L'intuito è forse la forma più elevata di pensiero?
Siamo dei burattini mossi da un filo
Seguiamo sempre un filo e ad un filo siamo appesi. Il ‘filo’ del ragionamento, il ‘filo’ del discorso, facciamo il ‘filo’ a qualcuno/a, e in questo stare sul ‘filo’ del rasoio cerchiamo un probabile equilibrio per fare in modo che tutto ‘fili dritto’.
Che noia! Insomma siamo tutti ‘burattini’ ambulanti che sul filo e dal filo,solo, sono mossi.
L’intuito ‘spiccia-matassa’ con la ‘prima impressione’
Ad un certo punto potremmo ritrovarci a dover sbrogliare i nodi dei nostri lunghi fili. E se rompessimo il filo? Un mondo possibile ‘senza fili’ apparentemente c’è già. Ma serve altro… serve un’intuizione che ci faccia ‘guardare dentro’, intuire è proprio questo, per avere la visione che ci fa ‘spicciare’ la matassa.
L’intuito è quella facoltà o attitudine (naturale) che mi fa cogliere immediatamente, senza la mediazione del ragionamento o l’ausilio di prove, il senso delle cose.
È forse la più elevata forma di pensiero, che si manifesta attraverso l’istinto e le ‘percezioni’ sul corpo che poi la mente elabora. Il corpo scansiona come un radar l’ambiente esterno e le situazioni attivando delle ‘sensazioni’ che immagazzina nel contenitore dell’esperienza.
Maggiore è il contatto con il ‘corpo sensibile’, maggiore sarà la veridicità dell’intuizione avuta (test della ‘prima impressione’).
Quando intuisco, vedo l’essenza della situazione, colgo il ‘senso’ delle cose, vado all’essenziale
L’intuizione è un metodo di conoscenza innata dell’intelletto, forma più pura dell’istinto. Infatti mentre l’intelligenza considera e analizza oggetti materiali, l’intuizione si riferisce all’essenza della vita stessa e del pensiero senza produrre nulla di relativo al mondo oggettivo. È ‘soggettiva’.
Come ci possiamo sbloccare se i nodi vengono al pettine e tagliare i fili non basta?
Potrei ricorrere a un’intuizione ‘divina’ che mi tiri fuori di impaccio, o ‘impiccio’, con metodi arcani….
L’intuizione è anche una forma della ‘conoscenza divina’ perché diventa creatrice dei suoi stessi oggetti, diventa creatrice di realtà. Questo tipo di intuizione è quella che mette in contatto con la parte divina che è in noi, che ci permette di ‘indovinare’, ‘presagire’ per mezzo di una ‘visione’, ciò che prima non era evidente. Questa visione porta a vedere l’essenza delle cose.
Quando intuisco qualcosa, la mente si ‘accende’ di colpo come un ‘lampo’ improvviso ma evanescente che viene dalle profondità più autentiche della mia persona che si legano al mio inconscio e possono fornire elementi e scorci sul mio destino…
Quindi è bene prestare attenzione alle intuizioni ricorrenti e all’osservazione di comportamenti regolari. L’esperienza di queste osservazioni affina l’intuito, frena l’analisi e mutua le decisioni immediate.
Metodi discutibili per risultati inattesi…..giochi magici e arcani per intendere e volere
Di metodi per affinare l’intuito ce ne sono diversi così come disparati sono i decaloghi per diventare ‘persone intuitive’. Tutto valido ma legato ad un percorso lineare e ad un ‘filo’ logico. Parliamo invece di metodi discutibili, di modi di procedere ‘eccezionali’, attraverso i quali si possono raggiungere risultati inattesi! Si sa che nella certezza non si arriva a nessuna scoperta.
Strappiamo i fili e scolleghiamoci! Come? Giochiamo!
Enigmistico, matematico, o di prestigio…il ‘gioco’ dell’intuizione può assumere tante forme di divin-azione per mettere in ‘evidenza’ qualcosa di inconscio la cui interpretazione dipenderà dal nostro grado di conoscenza, spiritualità e sensibilità nel percepire il messaggio profondo, che vuole sempre svelare qualcosa di noi stessi.
Tira i dadi, lancia le monete, stendi le carte e interroga le pietre!
Non è questione di sfidare la sorte, quanto giocare a investigare per risvegliare la ‘capacità intuitiva’ che giace in latenza in ognuno di noi. È questione di esercitare noi stessi a porci le domande, ascoltarci nella nostra interiorità, percepire e ricevere le risposte, prestare attenzione ai sogni.
Se fin dai tempi antichi si faceva tutto questo in modi ‘arcani’, perché non dovremmo farlo anche adesso in chiave di gioco?
I cinesi lanciavano le monete (I Ching), gli antichi romani e greci tiravano i dadi (Astragalomanzia), i celti interrogavano le pietre (Rune). Tutti metodi intuitivi di autoconoscenza e investigazione di sé. Senza considerare che le maggiori scoperte scientifiche sono state realizzate in momenti ‘casuali’ di noia (sospensione del ragionamento) o tirando a sorte i tarocchi, cosa aspettiamo a provare?
Perché non giriamo con delle carte, dei dadi o delle monete in tasca?
Perché non proviamo ad intuire la verità nelle loro risposte?
Tuttavia va detto che questi strumenti, nelle mani di persone immature, si prestano ad ogni tipo di abuso perché non ne vengono rispettate né interpretate, il senso e le indicazioni fornite. Volere dei responsi non deve diventare un ‘ipocondriaco fantasticare’ ma un interrogare se stessi. Così si può portare in giro l’anima con ‘stravaganza’ alla ricerca di una ‘magica intuizione’.
È chiaro che c’è un margine di errore e non sempre ‘ci si prende’. Questi metodi, apparentemente bizzarri ma parecchio antichi, non offrono sapere o capacità ma offrono la possibilità di conoscere se stessi, l’uso della saggezza nel pensiero e nell’azione a chi si presta al loro gioco. Ciò non vuol dire senza fatica, perché ogni scoperta ne richiede.
Figuriamoci l’intuizione e la scoperta di se stessi....
di Laura Pugliese
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