Julio Valentìn Gonzalez: se un sogno è abbastanza grande non esistono limiti
A volte la vita è strana.
Prima ti regala grandi cose e poi te le toglie. Forse avrà pensato questo Julio Valentìn Gonzalez il 22 dicembre del 2005 quando stava lottando tra la vita e la morte in un ospedale a oltre 10.000 km dalla sua casa di Assuncìon.
Per chi non lo conoscesse, o anche per chi non se lo ricorda, Julio era un calciatore del Vicenza, quando la squadra veneta giocava in serie B.
Nel 2001, appena ventenne, fu acquistato dal Guaranì dove aveva totalizzato 17 gol in 29 partite nella massima serie del suo paese, il Paraguay.
“Mica male” pensarono i dirigenti del Vicenza, che non persero tempo a far venire in Italia questo ragazzone di 192 cm, un attaccante potente e forte nel colpo di testa, il classico bomber, come si suol dire nel gergo calcistico.
Leggi anche: Vuoi diventare calciatore professionista? Realizza il tuo sogno con Golee
Certo gli inizi non furono incoraggianti.
Per usare un eufemismo. Julio al suo primo anno nel bel paese non scese mai in campo e fu rispedito a giocare in Sudamerica.
Il sogno di diventare un campione del calcio europeo sembrava essere svanito fino a quando dopo qualche anno ritornò al Vicenza.
Grazie al nuovo allenatore e ad una squadra che finalmente esaltava le sue caratteristiche di centravanti d’area di rigore, il ragazzo esplose segnando 8 gol in 15 partite, diventando il capocannoniere del Vicenza.
E le buone notizie non finirono qui; Julio conquistò il posto da titolare della propria nazionale e firmò un precontratto con la Roma.
Il suo sogno di sfondare nel calcio che conta si stava realizzando.
Ma a volte la vita ti sorprende in maniera negativa.
Mentre accompagnava un compagno di squadra all’aeroporto, venne coinvolto in un gravissimo incidente sull’A4, la sua macchina si scontrò contro un’autocisterna e il suo braccio sinistro rimase schiacciato tra lo sportello e il sedile.
Il coma e le trenta trasfusioni di sangue non promettevano nulla di buono. Poi, il risveglio.
La felicità per essere sopravvissuto fu attenuata dalla notizia dell’amputazione del braccio. Julio doveva dire addio al suo sogno da bambino.
Due anni di calvario per cercare di ritornare in campo furono inutili quando il Coni gli negò l’idoneità sportiva.
Il “gigante buono” non si scoraggiò e tornò a giocare in Paraguay, nel Tacuray dove disputò 60 minuti senza protesi ma per via di vari infortuni dovette abbandonare il calcio giocato.
A soli 27 anni Julio doveva cambiare vita, cercare nuovi stimoli.
Leggi anche: Jillian Mercado, la normalità è anche una modella disabile
Ma cosa poteva fare un ex calciatore senza un braccio?
Per sua fortuna lo sport che aveva sempre amato gli venne incontro, Julio divenne responsabile del progetto sociale Inter campus in Paraguay e fondò la scuola calcio Los Halcones, dove tuttora, trasmette la propria passione a bambini tra i 6 e i 12 anni.
Quello che la sfortuna gli ha tolto in parte glielo ha restituito. Ma il sogno da bambino non è svanito, un giorno, Julio tornerà in Europa per provare a diventare un importante allenatore.
di Marco Lombardi
Seguici anche su Google Edicola »