretezza e capacità di azione, in quanto solo così potrà recuperare stima e fiducia in sé stesso.
InOltre: l’importanza della comunità
Il servizio di ascolto e supporto offerto dal numero verde prende le mosse da una considerazione semplice ma essenziale: i suicidi sono strettamente collegati allo scollamento dell’individuo dalla collettività. Condivisione e solidarietà sono fattori importanti, in termini di prevenzione: le crisi economiche vanno quindi ri-lette in una chiave nuova, ovvero quella secondo cui costituiscono, essenzialmente, crisi di fiducia.
InOltre si basa quindi su una visione completamente nuova di welfare, “che mira a rimettere in circolo e in sinergia le risorse migliori di un territorio e di una comunità: per questo cerca sempre lo sviluppo del lavoro di rete tra i servizi, a partire dalle associazioni di categoria, Caritas e altre realtà del privato sociale, i sindacati, le associazioni di risparmiatori, le forze dell’ordine”. Così lo staff del numero verde.
“Le problematiche sollevate o generate dalle crisi sono trasversali e complesse, e hanno dunque implicazioni su molteplici e diverse dimensioni: perciò esiste anche una varietà di collaborazioni che si possono costruire verso un obiettivo comune di promozione della salute del territorio”.
I numeri del servizio
Nelle scorse settimane InOltre ha reso noti i dati relativi ai casi gestiti nel periodo compreso tra giugno 2012 e gennaio 2017. Il numero complessivo delle chiamate è stato 3347; spesso, ad alzare la cornetta, sono le donne che appartengono alla rete familiare della persona con difficoltà economiche. Emerge quindi l’importanza della figura femminile nell’individuare il momento di “rottura”, quello in cui il marito/compagno/fratello subisce il massimo del disagio, e chiedere aiuto all’esterno, gettando le basi del recupero del rapporto con la collettività.
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2819 chiamate sono giunte dal Veneto (e di queste 132 da risparmiatori), 528 sono invece pervenute da altre parti d’Italia: emblematico che la seconda regione per numero di richieste d’aiuto sia stata la Puglia (159), seguita da Lombardia (85) ed Emilia Romagna (48).
Sul totale delle chiamate ricevute (3347), circa 500 utenti sono stati agganciati da un operatore territoriale: si tratta essenzialmente di soggetti residenti in Veneto, a sottolineare l’importanza di iniziative come InOltre, capaci di fornire un primo “contenimento” e approdo, per poi individuare altrove uno o più referenti fisici a cui far riferimento così da procedere alla risoluzione della situazione problematica.
La speranza è che le altre regioni, soprattutto quelle con il maggior numero di chiamate al numero verde, decidano di partire con un progetto analogo, magari avvalendosi nella fase di lancio del supporto dello staff di InOltre.
Condividere le buone prassi è l’unico modo per ottenerne – quasi certamente – il contagio