Le sei regole per imparare a dire di no!
Perché ho detto si, volevo dire no!
Ci sono persone che dicono no, ma sono l’eccezione alla regola principale che è quella del si.
La maggior parte di noi, infatti, sceglie di dire sempre si nei rapporti con i colleghi di lavoro ma anche con i propri familiari ed amici.
Ma perché diciamo sempre si se poi avremmo voluto dire con tutti noi stessi un salutare no?
Salutare perché dietro al nostro “si” si nasconde repressione e di conseguenza anche rabbia. Certamente siamo condizionati dal parere degli altri su noi stessi e a quanto pare il dire no è diventato un potere che solo pochi di noi sanno gestire. Secondo la psicologa americana Judith Sills «È un potere segreto, perché è facilmente equivocato ed è difficile da gestire». Dunque mentre il si viene associato alla positività di chi possiede coraggio e buon cuore, il no è solo negatività. Ma così non è perché il no può esprimere una personale scelta, ben precisa, e rappresentare verità e sincerità.
Paolo Ragusa psicologo ed autore del libro Imparare a dire no ci spiga che "Il no sembra essere uno strumento che allontana le persone e impedisce di consolidare i rapporti", "invece è il modo adeguato per incontrare gli altri, sostanziare i rapporti ed esercitare in modo sano la propria disponibilità. Siamo vittime del mito del sì, di una impossibile disponibilità totale".
Preferiamo dire si per evitare conflitti
Vogliamo a tutti i costi non far soffrire gli altri ma soprattutto vogliamo piacere ed apparire delle persone buone ed essere popolari.
Le sei regole della psicologa Judith Sills
- Rimpiazza il tuo sì automatico con un "Ci penso su". Aiuta a riprendere il controllo, a riflettere e a preparare il terreno per un no ragionato, che fa meno male di quello impulsivo
- Ammorbidisci il linguaggio, indora la pillola. Usa espressioni come "Preferirei di no", "Non sono a mio agio con...", "È molto interessante ma non sarei capace di..."
- Contieni le tue emozioni. Un no arriva meglio a destinazione se accompagnato da un'aria di calma zen, anche se finta. È molto più efficace di uno tsunami di rabbia
- Cita la tua responsabilità verso altri. Ad esempio: "Mi piacerebbe aiutarti, ma ho già promesso a mia madre di..."
- Pensa, o immagina, che tu stia facendo qualcosa anche nell'interesse di qualcun altro, come la tua famiglia o la tua azienda. Ad esempio: "Non posso prestarteli, perché con quei soldi devo..."
- Se insistono, "ripeti il tuo no".
Davanti a un capo che pretende un certo lavoro da te o un familiare sempre bisognoso, ripeti con calma la frase con cui li stai respingendo. E se non cedono, rimani in silenzio, finché non capiscono che non c'è niente da fare.
Il tuo no è no!