Ma chi ci ha detto che un cantastorie è un bugiardo?
Alla fine tutti scoprono la verità, perché la verità ‘viene sempre a galla’
Quante ‘storie’ sentiamo tutti i giorni, e quante ce ne raccontiamo? Le ‘storie’, in chiave di fiabe, narrazioni o miti, sono delle ‘finzioni’ che erano raccontate già millenni fa e che sono entrate a far parte del patrimonio letterario - culturale di ogni popolo ma non solo.
La ‘storia’ è un prodotto della fantasia e dell’ingegno umano che hanno trasferito in veste letteraria, prima orale poi scritto, sentimenti, emozioni, speranze e aspirazioni comuni a tutta l’umanità. Esprime l’anima universale perché espressione pura e genuina dell’inconscio collettivo che abita in ogni popolo e che si ritrova attraverso gli ‘archetipi’ (configurazioni e rappresentazioni di esperienze che si ripetono di generazione in generazione).
Ma da che mondo è mondo ci è detto che un’cantastorie’ è un bugiardo
È qualcuno che per l’appunto inventa ‘storie’ e altera la realtà. E allora nella crescita da ‘fanciullo’, che crede a tutto, a ‘adulto’ che non creda più a niente, smettiamo di dare retta alle ‘favole’ e ci facciamo beffe di chi ancora, da ‘grande’ (si presume) vorrebbe ‘raccontarcene’.’Senti quante ne dice?’, ‘sul serio vorresti farmi credere che?’. Queste sono locuzioni interrogative degne della ‘maturità adulta’ che ancora fa scrivere ai bambini la ‘letterina a Babbo Natale’.
E sì perché se le bugie ‘hanno le gambe corte' non dovrebbero arrivare nemmeno al 25 dicembre!
Se la lettera a Santa Claus mette a repentaglio la fiducia dei piccoli verso i genitori, perché ‘moralmente diseducativa’, come mai continuiamo ad appellarci a una tradizione così antica che continua a porre in essere la figura di un vecchio signore che decreta la condotta e saggia la bontà di un bambino su un tempo medio stimato in un anno?
‘Raccontare questa storia’ ai bimbi per farli crescere e abituarli a non credere più alle favole, permette invece ai grandi di continuare a vivere la loro ‘infanzia’ in questa menzogna. Come se l’evoluzione dell’età biologica decretasse la morte del ‘fanciullino’ interiore.
Ma la bugia che cosa è? La luce di una candela accesa nel buio
Senza dubbio è un’alterazione, una manipolazione e un oscuramento della verità. Ma nella nostra tradizione la bugia è anche un ‘dolce’ carnevalesco e un particolare ‘candeliere’ così chiamato perché sembra ‘nascondere’ la parte terminale della candela e quindi mentirebbe sulla sua durata. E se la bugia è un mettere ombra su una verità per proteggerla o porla in essere, diventa divertente osservare come su un ‘mendace’ candeliere si andava ad accendere una candela per fare ’luce’ nel buio. Ossimori bugiardi…
Accendere una candela potrebbe essere un voler accendere una ‘verità alternativa’ che ci illumina nel buio di una ‘verità nascosta’?
Sembra che la bugia non sia inclusa nel programma del patrimonio genetico e che se ne acquisisce la capacità nell’uso mediante la crescita. Alla ‘luce’ di questa verità, i più bugiardi sembrerebbero essere gli adulti e non i bambini.
L’intelligenza artificiale è più leale e non mente mai
La stessa intelligenza artificiale è più onesta di noi perché non mente perché non può identificare la realtà (per quanto virtuale essa sia). Il computer ragiona in funzione di quanto ‘vede’ e non in virtù di ciò che è nascosto o può ‘credere’. L’essere umano batte il computer quando oscura/nasconde una parte di verità, sia per proteggerla sia per attuarla, e lascia ‘credere’ qualcosa attraverso una bugia.
Avrah Kadabra. Io creerò come parlo!
Nella costruzione di ‘realtà alternative’ (o bugie), che devono ancora venire, servono molta attenzione nei particolari e una buona dose di motivazione nella ‘falsa’ affermazione che andrò a fare. In sostanza si tratta di dire cose che ancora non ci sono con lo scopo di renderle reali al più presto. Insomma bugie! Un Abra Cadabra che fa ‘accendere’ le cose che ancora non ci sono. Folle? Certamente!
Il linguaggio ha un potere creativo che investe la costruzione della realtà
La formula inoltre, usata nella magia mistica antica, poi ripresa dai prestigiatori, era anche un terapeutico incantesimo di guarigione da febbre o infiammazioni perché in grado di comandare allo ‘spirito’ della malattia!
L’A.K. è un buon esempio di come realizzare la verità, passi attraverso un fitto e fantasioso insieme di pensieri, parole e credenze. Che ci si creda o no, che lo si voglia o no, ‘io creo quello che dico’…allora creo anche le mie bugie! Le parole che proferiamo, i pensieri che elaboriamo, creano incessantemente la realtà in cui siamo immersi e viviamo.
Allora siamo tutti un po’ dei ‘cantastorie’ in cerca di ‘visibilità’
Potremmo tutti essere ‘poeti ambulanti’ che ‘cantano’ in giro le loro storie. Aedi, rapsodi (greci), giullari, menestrelli, bardi (celti) e trovatori post moderni. Una bella ‘comunità’ di ‘bugiardi’ (quale ambiente di questa post-modernità ne è esente?) che vagabondano per la ‘grande ragnatela’ (web) e mettono in scena, ognuno, le proprie ‘finzioni’ in cerca di ‘visibilità’ sui social media. Allora poco è cambiato rispetto al passato.
Nella Roma del XVIII secolo la Chiesa aveva assoldato ‘cantastorie’ perché ‘raccontassero’ e divulgassero le vite dei santi e gli episodi biblici (‘verità alternative’?). Non siamo neanche molto lontani dal Medioevo, dove i ‘menestrelli’ erano spesso figure ai margini della società, condannati per i loro liberi costumi e per questo molto popolari (‘social’).
Una ‘corporazione mendace’
I cantastorie nel tempo non scompaiono, ma rimangono una presenza ‘familiare’ ai margini di strade e villaggi e si vanno costituendo in ‘corporazioni’ di varia natura per continuare a tramandare, sotto forma di componimenti poetici e popolari, le bugie di sempre che una certa ‘credulità’ ha bisogno di raccontarsi e farsi raccontare.
Se creo quello che dico, in modo consapevole o no, sono responsabile di tutto quello che dico, compresa una verità ancora non svelata né realizzata. Quando l’essere umano padroneggia la sua mente con parole creatrici e creative di ‘verità alternative’, allora esprime un potenziale e una grandezza enormi. Quando invece è la mente a governare l’uomo, allora siamo di fronte ad una patologia che non si tramuta in psicosi creativa.
O forse è una bugia?
di Laura Pugliese
blogger bugiarda
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