La morte in tasca: cos'è l'eredità digitale?
La morte può attendere
Il lutto è sempre un evento molto forte nella vita di una persona. Tuttavia, dopo la fase iniziale di presa di consapevolezza e riequilibrio emotivo ci sono una serie di pratiche concrete da affrontare. Fra queste, una delle più recenti è la gestione dell’identità digitale.
Sapete che ogni minuto muoiono in media circa tre utenti Facebook e che il 5% sono i cosiddetti “zombie digitali”? I social network sono ormai una sorta di anagrafe, un diario in cui appuntiamo pensieri, sensazioni e a volte anche segreti del quotidiano. E se il loro avvento ha rivoluzionato il modo di relazionarci, di vivere, di amare…in parte, anche se sembra surreale, ha sconvolto anche il nostro modo di morire.
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Oggi tale argomento assume una grande rilevanza, dal momento che di frequente i defunti hanno una o più identità digitali che possono diventare oggetto di eredità. La fisicità si dissolve, ma i dati relativi a quella persona restano in rete. Dopo la morte dunque è necessario analizzare il problema del controllo postumo sulle informazioni personali.
Ricordare o dimenticare?
La gestione dei profili si basa su due tendenze fondamentali dell’uomo: il desiderio di oblio e l’importanza di nondimenticare. Non a caso esistono piattaforme che mantengono attiva l’identità dei soggetti anche dopo la morte. Alcuni creano delle vere e proprie controparti virtuali, che si comportano e parlano allo stesso modo della persona che è trapassata.
Altri sono portali nel quale immagazzinare, come uno spazio fisico, ricordi, pensieri, storie e immagini legate a quella persona. Ma c’è anche l’opposto. Sistemi che, volendo, distruggono completamente i nostri dati personali.
Se da un lato lasciare i profili attivi infatti può essere un gesto commemorativo, di contro allontana la fase di passaggio e percezione del distacco.
Il segreto della felicità?
Una salute di ferro e una memoria corta
Così diceva Audrey Hepburn. Oggi il digitale ha spazzato via l’idea di memoria a breve termine, come se l’identità andasse oltre la morte fisica della persona .
Ci sono alcuni dati che sussistono anche contro la nostra volontà, che non sono più in nostro dominio.
Addirittura anche la morte stessa oggi è diventata “oggetto di esposizione" e dato da immagazzinare. Vengono infatti utilizzate piattaforme come Periscope o le dirette Facebook, per mettere persino ( tristemente) in scena il proprio suicidio.
Come gestire l’identità digitale
L’Italia è ancora priva di una legge precisa a riguardo ma si comincia a parlare di testamento digitale. Gli utenti possono designare un parente o amico come contatto, che avrà facoltà di gestire l’account (gli account) dopo la propria morte e al quale verranno fornite le password.
Si potrà scegliere in alternativa che il profilo sia cancellato, oppure congelato. La persona designata potrà poi gestire il profilo, ma non avrà accesso ai nostri messaggi privati.
A fronte dei pochi che pianificano anche il proprio trapasso o il rischio di divorzio, ci sono molti che non pensano proprio qa quest'eventualità. L’argomento è molto dibattuto e, per i meno previdenti, si sta cercando di trovare regolamenti oggettivi sulle piattaforme a livello internazionale.