Perché gli insegnanti del sud sono costretti a trasferirsi? La storia del prof Melissa
Un anno scolastico di attese
Siamo a metà settembre, gli studenti sono ormai tornati sui banchi di scuola, ma molti docenti non sanno ancora quale sarà il loro destino.
Di recente abbiamo fatto di un primo bilancio sugli effetti della Buona Scuola e abbiamo raccontato la storia del professor Rosario Melissa, costretto a trasferirsi al nord per non perdere il posto di lavoro, al pari di tanti suoi colleghi meridionali.
Il docente, in una lunga lettera, ha spiegato le sue difficoltà nel distaccarsi dalla famiglia, con una figlia piccola da accudire, e l’impossibilità di chiedere un mutuo a causa delle incertezze della sua situazione lavorativa.
Oggi l’insegnante rivolge alcune domande al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini dal suo nuovo domicilio in Veneto.
La riforma prevede la possibilità di chiedere l’assegnazione provvisoria in un’altra provincia per ricongiungimento familiare o per motivi di salute, ma l’anno scolastico è iniziato e il prof Melissa aspetta ancora una risposta dall’ufficio scolastico di Catania per sapere se potrà tornare o meno in Sicilia.
Le domande del prof Melissa a Renzi e al ministro Giannini
Cosa dico alla proprietaria del B&B? Quanto tempo devo ancora rimanere?
Cosa dico all’agenzia immobiliare in merito alla casa che avrei trovato qui al nord? Posso confermarla o annullo tutto perché ho ottenuto l’assegnazione provvisoria?
Dove faccio l’inserimento in asilo per mia figlia? Qui nel vicentino o giù a casa?
Ma soprattutto cosa dico ai nuovi ragazzi a scuola? Sarò il loro insegnante o mi ricorderanno, ammesso che lo faranno, solo come uno dei tanti insegnanti che hanno cambiato nell’arco della loro vita da studenti?
E infine, la cosa più importante, cosa dico a mia figlia la sera quando la vedo su Skype? "Tesoro papà ha trovato la quinta nuova casa da quando sei nata" (ha solo 20 mesi) oppure "Amore il tuo papà tornerà presto"?
Perché tanti docenti del sud sono costretti a trasferirsi?
La situazione del prof Rosario Melissa è l’emblema di un anno scolastico che si è aperto in modo difficile, tra cattedre rimaste vuote e docenti senza cattedra, altri in attesa delle assegnazioni provvisorie, altri ancora che lavoreranno “fino ad avente diritto”, proteste e accuse contro il governo.
Il ministro Giannini si difende invitando gli insegnanti a non usare termini come “deportazione” e a rendersi conto che non è possibile “ribaltare la geografia”, perché la maggior parte dei docenti è originaria del sud mentre il 67% delle cattedre disponibili è al centro-nord.
Però qualcuno dovrà dare una risposta ai tanti docenti che hanno ottenuto l’immissione in ruolo a scapito della propria stabilità familiare, che si apprestano a vivere un anno di sacrifici e di rinunce senza aver avuto possibilità di scelta: o il trasferimento o la rinuncia al lavoro.
Come funziona l’algoritmo del Miur? Se i posti al sud ci sono, perché così tanti docenti sono costretti a lasciare la propria terra?
In molti aspettano di sapere.
di Rosa Cambara
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