Di talk show, banalità e 15 minuti di celebrità

Neotelevisione?

talk-showNe sono passati di anni da quando gli eroi del palinsesto italiano sgomitavano per emergere fra giochi di prestigio, cabaret e gare canore. Era un buon mezzo secolo fa, infatti, quando i programmi di intrattenimento leggero fecero il boom. La TV fatta di luci, sigle, sketch comici e balletti coreografati al limite della decenza.

 In principio...

Era il grande varietà degli anni Settanta. Il genere che sembrava insostituibile nel rappresentare l’Italia e gli italiani, fino a quando si è visto surclassare dai ben noti talk show. Questi veri e propri salotti da conversazione mettono a confronto personaggi noti del mondo dello spettacolo che parlano di vita privata con protagonisti di fatti di cronaca nera messi lì a fare lo stesso. Uguale intensità di ascolto, medesima spettacolarizzazione.

E ci domandiamo dove sorgano i problemi culturali della generazione attuale? Il seno rifatto della supermodella belenrichiesta dai più grandi stilisti fa scalpore tanto quanto il genocidio commesso in pieno centro pochi giorni prima. Un tempo la televisione teneva gli spettatori incollati allo schermo per intrattenere e “staccare” dalla noia. Ed oggi? Non è forse il contrario? Non siamo noi, per primi, che cerchiamo la noia in TV per fuggire dai fatti assurdi, frenetici e surreali che ormai accompagnano le nostre giornate?

Siamo ciò che osserviamo

C’è il bisogno vitale di osservare, spiare e studiare la realtà. Ecco quindi che, il piccolo schermo, perde quel ruolo di palcoscenico, costruito e sedimentato negli anni, per fare posto alla messa a nudo di sentimenti, reazioni ed emozioni di gente comune. Il reality show permette allo spettatore di "guardarsi allo specchio" tramite una duplice ottica: fai come me oppure prendimi come esempio negativo.

Grande-fratelloSiamo liberi (almeno in questo) di affrontare a nostro favore ciò che il palinsesto ci propone sempre più di frequente, quasi imponendocelo. Osservare la vita di quindici persone chiuse in una casa (sicuramente da compatire: nullafacenza, piscina e tintarella) e scegliere di comportarsi esattamente come loro oppure guardare il programma nella sua universale essenza televisiva: finzione ed atteggiamenti costruiti. Conclusione? La realtà rimane sempre quella che sta  al di fuori di quelle quattro mura. È lì la verità. E che ci piaccia o no, che ci annoi o meno, sarà sempre lei che ci accompagnerà nella quotidianità.

Almeno fino a quando non sceglieremo di cambiare canale.

 

di Giorgia Sollazzo

 

 
 
 

 

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