Lavori truffa: in Italia la risorsa si trova (ancora) con l'inganno
Solo chi ci passa tutti i giorni può davvero comprendere di cosa stiamo parlando.
La disperazione di chi cerca lavoro da anni e che, spesso, è oggetto di truffe e prese in giro. Un business di cui nessuno parla e che, tuttavia, sta diventando la norma.
Annunci che millantano ricerca di addetti all’amministrazione, back office e risorse umane che, infine, si rivelano imbrogli.
Il colloquio
Ti contattano in modo molto vago e veloce, non facendotinemmeno capire bene ( volutamente?) il nome dell’azienda. Poi, ti fissano un appuntamento per il colloquio; se provi a chiedere chiarimenti, verrai liquidato velocemente.
Dal momento che tentar non nuoce, vai nel giorno e nell'ora prestabilita e aspetti il tuo turno; arrivato dal “responsabile”, ti si mette di fronte a tutt’altro lavoro rispetto a quello pubblicizzato.
Cominci a capire che forse non è tutto trasparente: parlano di commerciale, azienda giovane e in crescita, presente sul territorio nazionale. Infine, ti propongono una giornata di prova.
Il porta a porta
Ed eccoti all’opera: si tratta di un porta a porta per contratti di energia elettrica e gas o telefonica. Le tecniche usate sono varie in base all’azienda che capita.
In genere viene assegnata una zona da setacciare e si parte all’attacco. Si bussa ai vari palazzi dell’area e ci si presenta come consulenti Enel o Eni. Le persone che hanno la sventura di aprire si ritrovano a dover cercare velocemente vecchie bollette nel cassetto e, in pochi secondi, firmano un cambio di contratto senza averne reale consapevolezza.
A volte i “disturbatori”, avendo possibilità di guardare i dati sulle fatture, modificano il contratto di fornitura all’insaputa dell’intestatario.
Stress da obiettivo
La giornata dura anche nove ore e si conclude tornando in sede per la compilazione finale di un test. I ragazzi che ti hanno seguito durante il giorno, mostrandoti in cosa consista l’attività, sembrano spesso “invasati”, con l’ansia da contratto. Ad ognuno viene infatti fissato un obiettivo da raggiungere in modo tassativo. Pena? Il licenziamento.
Se ti rifiuti di compilare il test ti guardano in maniera stizzita come a dire: «Che opportunità che stai perdendo! Non meriti niente!»
Chi invece si convince e ci prova spesso inciampa non solo in situazioni stressanti, dove viene fatta continua pressione per il raggiungimento degli obiettivi, ma lo stesso lavoro non viene retribuito secondo quanto era stato pattuito.
Far leva sul bisogno
Di testimonianze negative ce ne sono in quantità sui vari social e forum. Una fra tutte, quella di A. :«Il presidente della società era una persona intransigente, poco chiaro e trasparente, amava fare promesse che non avrebbe mai mantenuto al solo scopo di mantenere uno standard e una produttività sempre al massimo. Non favoriva i rapporti umani all'interno dell'azienda e quindi,non si doveva ridere, scherzare o solo parlare se non al telefono con i clienti o con i consulenti».
«La parte più difficile o forse più noiosa era fissare i colloqui, un'attività senza dubbio alienante. Dovevo essere rapida,velocissima,non dovevo respirare più a fondo per non perdere quel secondo ed erano tanti, tantissimi, gli ignari candidati ai quali dovevo dire tante baggianate. La telefonata doveva essere fatta in un certo modo e soprattutto...potevo essere la migliore ma se non venivano ai colloqui non ero nessuno e rischiavo il mio posto (se così si poteva chiamare). La cosa era piuttosto squallida».
«Il capo faceva leva sulla mia necessità di lavorare e mi promise che se avessi sgobbato 4 mesi per 400 euro dalle 8.45 alle 19.00 mi avrebbe dato un dignitoso contratto e uno stipendio più remunerativo. Le stesse cose che si rimangiò il mese successivo».
Nessuna legge
La denuncia non va alla tipologia di lavoro; essere un consulente energetico, immobiliare, telefonico, etc. è a tutti gli effetti un lavoro come tanti.
La questione che va sottolineata è più complessa. Innanzitutto non esiste in Italia una regolamentazione precisa che impedisca alle società di pubblicare annunci falsi rispetto a ciò che invece viene proposto.
E, ancora più grave, non è presente una legge che regolamenti sia i compensi che i consulenti dovrebbero ricevere (stabiliti da un contratto collettivo del lavoro) sia la procedura etica che le aziende subappaltatrici di servizi per conto di colossi (Enel, Eni, Vodafone, Tim, Sorgenia etc) dovrebbero rigorosamente rispettare.
D’altronde, chi ne fa le spese? Utenti ignari alla ricerca di un lavoro per sopravvivere.
di Grazia Manna
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