Le botte datele ai vostri pregiudizi
01.09.2015 15:56
Diverso. Ma da chi?
Non inizierò con il “caro” , nemmeno con lo “stimatissimo” , nemmeno con un triste “ciao”. Inizierò dicendo che i tuoi pregiudizi
non sono né condivisibili né approvabili.
Dico che non sono né condivisibili, né approvabili, perché mi è stato insegnato che “condividere” e “approvare” sono verbi completamente diversi: non approvare significa anche non essere disposti alla condivisione, diversa è invece la situazione se partiamo dalla condivisione e ci avviamo verso l’approvazione: non condividere, non vuol dire non approvare, significa soltanto non reputare quella determinata scelta adatta per se stessi.
Dove voglio andare a parare? Su quegli atteggiamenti, conseguenza di pregiudizi, che ritengo non condivisibili né approvabili, soprattutto se teniamo a quel termine meraviglioso che si chiama umanità.
Parlo dei pregiudizi: non importa che tipo di preconcetto, se disprezzi una persona perché il tuo discernimento e capacità intellettuale sono più limitati della lunghezza del tuo naso, non posso certo considerarti come persona sensata. Poi opinione personale a parte, ma onestamente, che essere umano puoi essere? Chi ti ha portato a essere una persona così paurosa?
Sì, perché è di paura che sto parlando, di nient’altro. Tu hai paura, paura di ciò che è diverso, ma io voglio chiederti perché.
Io credo che la tua paura sia causata dal continuo sentire queste massime di cattiveria e soprattutto di ignoranza in famiglia, o nel circolo di amici che ti sei creato. Uso questa espressione perché effettivamente cerchi sempre di circondarti di ciò che credi possa tutelarti.
Ti pongo un’altra domanda: cosa ci guadagni nell’offendere qualcuno perché ha il colore della pelle, le preferenze sessuali, origini diverse dalle tue? Un neuropsichiatra, considerato una delle più grandi autorità nel settore della Neurofarmacologia, tale Gian Luigi Gessa, ha affermato che non è l’omosessualità a essere una malattia ma, invece, lo è l’omofobia.
Buffo, vero?
Tu, che tanto sproloqui sulla malattia di un uomo che ama un altro uomo, sei in verità il malato. E non lo dico io, sennò questo articolo sarebbe perfettamente confutabile dall’inizio alla fine, ma la scienza. Non io, la scienza. Anzi la Neuroscienza, per cui, fossi in te, comincerei a farmi due domande sul fatto che magari il mio atteggiamento non è proprio dei migliori. Che ne pensi?
La cosa peggiore è che, quasi sempre, non hai il coraggio di esprimerti veramente se non attraverso la violenza fisica, tralasciando per un attimo il danno psicologico che la tua stupidità crea agli altri. Per non parlare di quando, approfittando del fatto di poterti nascondi dietro lo schermo del tuo pc o del tuo smartphone, stai lì a covare e alimentare un odio che trovo, francamente, incomprensibile.
«Sono contro natura», «Dio non li accetta», «hanno modificato quello che Dio ha creato». Ma ci credi? Pensi veramente tutto questo? Perché continui a nasconderti dietro Dio? E se io non ci credessi? Che spiegazione mi potresti dare? Che storia mi racconteresti?
Te ne racconto una io.
C’era una volta. Scherzavo. C’è tuttora una persona che tu definisci gay se sei una persona ignorante, ma educata, sennò la chiami “finocchio”, “checca”, ricchione” il tutto contornato da offese gratuite. Questa persona non riesce più a convivere con se stessa, a causa delle botte e delle offese che tu e tutti quelli come te le hanno dato, e ha perso la sua autostima. Non riesce più a fare un sorriso che non sia falso e tirato. Questa persona soffre, soffre ma non sa con chi confidarsi, perché tu le hai fatto perdere anche la fiducia che un tempo aveva nei confronti degli altri. Tu, solo tu.
Ora però ti racconto la storia della storia, una favoletta che dimostra quanto tu, oltre a essere persona di pochi contenuti sia anche ignorante. Gay sta per Good As You. Non trovi sia stato geniale chi ha coniato tale espressione? «Buono come te», questo vuol dire, e non «strano», o «diverso». Men che meno «riempimi di offese».
Sì, sai inzeppare più tu le persone di offese di quanto non faccia una nonna con lo stomaco dei nipoti a pranzo.
Lo capisci? Sbagli completamente. Sbagli perché riesci a trasformare una diversità in un delitto, e io, da parte mia invece, non farei altro che urlare a pieni polmoni: «il mondo è bello se c’è intelligenza, rispetto, umanità e solidarietà». Il mondo sarebbe di gran lunga migliore se ci fosse il buon senso, ma probabilmente lo abbiamo perso insieme a tanti altri principi, chissà dove.
Quindi, spiegami: cosa ti attira nel far stare male il prossimo? Perché è questo che fai, e se lo fai inconsciamente, peggio mi sento.
Hai intenzione di cambiare idea o atteggiamento, o ti nasconderai dietro la tua paura, ingiusta, per il resto della vita?