Made in Italy: come trasformare una passione in lavoro
Moltiplicate motivazione per specializzazione e segmentazione settoriale, e otterrete l’eccellenza
Questa è la cifra distintiva di numerose opportunità formative che si stanno costituendo in giro per l’Italia. Parola d’ordine: differenziarsi e mettere in campo il proprio valore, per creare profili professionali sempre più abili e altamente spendibili (ovvero, richiesti) nel mercato del lavoro.
Già, perché nella vita di tutti i giorni, sui tuttologi spacciatori di fuffa vince chi sa “fare”, chi possiede gli strumenti e i ferri (è proprio il caso di dirlo) di un mestiere. Ciò perché il mercato del lavoro non conosce i pregiudizi e lo snobismo che ancora pervadono il settore accademico e che lo vogliono in stridente opposizione alle vere e proprie professioni.
Dal punto di vista delle eccellenze, l’Italia non fa distinzioni
Da nord a Sud passando per il centro la penisola pullula di scuole di formazione che impartiscono a un manipolo di appassionati e volenterosi l’ABC dei più disparati lavori, alcuni dei quali dati per già morti dal grosso dell’opinione pubblica. In questo, gioca sicuramente un ruolo decisivo l’estrema ricchezza artistica e artigianale che ci caratterizza.
Particolarmente emblematico, il neonato corso di laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali declinato su strumenti musicali, strumentazioni e strumenti scientifici e tecnici. Da quest’anno saranno cinque gli strudenti che, una volta selezionati, potranno seguire corsi come disegno, acustica e chimica. Il luogo delle lezioni è tutt’altro che casuale: si tratta infatti del Dipartimento di Musicologia di Cremona. La città ospita anche la Scuola Internazionale di Liuteria, annoverata tra le 17 migliori scuole italiane di arti e mestieri redatta dalla Fondazione Cologni Mestieri d’Arte.
In Umbria, a Solomeo, lo stilista Brunello Cucinelli ha creato una Scuola di Mestieri che propone corsi di arti murarie, sartoria, rammendo e rimaglio. L’Accademia Teatro alla Scala di Milano lavora invece alla costituzione di un percorso ad hoc per lighting designer e manager delle performing arts; la selezione prevede, tra le altre cose, una fase di analisi sul campo e studio degli allestimenti scenici utilizzati più recentemente.
Insomma, quando tradizione e innovazione si coniugano, il nostro Paese trova finalmente la sua, unica, ricetta per un’istruzione di qualità, ancorata alle effettive possibilità di inserimento lavorativo. D’altra parte, trattandosi di profili “di nicchia” ciascuno di questi non coinvolge un cospicuo numero di studenti, ma, considerando che l’Italia è piena di eccellenze produttive-manifatturiere, detto modello formativo potrebbe “contagiare” moltissimi settori, agevolando il dialogo e la “messa a sistema” sinergica di quelli più affini e simili.