07.09.2017 12:47
La religione sotto i piedi
Pensate se chiunque dovesse indossare un’etichetta, un post-it o avesse tatuato sulla pelle il suo credo religioso. O, al contrario, un segno che esprimesse con chiarezza la diffidenza nell'esistenza di qualche entità superiore.
Può l’ateismo diventare forza motrice di un business remunerativo? La risposta è sì. Si chiamano Atheist shoes e sono recentemente tornate alla ribalta come progetto Gold di Kickstarter, sorta di revival delle idee che hanno avuto maggior successo sulla piattaforma di crowdfunding.
«Eravamo un gruppo di giovani calzolai e saltò fuori che fossimo tutti atei. All’improvviso abbiamo pensato che potesse risultare accattivante unire le due cose e creare una scarpa. Così l’abbiamo fatto; abbiamo realizzato calzature con uno stile minimalista, con suola a rilievo dove campeggiava la scritta in tedesco ICH BIN ATHEIST, io sono ateo». Una sottile dichiarazione da imprimere su terreni soffici o da mostrare ogni volta che si intravede la suola della scarpa.
Ciò che era partito come un guizzo di creatività, una piccola semplice follia, è sfuggita al suo creatore. Migliaia di persone, appena il giorno dopo, ne hanno ordinate a centinaia.
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Il mondo in una scarpa
«Non avevamo soldi, né progetti né intenzione di produrre scarpe su larga scala e quindi era un po’ frustrante. Kickstarter ci ha tratti in salvo, dandoci i mezzi per gestire l'interesse e raccogliere fondi e realizzarne un primo lotto».
Quale può essere il potere di una scarpa? Molto maggiore di quello che pensate. Nei commenti si leggono storie surreali.
Un paio di Atheist shoes ha aiutato un ragazzo del Kansas a fare “coming out” con i suoi genitori evangelisti, ha stimolato l’acceso dibattito di una timida coppia tedesca, ora marito e moglie; le scarpe dissacranti hanno addirittura aiutato l’FBI in una ricerca sulla discriminazione degli atei negli uffici postali degli Stati Uniti.
"Vengono per l’ateismo, restano per le scarpe"
Al di là dell'intento provocatorio, le Atheist shoes risultano davvero molto comode, con grande attenzione all’utilizzo di materiali di qualità.
Il design è stato realizzato a Berlino (da qui la netta ispirazione alla corrente Bahuaus) mentre le scarpe in pelle e suola di gommavengono confezionate da un piccolo gruppo di calzolai in Portogallo.
Disponibile anche una vasta gamma di colori e una nuova suola, ispirata ai record della navicella spaziale Voyager. Vegano? Puoi scegliere l’opzione in gomma naturale con suola in metallo.
Il tetto da raggiungere previsto era di tredicimila euro. Risultato? Ne sono state raccolte oltre sessantamila.
Grazie a Dio.
di Irene Caltabiano
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