Io, istruttore di sub, passo la vita negli abissi...e non tornerei indietro

Lo chiamano gap year, ovvero anno sabbatico.

sub-1Per alcuni è il classico viaggio post-maturità, per altri l’anno della svolta arriva decisamente dopo. Chi a trenta, chi a quaranta, chi a cinquanta, tante persone ci insegnano che c’è sempre tempo per cambiare.

Per Luca Mauri la svolta è arrivata a 26 anni. «Benchè avessi già finito l’università, ancora non avevo idea di cosa fare per guadagnarmi da vivere. Così partii alla volta dell’Australia». Qui conosce Jean, il mentore, istruttore subacqueo francese che, presa una pausa dall’oceano, si trovava a lavorare in una farm australiana per questioni tecniche di visto.

«Le interminabili giornate di lavoro nei campi passate a discutere di grandi sistemi filosofici e a raccontarci le vite mi diedero modo di conoscere la sua e... rimanerne folgorato!». Il giovane faceva infatti un lavoro a contatto con la natura, visitando luoghi  affascinanti, conoscendo culture diverse e…mietendo vittime amorose in ogni porto! ;)

Perché allora non far fruttare il brevetto subacqueo preso in Thailandia l’anno prima?

Diventare istruttore di sub

La prima cosa che si pensa, di fronte alla vastità del mare, è il timore che suscita. Quali strane creature si possono nascondere negli abissi? Quali meraviglie? A quali pericoli si va incontro? Era proprio la condizione da cui partiva Luca: curiosità, voglia e timore nello stesso momento.

Tornato in Italia Luca si impegna a seguire i corsi necessari per conseguire i brevetti, dall’ open water fino a quello di istruttore. La pratica andava affiancata allo studio teorico: ambiente marino, fisica, fisiologia, pronto soccorso, persino la patente nautica.

 «Vivevo in un camper parcheggiato vicino al diving center, con una muta addosso H24, lavorando come apprendista imparando le basi di quella che sarebbe diventata la mia professione. Caricavo le bombole, trasportavo il materiale, mi immergevo e intanto rubavo i trucchi del mestiere ai più esperti».

Come funziona il mondo delle immersioni

immersione8Normalmente si scende sott’acqua almeno una volta al giorno, ottimisticamente non più di tre. Ci si divide tra corsi e immersioni. 

«La didattica è divertente, si conosce gente di tutto il mondo con la quale spesso si instaurano rapporti di amicizia duraturi. I progressi degli allievi (tantissimi bambini), la loro gratitudine e la fiducia che pian piano ti concedono, sono le soddisfazioni più grandi».

E poi le immersioni, attività che vanno preparate, studiate e spiegate: fotografia, relitti, immersioni. E poi gli incontri con tartarughe marine, delfini, polpi, aragoste, anemoni…persino uno squalo grigio. Per i più coraggiosi, peraltro, esistono le immersioni notturne, quando al fascino del mondo sottomarino si aggiunge l’emozione di trovarsi sott’acqua al buio.

Maldive, Thailandia, Sri Lanka, Messico, Guatemala, Belize, Sicilia, Sardegna; Luca ha vissuto in tutti questi posti, confermando che il paradiso in terra...esiste! «Mi sono mischiato alla popolazione locale, ho abitato in semplici bungalow di bamboo sulla spiaggia vista oceano, ho mangiato con le mani le prelibatezze di quei luoghi, ho guidato moto e motorini alla loro maniera e sono sopravvissuto!».

Endless summer

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Luca ha dunque inseguito il mito della endless summer, vivendo un’estate continua, stando per anni con i piedi a contatto con la sabbia, rimettendo le scarpe solo per tornare a casa da famiglia e amici ormai rassegnati alle scorribande di Luca.

«Con il passare degli anni, essendo un lavoro molto fisico, so che il corpo comincerà a scricchiolare, ma continuando di questo passo l'evoluzione naturale sarà quella di avere un giorno un diving center tutto mio e stabilirmi su una di quelle meravigliose spiaggette esplorate in gioventù!».

 

irene-caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 
 

 

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