Il talento di Mr Ikea: creare un impero partendo da un fiammifero
Una libreria Billy, un comodino Malm o una cassettiera Rast.
Chi ci ha consentito di arredare la gran parte delle nostre case in modo elegante e low cost, l'imperatore del mobilio a basso prezzo, si è spento a Liatorp, in Svezia, qualche giorno fa.
Il signor Ikea, alias Ingvar Feodor Kamprad, ha chiuso il 2017 con un fatturato di 36,43 miliardi di euro e il passaggio negli store di sua proprietà di circa 783 milioni di visitatori.
Se chiunque all'udire il nome della celeberrima compagnia nordica immagina le grosse lettere gialle su sfondo blu, una innumerevole quantità di matitine o lunghe domeniche passate a decidere tra il tavolo Meltorp e il Salmi, quasi nessuno conosce la storia di uno degli uomini più ricchi del mondo. Che, come spesso accade, comincia in maniera molto semplice:con una scatola di fiammiferi.
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La stoffa dell'imprenditore
Ingvar cresce nella provincia svedese dello Smaland ed è ancora un ragazzino quando gira a bordo della sua bicicletta smerciando cerini. Il suo spirito imprenditoriale però lo porta quasi subito dal piccolo villaggio in cui vive verso la capitale, Stoccolma.
Lì può acquistare fiammiferi ad un prezzo più basso e ottenere guadagni migliori. Già, in nuce, si stava creando la filosofia alla base del colosso del mobilio.
A poco a poco, il business comincia ad ampliarsi. Assieme ai fiammiferi Kamprad vende decorazioni natalizie, semenze e, in seguito, penne a sfera e matite.
A soli 17 anni, grazie a una somma di denaro regalata dal padre, il giovane Ingvar costruisce il suo primo stabilimento, dove inizialmente si potevano trovare solo i suddetti materiali e, in più, diverse cornici. Per la prima volta nasce Ikea come marchio, che altro non è che le iniziale del nome dell'imprenditore ( Ingvar Kamprad) di Elmtaryd, fattoria di famiglia, nella zona di Agunnaryd, villaggio nella provincia di Smaland.
Ikea, dal 1950 ad oggi
Dagli anni Cinquanta in poi invece si cominciano a vendere anche mobili e complementi d'arredo. Qual è inizialmente il punto di forza dell'azienda? La vendita per corrispondenza. Ingvar chiede inoltre ai suoi designer di progettare mobili da vendere non interi, ma piuttosto, a pezzi, componibili nelle loro diverse parti.
In tal modo si riducono le spese di trasporto e montaggio, a cui provvedono direttamente i clienti. La vera svolta arriva però nel 1965 quando il business arriva a Stoccolma e si iniziano a produrre i primi risultati importanti.
“Tu fai la tua parte, noi facciamo la nostra e insieme risparmiamo”
Così soleva dire Ingvar Kamprad. Nel lavoro, così nella vita, la politica del risparmio era una sua caratteristica. O, per essere meno eufemistici, era conosciuto per essere un tipo piuttosto avaro.
Spesso ha infatti dichiarato di non soggiornare mai in hotel costosi, preferire voli low cost e comprare solo abiti di seconda mano.
Ikea rappresenta dunque in pieno il modo di pensare del suo fondatore, che ha fatto dei prezzi accessibili il marchio distintivo dell'azienda.
Altro punto di forza di Kamprad, strano ma vero, è stata la sua dislessia. In molti si saranno chiesti perchè i nomi dei prodotti Ikea non siano mai stati tradotti in altre lingue. La motivazione sta proprio nella difficoltà di Kamprad a memorizzare i codici dei suoi prodotti, così iniziò a battezzare tutti i suoi prodotti, uno per uno.
L' osticità della lingua svedese continua ad essere fonte di ilarità e, nonostante l'impossibile pronuncia, è diventata tratto distintivo della catena, assicurando addirittura pubblicità involontaria.
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Trucioli da nascondere
Tuttavia, nonostante la lunga e proficua carriera di Mr Ikea, anche lui ha compiuto qualche strafalcione. Una, in particolare, rimarrà una macchia indelebile nella sua storia personale.
Pare infatti che in gioventù Kamprad si fosse unito e avesse sostenuto un gruppo filo-nazista, chiamato il Nuovo Movimento svedese. Ad attestarlo, alcune lettere scritte a Per Engdahi, noto attivista fascista morto nel 1994.
Kamprad tuttavia non compì mai crimini in modo diretto. Tuttavia non potè negare l'evidenza, rivolgendo quell'anno, ai suoi dipendenti, una lunga lettera di scuse pubbliche.
Cosa lascia al mondo papà Ikea
Un modello di sviluppo da prendere ad esempio, basato sulla continua ricerca di equilibrio tra qualità e prezzi bassi.Un sistema che ha persuaso una clientela mondiale, mescolando semplicità, sobrietà, impeccabile organizzazione e sviluppando prodotti che incontrassero un comune gusto estetico.
Una macchina logistica capace di conservare i prodotti nel miglior modo possibile, distribuirli in tutto il mondo al prezzo più basso e andando sempre incontro ai desideri dei consumatori.
Come ha scritto Paolo Bricco, del Sole 24 ore "la creatura che lascia il Signor Ikea rappresenta un punto di congiunzione fra il capitalismo del primo Novecento della Ford – inteso come modello economico e come antropologia – e il capitalismo del nuovo millennio, quello della Apple e di Amazon".
E infine un elemento che varrà sempre: credere fortemente nelle proprie idee.