Marzo, che bell’aspetto!
“Le cose che non sappiamo, le persone che ignoravamo…”
Fermati. Che aspetti? Basta uno sguardo. Un distanziamento psicologico dal presente al quale siamo collegati. Marzo, mese di aspettazione. Cosa appare, chi si presenta all’orizzonte di quello che ancora non conosciamo? “Le cose che non sappiamo, le persone che ignoravamo, ora sono in arrivo…” (E. Dickinson). Cosa mi sta venendo esattamente incontro, e cosa incontro io? Verrà sicuramente quello che voglio, quello a cui ho pensato tanto, o che ho lasciato andare? Perfetto. Verrà quello che rimane.
Sembiante cammino
L’attesa non mi piace. Credo che la vita scorra sempre adesso. Eppure, come ci cambia d’aspetto tutto quello che lei ci porta davanti? Cambieranno ancora gli occhi all’arrivo di ciò che sarà, e che ora è distante. Diminuirà lo spazio tra noi e quello che ci è destinato. Ci muterà nel volto e nell’aspettamento stesso. Marzo è il disporsi al verificarsi di un qualcuno o di fatti che camminano verso noi.
Volto l’aspetto
Aspectare (latino), la forma intensiva di aspícere, da cui aspectum, che è proprio guardare, stare rivolto verso qualche parte. L’aspetto è dunque un volgere, frequentemente e con pazienza, lo sguardo (spícere) verso (ad) la parte a cui si osserva. Allora, aspetto. E non solo come modo differente di considerare la cosa da un’atra prospettiva, l’aspetto della questione o del problema. Anche inteso come, l’aspetto della mia figura (sembianza) che ha volto il viso più in là. Volto l’aspetto. Non è solo un gioco di parole.
Viso perfetto?
Nell’aspett-azione c’è in gioco, la mia figura che ha volto, (im)pazientemente, la faccia e lo sguardo al sembiante che è in cammino e il cui incontro cambierà il mio aspetto stesso. Nella linguistica l’aspetto è una categoria grammaticale che è riferita alla dimensione temporale che chi parla attribuisce al verbo. Ossia se gli atti che si rifanno al verbo sono compiuti o in corso di svolgimento. Lo sviluppo degli eventi si colloca in una determinata prospettiva perfettiva o imperfettiva che sia.
Marzo, “le cose che non sappiamo” avranno un aspetto perfettivo o imperfettivo? I lineamenti dei volti saranno perfetti o ancora imperfetti perché non mi hanno raggiunto e non posso vederli bene? In grammatica, nel perfettivo le azioni sono limitate nel tempo. Ci sono momenti, un inizio e una fine. La situazione è visualizzata nella sua globalità e compiutezza. Ecco che scorgo cose che già so, persone che riconosco o riscopro di nuovo. Sembra perfetto, ma non lo è. Perfetto e vicino, inanimato, conosciuto. Perfetto e rassicurante, ma i miei occhi non cambiano, la mia faccia non muta espressione. Non ignoro nulla.
Come mi cambia d’aspetto quello che aspetto?
“Le persone che ignoravamo, ora sono in arrivo…”. È l’aspetto imperfettivo. E cosa mi porteranno, cosa avranno in mano, con quale sembianza si mostreranno queste sagome che scorgo ma ignoro? In questa imperfezione non è specificata la durata, tutto è ancora in corso e sconosciuto. O dura a lungo, o si ripete nel tempo. Le cose che non so e non padroneggio sono ancora distanti, vive e incerte.
Aspettazione
E tuttavia l’aspetto non è né il tempo, né l’azione. Eppure è aspettazione. Azione di sembianze che si muovono in cammino per noi, che siamo figure che volgono costantemente gli occhi oltre, per scorgere quale sarà il nostro nuovo aspetto, una volta trasformato dall’incontro coni chi viene. E il cuore sarà perfetto in questo mese d’attesa? Come ci verrà incontro? Se non possiamo già vederlo e immaginarlo magari ci sembrerà imperfetto, e ciò che adesso ignoriamo potrebbe apparirci come sospetto. Sapete che vi dico? Che le cose che ci cercano e sono in cammino verso di noi, possano trovarci presto e arrivare davanti ai nostri occhi a cuore scoperto.
Perché, a dispetto di tutto e di questi tempi incerti, questo Marzo ci faccia dire che il suo, è stato davvero un bell’aspetto.