Il segreto di un’azienda in attivo e felice? Chiedetelo a Vetrya
Una gemma del gotico italiano, immersa nel verde e abbarbicata su una rocca
Questa, in breve, è Orvieto, cittadina della provincia di Terni che dista circa 45 km da Viterbo. Qui ha sede Vetrya SpA, un’azienda speciale e visionaria che, insieme a Pegaso Srl, ha vinto il premio Woman Value Company, categoria speciale “Mela d’oro” premio Marisa Belisario, organizzato da Intesa San Paolo.
Vetrya si è aggiudicata il prestigioso riconoscimento per la sua capacità di accogliere e valorizzare le diversità, garantendo una convivenza armoniosa tra di esse. Un’esperienza, quella dell’azienda, resa possibile, in primis, dalla competenza e lungimiranza dei suoi fondatori, l’ingegnere Luca Tomassini e la moglie Katia Sagrafena, programmatrice.
Di cosa si occupa Vetrya?
L’azienda, nata nel 2010, ha oggi circa 90 dipendenti ed è leader mondiale nella produzione di piattaforme multi screen, media asset management, mobile entertainment, mobile commerce, internet tv e servizi broadband. Vetrya sviluppa servizi e applicazioni per digital media connessi a livello internazionale.
“Il principale campo in cui siamo attivi è la banda larga. Operiamo essenzialmente attraverso programmi video. Tivin, ad esempio, è una delle nostre piattaforme, e trasforma contenuti lineari come cinema e tv in contenuti interattivi, anche nell’ambito della social tv”. Così Luca Tomassini.
L’azienda, tramite Vetrya Inc, società che ha sede a Palo Alto (California), realizza servizi e applicazioni b2c, ovvero destinati al consumatore. “Attraverso la base commerciale situata nella Silicon Valley lanciamo i prodotti sul mercato, ma la parte destinata a ricerca e sviluppo resterà localizzata integralmente in Italia. È un aspetto a cui teniamo particolarmente”. Infatti, anche se Vetrya è attiva in Spagna, Portogallo, Germania, Egitto, Turchia e Sudamerica, è a Orvieto che ha creato un campus che le è valso l’appellativo di Google italiana. Nel 2015 il fatturato è stato di 37,3 milioni di euro, e nel 2016 il netto consolidato ha raggiunto 1,62 milioni di euro.
Luca Tomassini: il suo Cubovision è il “papà” di Netflix
L’attuale tv on demand era ancora inimmaginabile, quando Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia, affidò al fondatore di Vetrya l’incarico di responsabile per l’innovazione, chiedendogli di ideare un progetto che puntasse sullo sviluppo della rete mobile. Così, nel 2003 nacque la prima tv fruibile attraverso camera phone, anello di congiunzione tra i vecchi cellulari e gli attuali smartphone, cui seguì, nel 2007, Cubovision (oggi Timvision), servizio video on demand di Tim.
“Volevamo crescere, dando vita a una società che operasse nel mondo del digitale a 360 gradi”. Così Luca Tomassini sintetizza la decisione che, nel 2010, lo portò a uscire da Telecom e fondare Vetrya.
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La start up è oggi il fiore all’occhiello dei fondatori. E come una pianta innaffiata e curata con dedizione e costanza, ha ben presto dato frutti. Infatti, l’azienda è stata scelta come secondo greatest place to work in Italia: davanti a questa c’è solo Cisco System, e alle spalle colossi come Volkswagen Financial, Mercedes-Benz Financial e Mars-Royal Canin.
Il punteggio ottenuto da Vetrya dipende per due terzi dai giudizi ricevuti dai dipendenti. Opinioni, queste, derivanti dal mix di tre fattori: la fiducia nei vertici aziendali, l’orgoglio per l’appartenenza all’organizzazione, e la qualità dei rapporti con i colleghi.
“I nostri dipendenti si alzano la mattina con il piacere di venire al lavoro. Sanno cosa devono fare e in che tempi, poi sono loro ad organizzare i propri compiti. Nonostante nella nostra azienda non sia previsto di timbrare il cartellino, alle undici di sera molte persone sono ancora lì”. A fare il punto è Luca Tomassini.
Vetrya investe ogni anno circa 10mila euro per il benessere e la crescita professionale dei propri dipendenti. Ognuno di loro effettua un monte ore di formazione (85 in media), e ciò rende l’azienda appetibile anche per gli stranieri. Basti pensare che Orvieto ha accolto stagisti addirittura dall’università della Carolina del Sud.
Il Campus di Vetrya: un’oasi felice e operosa
“Mi trovavo in Silicon Valley con mia moglie. Dopo una visita a Mountain View ci cambiò il mondo. Era sera, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso che era il momento di fare il grande salto”. Sceglie queste parole Luca Tomassini per spiegare com’è nata l’idea di attrezzare l’azienda rendendola al tempo stesso tecnologicamente all’avanguardia e confortevole per i dipendenti.
Il Campus occupa 20 mila metri quadrati, e 7mila sono destinati alle aziende del gruppo. Palestra, lavanderia, pista da running, centro benessere, campetto da calcio, ma non solo. I veri e propri punti di forza di questo polo (anche umano) di eccellenza sono l’asilo e l’area giochi destinati ai figli dei dipendenti dai 13 mesi ai 10 anni. Questi servizi sono attivi tutto il giorno.
Uno spazio, questo, anche green-friendly: l’illuminazione è garantita attraverso tecnologia LED a basso consumo e sono disponibili veicoli elettrici Bmw i3 ricaricati con energia solare. In tutto il Campus è possibile sfruttare la connessione wireless e utilizzare robot interattivi per organizzare videoncoferenze e inviare messaggi.
Il legame con il territorio circostante è molto forte: basti pensare che l’80% dei dipendenti proviene da Orvieto e dalle zone limitrofe. L’età media è 31anni, e il 43% del totale è donna.
Eppure, c’è ancora migliorare…
C’è un solo neo, nel presente di Vetrya: si tratta delle difficoltà strutturali connesse all’inserimento nel mercato del lavoro dei giovani laureati italiani. Il passaggio dalla fase di formazione a quella professionale è infatti sicuramente più agevole e rapido per chi studia, ad esempio, negli Usa. Per accelerare il transito tra i due “mondi” è stato quindi istituito un corso di marketing internazionale in collaborazione con l’università della Tuscia.
"Siamo ottimisti, perché i pessimisti avranno quasi sempre ragione, ma gli ottimisti cambiano il mondo". Questo è il motto di Luca Tomassini, e si può prevedere che un approccio del genere continuerà a generare innovazione ancora per molto tempo…