Lavoro: prossima fermata Barcellona
Gli italiani, la comunità più grande di stranieri a Barcellona
C’è un paese che ce l’ha fatta a superare la crisi: la Spagna.
Per chi avesse intenzione di rifarsi una vita professionale vi indichiamo i 5 motivi, secondo la rivista Milionair, per cui vale la pena di trasferirsi in una città come Barcellona o comunque in Spagna:
- È tra gli Stati in Europa che cresce di più
Lasciatosi alle spalle il baratro della crisi del 2008, in cui il numero di disoccupati era pari a quello di Italia e Francia insieme e i prezzi erano crollati del 45%, oggi il regno di Filippo VI è tra gli Stati di Eurolandia che crescono di più. Il premier Rajoy lo scorso luglio ha previsto per l’anno in corso un aumento del 3,3% del Pil (rispetto allo 0,6 dell’Italia). - Gli italiani, la comunità più grande di stranieri a Barcellona
La comunità di stranieri più grande a Barcellona (la 10ª città più visitata al mondo) è composta dagli italiani. 25mila nostri connazionali vivono e lavorano qui.
Hanno tra i 25 e i 45 anni. Lavorano nel settore turistico, in quello della ristorazione e in ambito marketing-commerciale. Secondo una ricerca, se ne sono andati dall’Italia per la mancanza di meritocrazia e perché in cerca di nuove opportunità. Il 75% di chi ha scelto Barcellona lo ha fatto per il clima, il 56% per lo stile di vita, il 31% per la vicinanza con l’Italia. - Riforme e pressione fiscale più leggera su imprese
Rajoy, al governo dal 2011, da subito ha attuato una serie di riforme che si sono dimostrate miratissime per far ripartire l’economia locale. Prima fra tutte quella sui contratti di impiego, che ha facilitato i licenziamenti e consentito alle imprese di abbassare le retribuzioni senza bisogno di contrattazioni. All’iniziativa privata poi è stato dato ossigeno, sbloccando i pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione.
È stata inoltre alleggerita la pressione fiscale sulle imprese (l’obiettivo è passare dal 30 al 28% nel 2015, per scendere poi ancora al 25% nel 2016) così come quella sui privati. Da sottolineare anche il blocco degli stipendi statali e delle pensioni, che ha consentito di limitare la spesa pubblica e dare respiro al bilancio.
Tutti cambiamenti che hanno avuto un altro importantissimo riflesso: «L’innalzamento della fiducia dei consumatori, ha subito coinciso con un aumento dei consumi interni. Altro fattore di ripresa è stato poi l’aumento dell’export nell’agroalimentare e nel settore auto». - Il turismo cresce: 60 milioni di turisti nello scorso anno«I problemi attuali di alcuni Paesi del Nordafrica, ora meno sicuri per chi viaggia, hanno favorito la Spagna e le strutture iberiche».
Spiagge e risorse culturali hanno attirato lo scorso anno oltre 60 milioni di turisti e registrato una crescita del 3,4%: un risultato che, secondo le analisi del World Economic Forum, potrebbe arrivare al 5,2% nel prossimo futuro.
A detta della Banca centrale europea, si è trattato di un trend con effetti benefici anche sulla disoccupazione. - Così fai business e ottieni la residenza
Si può risiedere in Spagna anche per periodi superiori a tre mesi. Necessario però ottenere il NIE (Numero de identificaciòn de extranjero),corrispondente al Codice fiscale italiano, che consente di fare richiesta avvio attività, aprire un conto un banca e presentare dichiarazione dei redditi.
Tanti i settori in cui fare business: dall’immobiliare alla tecnologia
Lo scorso febbraio i mutui concessi hanno segnato +29% rispetto allo scorso anno: ancora una volta il mattone si dimostra un’ottima fonte di affari. «Negli ultimi due anni iniziative internazionali hanno fatto grandi acquisti in blocco nell’immobiliare, contribuendo così alla ripresa e al clima di fiducia».
A braccetto con l’immobiliare va l’edilizia, con il rilancio di cantieri di costruzione. «Le aree di intervento più vivaci al momento sono la ristrutturazione e la vendita. Anche se il turismo è sempre un ottimo business».
C’è poi il comparto tecnologico: oltre a ospitare la fiera mondiale più importante sulla telefonia mobile (www.mobileworldcongress.com), la Spagna si sta attrezzando con strutture avanzatissime, che mettono alla pari Barcellona con Londra e New York.
Per aiutare le startup sono stati creati diversi parchi tecnologici, a Madrid e in Catalogna, ma anche in Galizia e Aragona.
C’è spazio per attività tradizionali come le pizzerie?
Sì. Però la concorrenza è altissima. Per entrare nel mercato, presidiato da lobby e reti di lunga data, può valere la pena mettersi in affari con un socio locale: ma è difficilissimo trovarne. Il vero vantaggio è la burocrazia, più snella della nostra.
Simona
Blogger ispanica (olè)