Io, insegnante, non posso tornare nella mia terra. La storia di Rosario
La Buona Scuola e l'algoritmo del Miur
L’esodo degli insegnanti italiani, nella maggior parte dei casi dal sud verso il nord, è stato definito una vera e propria deportazione.
Uno dei meccanismi previsti dalla riforma della Buona Scuola è il misterioso algoritmo del Miur che regola i trasferimenti dei docenti inseriti negli ambiti territoriali. Ebbene, tale algoritmo ha spedito migliaia di insegnanti di ruolo a chilometri di distanza da casa, in molti casi dalla parte opposta dell’Italia, per cui si attendono i ricorsi dell’Anief.
Le conseguenze sono facilmente immaginabili: alcuni docenti hanno dovuto rinunciare al lavoro per non lasciare la propria famiglia, altri hanno fatto le valigie e stanno affrontando la sofferenza di non poter stare accanto ai propri cari, per non parlare dei sacrifici economici di chi deve aiutare il proprio nucleo familiare e al tempo stesso mantenersi in una nuova città. Il tutto con uno stipendio da insegnante.
La storia del professor Rosario Melissa
Tra i docenti che denunciano le ingiustizie della riforma c’è il professor Rosario Melissa, che in una lunga lettera pubblicata su Tuttoscuola.com ha raccontato la sua storia. Da ingegnere a insegnante, dopo essere diventato titolare di cattedra, non riesce a ottenere il trasferimento in Sicilia, per tornare nella sua terra d’origine con la sua famiglia. Come se non bastasse la pena di non poter stare accanto alla moglie e alla figlia, la banca si rifiuta di concedergli il mutuo. Così racconta il docente nella sua lettera:
Da titolare di cattedra sono diventato titolare di ambito, costretto a cambiare scuola ogni tre anni.... Provo anche a comprare casa perché, dopo questo lungo periodo passato fuori, decido insieme alla mia famiglia di tornare finalmente nella mia terra. Chiedo trasferimento in un qualsivoglia ambito siciliano. Risultato? Trasferito in Veneto. Ah, ricordate… stavo comprando casa, mutuo approvato! Beh la banca mi chiama e mi dice: Ma lei è stato trasferito in Veneto? Come fa a pagare il mutuo, l'affitto e a mantenere la famiglia con uno stipendio da insegnante? Così, improvvisamente, mutuo sospeso!! Secondo risultato? Io adesso mi trovo in provincia di Vicenza, lontano 1300 km da casa, dai miei affetti, da mia moglie, da mia figlia, da quella casa che ho sognato per 25 anni.
Il lavoro dell'insegnante è uno dei più sottovalutati
Il professor Melissa spiega anche che il mestiere dell’insegnante è uno di quelli più sottovalutati. Sono molti i luoghi comuni secondo cui maestri e professori lavorano poco e fanno tre mesi di vacanza all’anno; in realtà, il lavoro dell’insegnante non si riduce alle 18 ore settimanali, ma comporta riunioni, consigli di classe, l’elaborazione di progetti per ottenere finanziamenti europei, la preparazione delle lezioni, la correzione delle verifiche e così via.
Gli insegnanti hanno una grande responsabilità: formano gli adulti del domani, insegnano ai ragazzi a farsi domande, ad approfondire ciò che studiano, ad essere curiosi e attenti verso la realtà che li circonda. E soprattutto, che nella vita non si smette mai d’imparare. Come può un insegnante svolgere un lavoro così delicato se non ha certezze, se non sa in che città insegnerà l’anno successivo, con uno stipendio non adeguato all’impegno e con l’impossibilità di costruirsi un futuro?
E poi ci parlano di Fertility Day.
di Rosa Cambara
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